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Imparare dagli errori: se la copertura non è resistente alla rottura
Brescia, 21 Gen – Riguardo agli accadimenti infortunistici nei luoghi di lavoro abbiamo più volte ricordato come la caduta dall’alto rappresenti, ancora oggi, una delle cause di infortuni più diffuse in molti comparti lavorativi. Secondo una scheda informativa - correlata a INFOR.MO. e al sistema di sorveglianza degli infortuni mortali e gravi - l’analisi degli infortuni mortali registrati nel 2012 nel sistema di sorveglianza mostra come le cadute dall’alto di lavoratori e quelle di gravi sui lavoratori descrivano oltre la metà degli eventi mortali. E analizzando le singole modalità di accadimento secondo il comparto dove sono avvenute emerge che il 55% delle cadute dall’alto dell’infortunato è avvenuto in edilizia, il 9% in agricoltura/silvicoltura e il 5% nei trasporti.
Il problema della cadute dall’altro non è tuttavia un problema solo italiano e ci soffermiamo infatti oggi sulla scheda di un infortunio pubblicata sul sito di Suva, istituto svizzero per l'assicurazione e la prevenzione degli infortuni.
Alla caduta di un operaio da un tetto è dedicata una scheda di Suva, correlata alla campagna elvetica “ Visione 250 vite”, dal titolo “Operaio sfonda un tetto e si ferisce gravemente”.
Il caso
A un vecchio fienile di una fattoria viene annesso un nuovo capannone. E un operaio, lavoratore interinale, sta ricoprendo assieme a un collega il tetto di un fienile con delle lastre ondulate in fibrocemento.
In particolare il collega deve “montare le scossaline di colmo” e il primo operaio trasporta i pezzi sulla copertura scegliendo la via più diretta e passando per il tetto del vecchio fienile.
All’improvviso una di queste lastre, diventata fragile con il tempo, si spezza sotto i suoi piedi e l’operaio precipita da un’altezza di 6,5 metri all’interno del fienile, riportando gravi lesioni.
Perché l’incidente è avvenuto?
La scheda di Suva indica che:
- l’operaio è salito su un tetto non resistente alla rottura privo di un dispositivo anticaduta. “Lui e il suo superiore non si sono resi conto del pericolo o hanno sottovalutato i rischi. In questa situazione tutti gli addetti ai lavori avrebbero dovuto dire STOP” (cioè fermare il lavoro);
- “le misure di protezione erano incomplete. Sotto la struttura portante del nuovo fienile era stata montata una rete di sicurezza” . Tuttavia, “i copritetti si sono dimenticati di mettere in sicurezza anche il tetto del vecchio fienile. Come minimo avrebbero dovuto sbarrare l’accesso al vecchio tetto”;
- “su tutta la copertura mancavano le passerelle. L’azienda non aveva stabilito istruzioni di lavoro chiare su come intervenire su una copertura non resistente alla rottura o nelle sue immediate vicinanze. Nella fase di preparazione dei lavori, ci si è ‘dimenticati’ di mettere in sicurezza il tetto del vecchio fienile e di posizionare le passerelle”.
Dunque, riepilogando, questi sono i fattori causali dell’infortunio:
- i lavoratori sono saliti su una copertura non resistente alla rottura;
- il tetto del vecchio fienile, non resistente alla rottura, non era stato né sbarrato, né messo in sicurezza;
- l’azienda non aveva messo per iscritto chiare istruzioni di lavoro”;
- i superiori e i dipendenti non erano stati sensibilizzati a fermare il lavoro in questa situazione.
Prevenzione
Per offrire qualche suggerimento per la prevenzione di questa tipologia di incidenti, la scheda di Suva propone la lettura del documento di Suva relativo alle “Nove regole vitali per chi lavora su tetti e facciate”.
Ricordiamo brevemente le regole:
1. Realizzare accessi sicuri
2. Mettere in sicurezza le zone con rischio caduta
3. Impedire le cadute verso l’interno dell’edificio
4. Mettere in sicurezza le aperture nel tetto
5. Garantire superfici di copertura resistenti alla rottura
6. Lavorare sulle facciate solo con attrezzature sicure
7. Ispezionare i ponteggi
8. Utilizzare correttamente le imbracature anticaduta
9. Proteggersi dalle polveri di amianto
Ci soffermiamo in particolare sulla quinta regola: “lavoriamo solo su superfici di copertura resistenti alla rottura”:
- Lavoratore: “sui tetti che non sono completamente resistenti alla rottura lavoro solo dopo aver adottato efficaci misure di protezione. In caso di dubbio mi rivolgo al mio superiore prima di salire sul tetto;
- Superiore: faccio in modo che le postazioni di lavoro sui tetti si trovino su superfici resistenti alla rottura. Se non è così, adotto efficaci misure di protezione”.
La scheda, che fa riferimento ad un Ordinanza elvetica sui lavori di costruzione, indica che “è vietato lavorare su superfici di copertura non resistenti alla rottura”. Si può lavorare solo “se è stato accertato con sicurezza che si tratta di coperture resistenti alla rottura. Se la copertura non è totalmente resistente alla rottura, è necessario adottare adeguate misure di sicurezza”.
In particolare - indica la scheda elvetica - i seguenti materiali non sono considerati resistenti alla rottura:
- “lastre ondulate in fibrocemento;
- lucernari «Shed» o a pannelli in materiale plastico (ad es. policarbonato);
- lucernari a cupola in materiale plastico (ad es. policarbonato);
- pannelli in fibra di legno e pannelli in legno-cemento usati spesso nella sottocopertura del tetto”.
Quali misure antisfondamento possono essere applicate?
Ad esempio:
- “montaggio di reti di sicurezza al di sotto della copertura;
- realizzare un piano di calpestio portante sulla superficie del tetto con una protezione laterale totale;
- passerelle portanti con parapetto su entrambi i lati”.
Rimandiamo infine alla lettura di alcuni articoli di PuntoSicuro relativi alla prevenzione e alle prescrizioni normative italiane correlate alle attività su lucernari, tetti e coperture:
N.B.: Gli eventuali riferimenti legislativi contenuti nei documenti di Suva riguardano la realtà svizzera, i suggerimenti indicati possono comunque essere utili per tutti i lavoratori.
Suva, “ Operaio sfonda un tetto e si ferisce gravemente”, dinamica di un incidente correlata alla campagna elvetica “Visione 250 vite” (formato PDF, 929 kB).
Suva, “ Nove regole vitali per chi lavora su tetti e facciate”, edizione maggio 2012 (formato PDF, 1.61 MB).
Tiziano Menduto
Questo articolo è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.
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