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Pianificare l’emergenza in una struttura per anziani

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Gestione emergenza ed evacuazione

12/06/2013

Indicazioni per programmare e affrontare situazioni di emergenza in una struttura sanitaria per anziani. La gestione delle emergenze, le misure tecniche e organizzative, la formazione e le procedure operative. A cura di Abele Carnovali.

 
Milano, 12 Giu - La  gestione delle emergenze è prevista dalla normativa vigente per la finalità specifica di tutela dei lavoratori.
Per programmare, organizzare, progettare situazioni di emergenza in una struttura sanitaria per anziani non si può prescindere dalla cura della prevenzione. Molte strutture ospitano pazienti non autosufficienti e devono attivare nei loro confronti misure di soccorso appropriate. L’innesco di situazioni pericolose che prevedano il coinvolgimento e/o lo spostamento degli anziani, è potenzialmente dannoso quasi tanto quanto l’evento stesso. Particolarmente rilevante in quest’ultimo ambito è il rischio incendio, per il quale sono state emesse specifiche norme: oltre al DM 10.03.98 si richiamano il DM 18.09.2002 (Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per la progettazione, la costruzione e l'esercizio delle strutture sanitarie pubbliche e private) ed il DGR 2174 del 15 marzo 2012 della Regione Lombardia (Linee di indirizzo per la redazione del Piano di Emergenza nelle strutture sanitarie).
Il Decreto Min. Salute 15 luglio 2003 n. 388 detta, infine, norme regolamentari in materia di primo soccorso.
 
La prevenzione quindi deve essere la molla che dà la spinta a tutto quanto riguarda la gestione di situazioni critiche. Prevenzione a “tutto tondo” che deve partire dalle prescrizioni strutturali degli enti competenti con la  compartimentazione dei locali e il sezionamento degli impianti, alle forniture di materiali di arredo, di svago e di ornamento in adeguate classi di reazione al fuoco, fino alla sensibilizzazione del personale attraverso momenti formativi su un argomento che per scarsa attenzione civica o per “pigrizia italica”, non sempre ha la priorità nelle attività sia dei datori di lavoro che dei lavoratori in genere.
 
Fatta questa breve ma doverosa premessa, ci si deve necessariamente occupare di quanto per qualunque motivo potrebbe accadere. Attivarci di conseguenza con delle azioni che non si fermeranno solo alla prevenzione ma verteranno alla protezione di persone, di beni ecc. ed il  piano di emergenza ne è il punto di partenza.

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Si è spesso portati a pensare che ad emergenza corrisponde incendio; non è così: una tempesta di vento, un black out energetico, un fulmine che abbatte un albero, finanche un ascensore bloccato si dovrà considerare possibile minaccia, come tutto quanto succeda di anomalo che possa causare danni in genere a persone o cose, da risolvere o contenere in tempi brevi, nell’ambito della realtà in cui ci troviamo. Sono da considerare poi i casi che potrebbero richiedere l’evacuazione parziale o totale della struttura.
La gestione dell’emergenza non si improvvisa. È un falso mito quello per cui lo “stellone italiano” ci protegge in ogni difficoltà. Per ogni caso che si conclude “bene” grazie all’improvvisazione delle persone coinvolte, ce ne sono almeno dieci che purtroppo per mancanza di preparazione, di formazione e di atteggiamenti mentali validi si concludono in disgrazie.
Prepararsi quindi conviene; e la preparazione deve essere una scelta aziendale.
 
Una gestione efficacie delle emergenze si attua integrando misure tecniche e misure organizzative al fine di realizzare un sistema composto da tecnologie, procedure, formazione e addestramento.
Le misure tecniche possono sintetizzarsi in compartimentazioni, porte tagliafuoco, uscite di sicurezza, sistemi di rilevazione, luci di emergenza, sistemi di comunicazione interni, impianti e attrezzature a norma con manutenzioni e verifiche periodiche.
Le misure organizzative in breve sono il piano di emergenza, le procedure di sicurezza, le verifiche periodiche, la formazione del personale, l’addestramento alla squadra di primo intervento, le prove e simulazioni.
 
Presupponendo che tutte le misure tecniche per una buona prevenzione siano state realizzate, una tra le principali misure organizzative è rappresentata quindi dalla redazione e la divulgazione del piano di emergenza. Le azioni previste nel piano devono assolutamente essere correlate alla effettiva capacità delle persone di svolgere determinate operazioni. La struttura di un piano di emergenza, ovviamente, può variare molto secondo il tipo di struttura, della sua conformazione, del numero di dipendenti, dei degenti presenti oltre che da una serie di parametri talmente diversificati che impediscono la  creazione di un solo modello standard valido per tutti i casi. Un piano di emergenza deve “calzare come un guanto” e non può essere “copiaincollato”da qualche altra parte; ne perderebbe di valore ma soprattutto in caso di simulazioni o peggio di reale necessità risulterebbe vano.
L’addestramento, infatti, è l’unico ed insostituibile metodo che può garantire il corretto funzionamento di un sistema di gestione dell’emergenza; in mancanza di aggiornamento continuo e di esercitazioni periodiche, anche il piano più semplice e le procedure meglio organizzate non avranno mai la giusta efficacia.
 
È buona prassi cominciare con la formazione a tutto il personale sulla gestione delle possibili criticità nella propria struttura in modo da sensibilizzare tutti i lavoratori, informandoli sulla presenza di una squadra, sulla presenza di un numero di emergenza, la posizione dei  presidi antincendio, degli spazi calmi e tutte le altre misure di prevenzione presenti, insieme ai comportamenti da seguire in caso di emergenza.
Si potranno intanto approfondire con la squadra di primo intervento le procedure necessarie da attuare al momento di un allarme.
 
La formazione della squadra non dovrà ridursi al corso “scolastico” previsto dai VVF ma dovrà prevedere anche alcuni argomenti spesso trascurati ma che durante la pratica sono importantissimi quali la gestione delle emozioni di chi interviene in un’emergenza, l’importanza delle comunicazioni sia interne sia con gli enti esterni, la ricognizione delle zone da presidiare e la conoscenza delle “utenze pericolose” della struttura, la movimentazione delle persone coinvolte, e le procedure operative.
Le“procedure operative” rappresentano linee guida comportamentali, tramite le quali il personale può operare efficacemente e con maggiore sicurezza in condizioni di necessità. In mancanza di appropriate procedure, la gestione di un’ emergenza da parte di personale non professionalmente preparato può facilmente diventare caotica, causando confusione ed incomprensione, aumentando considerevolmente il panico ed il rischio di infortuni.
 
Si dovrà poi coinvolgere i responsabili di reparto e le figure fatte partecipi nell’addestramento quali per esempio il responsabile di reparto coinvolto dall’evento, i responsabili dei reparti non direttamente coinvolti, gli addetti della squadra di primo intervento, gli addetti al primo soccorso, il responsabile dell’ufficio del personale, gli addetti al centralino/portineria, lo psicologo ecc. verificando a tavolino l’efficacia delle soluzioni previste.
È bene ricordare che durante le simulazioni non dovranno essere coinvolti gli ospiti anziani, viceversa  è buona norma far partecipare qualche lavoratore dipendente dalle ditte esterne che svolgono quotidianamente lavori nella struttura.
 
Quello che le procedure operative dovranno quindi definire è il celeberrimo “chi fa cosa” che durante l’addestramento le persone interessate dovranno seguire. Per un’evoluzione favorevole dell’evento incidentale occorre che ciascuno esegua quelle poche ma fondamentali operazioni di propria competenza, nella giusta sequenza, e soprattutto coordinate con le operazioni che stanno eseguendo gli altri.
 
Un esempio (ma solo un esempio…) di procedure operative potrebbe interessare:
 
l’addetto al centralino/portineria diventato centro gestione emergenze (CGE): provvede a chiamare il reparto qualora il rilevatore di fumo segnali il pre-allarme e ricevuta risposta dal reparto, provvede a dare l’allarme tramite altoparlanti, a interrompere il flusso di chiamate telefoniche, a bloccare le persone provenienti dall’esterno ed eventualmente di effettuare le chiamate di soccorso ai Vigili dei Fuoco, al pronto Soccorso e ad ogni altro organismo ritenuto necessario;
- il R.S.P.P. o comunque il “gestore dell’emergenza” che al verificarsi di una situazione di emergenza assume il coordinamento delle operazioni di evacuazione e di primo soccorso, all’ avviso di allarme accorre al centro gestione emergenze (CGE), ritira l’elenco dei presenti della squadra antincendio, e dopo aver avuto le informazioni necessarie, si reca sul posto per verificare la situazione e ripartire gli incarichi alla squadra;
- i lavoratori del reparto coinvolto direttamente dall’evento si recano nel posto segnalato dal CGE ed evidenziato il pericolo iniziano la procedura di emergenza: richiamano il centralino con il numero di emergenza; segnalano l’allarme nel reparto; utilizzano, se hanno ricevuto la necessaria formazione i mezzi estinguenti; allontanano le persone e le attrezzature dal luogo del pericolo; aprono l’armadio antincendio con il materiale per la squadra di primo intervento. La caposala all’arrivo degli addetti della squadra fornirà loro le necessarie informazioni;
- i lavoratori dei reparti non coinvolti direttamente dall’evento sentito l’allarme tramite altoparlante iniziano le operazioni di pre-evacuazione: staccano i macchinari non necessari; iniziano a spostare i degenti nelle zone sicure (preferibilmente dove c’è l’ascensore di emergenza);
- i lavoratori dei reparti che non svolgono compiti di degenza spengono le attrezzature ed attendono informazioni;
- i lavoratori dell’ufficio personale al segnale di allarme, prima di spegnere i computer stampano l’elenco dei presenti in servizio, si recano al centro gestione emergenze e, con l’elenco del personale delle ditte esterne presenti e i pass dei visitatori forniti dall’addetto alla portineria si portano nel cortile esterno all’ingresso principale svolgendo l’incarico di responsabili del punto di raccolta;
- i lavoratori del Servizio tecnico e manutenzione garantiscono gli interventi necessari per tenere sotto controllo le utenze: acqua, elettricità, vapore, gas, depositi, montacarichi ecc.;
- gli addetti della squadra di primo intervento e di primo soccorso, si recano sul luogo dell’emergenza, (chiunque sia in un reparto dove è presente l’armadio antincendio ne preleva il materiale necessario) e ricevute le informazioni dalla caposala del reparto continuano nell’opera di spegnimento dell’incendio, di allontanamento delle persone dal pericolo, di allontanamento delle attrezzature potenzialmente pericolose (bombole ossigeno, biancheria ecc); il R.S.P.P. al suo arrivo stabilirà se chiamare i soccorsi informando il CGE; definirà chi della squadra dovrà bloccare gli ascensori, chi dovrà recarsi al CGE per accogliere gli enti di soccorso fornendo al loro arrivo tutte le informazioni necessarie (vie di accesso ai locali interessati; risorse idriche disponibili nell’area; presenza ed ubicazione di persone in pericolo; esistenza di depositi, sostanze, impianti o apparecchiature pericolose; situazioni particolari; etc.), chi dovrà salire ai piani superiori per organizzare l’evacuazione, chi dovrà occuparsi degli impianti, chi dovrà continuare nelle operazioni di spegnimento dell’incendio e chi di spostare nelle zone sicure le persone in pericolo;
- la Direzione, in collaborazione con il gestore dell’emergenza avrà il compito di sovrintendere le operazioni e di dare al CGE l’ordine di evacuazione e/o la fine dell’emergenza.
 
È opportuno che nella pianificazione sia interessato, per le rispettive competenze, tutto il personale della struttura affinché ciascuno possa fornire proposte atte a migliorare la qualità del piano e le procedure in esso contenute. Mediante queste prove le persone possono prendere dimestichezza con quanto stabilito nel piano di emergenza, evidenziandone eventuali lacune, in modo da “allenarsi” a controllare le proprie reazioni emotive ed acquisire al tempo stesso quella sorta di automatismi che, di fronte ad un pericolo, siano in grado di produrre una risposta positiva e coerente. Soltanto una tale preparazione può garantire che, anche nei momenti di scarsa lucidità mentale, si riescano a mettere in atto le risposte più opportune in conseguenza dell’ evento verificatosi, evitando che la paura degeneri in qualcosa di più pericoloso ossia nel panico.
 
 
Abele Carnovali
 
 
 
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