Imparare dagli errori: le rapine e la tutela dei lavoratori
Brescia, 31 Ago – L’evento rapina, come ricordato in un recente articolo di PuntoSicuro, presenta specifiche peculiarità che lo rendono diverso rispetto ai più tradizionali rischi che sono presenti sul lavoro. E in questo senso la gestione dei rischi e la formazione degli operatori che lavorano nei luoghi di lavoro più esposti, a partire dagli istituti bancari, devono individuare elementi di prevenzione in grado di aiutare i lavoratori ad affrontare nel modo migliore l’evento critico.
Ne parliamo in questa puntata di “Imparare dagli errori”, la nostra rubrica dedicata al racconto e all’analisi degli infortuni lavorativi, partendo brevemente da alcuni dati relativi alle rapine e arrivando a segnalare alcuni elementi che possano migliorare la tutela dei lavoratori e ridurre i rischi correlati alle rapine.
I dati
Sono molti i dati che sono stati forniti in questi anni sul tema della criminalità e delle rapine. Ad esempio possiamo fare riferimento alla terza edizione (2015) del “ Rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile” (Bes 2015) in Italia, dove il “benessere equo e sostenibile” (BES) è un indice (sviluppato da ISTAT e CNEL) per valutare il progresso di una società non solo dal punto di vista economico, ma anche sociale e ambientale.
Nel documento si indica che dopo anni di sostenuto aumento della criminalità predatoria, finalmente rallenta la crescita dei reati. In particolare – come riportato nel sito web dell’Istat - nell’arco di 10 anni “i furti in abitazione sono più che raddoppiati dall’8,5 per 1.000 del 2004 al 17,9 per 1.000 del 2013, con un incremento via via meno intenso dopo il primo picco raggiunto nel 2007 e la crescita vertiginosa avvenuta dal 2009, per poi rimanere stabili nel 2014”. Mentre le vittime delle rapine “erano più elevate nel 2004 (2,1 per 1.000), sono dimezzate nel 2009 (1,2 per 1.000 abitanti) per poi tornare a crescere dal 2010, raggiungendo l’1,8 per 1.000 abitanti nel 2011 e poi stabilizzandosi. Sono l’1,5 per 1.000 abitanti nel 2014”.
Per avere alcuni dati relativi alle rapine negli istituti bancari, possiamo invece fare riferimento ad un rapporto dell’OSSIF, il Centro di Ricerca dell’ABI (Associazione Bancaria Italiana) sulla Sicurezza Anticrimine.
Sul sito dell’OSSIF si indica che nel 2015 le rapine ai danni degli sportelli bancari sono state 772, “pari ad un calo del 2,4% rispetto al 2014. Il trend degli ultimi anni mostra un continuo calo delle rapine in banca, rallentato solo da una stabilità dei casi che aveva contraddistinto il 2013. Le rapine consumate sono state invece 536, pari ad un calo dell’8,7%. Continua, inoltre, ad aumentare la percentuale di rapine fallite: si è passati, infatti, dal 17% del 2010 al 30,6% del 2015”. A livello territoriale “le regioni più colpite sono state la Lombardia con 121 rapine e la Sicilia con 120, ma in entrambi i casi è stato registrato un calo dei reati superiore all’11% rispetto al 2014. Seguono il Lazio con 103 rapine, l’Emilia Romagna con 95, la Toscana con 69 e la Campania con 51”.
Infine riprendiamo alcuni dati forniti dalla Polizia di Stato in occasione della festa per il 165° anniversario della fondazione del Corpo. Dati che, partendo da una diminuzione complessiva dei reati predatori dal 2015 al 2016, riguardo al sistema della distribuzione al dettaglio evidenziano una diminuzione dei furti, ma una crescita delle rapine.
Si conferma il trend in atto da tempo, che vede molti esercizi commerciali – ad esempio farmacie, tabaccherie e punti vendita della grande distribuzione - maggiormente esposti alle rapine, probabilmente a causa della presenza di quantità rilevanti di denaro contante.
La prevenzione
Per fornire qualche utile elemento di prevenzione possiamo fare riferimento agli atti di una giornata di studio “ Violenza allo sportello e tutela dei lavoratori: nuovi rischi per banche e terziario” (Milano, 12 giugno 2013).
In “La prevenzione della rapina in banca”, a cura di Michele Messina (Vice Presidente Vicario A.I.PRO.S. e consulente della sicurezza), sono riportati alcuni fattori che aumentano l’insicurezza:
- “la grande differenza che esiste tra reati denunciati e reati effettivamente commessi;
- il numero dei reati per i quali la giustizia non riesce a individuare i responsabili. Le percentuali sono elevatissime al punto da sfiorare, per i furti, il 95% dei casi. Di poco inferiore la percentuale per le rapine, che varia tra il 75 e l’80%;
- la lungaggine dei processi penali che spesso fa scattare la prescrizione che obbliga a scarcerare i criminali”.
Mentre nell’intervento “I rischi psicosociali negli istituti di credito”, a cura di Fulvio Fornaro (Medico Competente Aziendale, Direttore Sanitario SAIL 626), si riportano alcune strategie di prevenzione per i vari rischi psicosociali.
Ad esempio con riferimento ai dispositivi di sicurezza e di protezione:
- “dispositivi di sicurezza: le telecamere a circuito chiuso, gli allarmi, le vetrate-specchio bidirezionali, i sistemi di accesso a scheda, le porte anti-panico con apertura solo dall’interno e le luci di emergenza e i dispositivi di localizzazione satellitari;
- sistemi di protezione personali: i corpetti antiproiettile”.
Senza dimenticare uno sguardo all’organizzazione:
- “pratiche di lavoro e procedure;
- valutazione e registrazione degli eventi di aggressione;
- procedure per le cure ed il supporto psicologico che seguono gli episodi di violenza verbale, di aggressioni, di rapine”.
Inoltre riguardo poi al comportamento nelle situazioni critiche, è necessario:
- “addestramento dei lavoratori;
- formazione al riconoscimento delle situazioni critiche”.
Ad esempio tipiche situazioni critiche negli istituti bancari possono essere:
- “la crisi economica a livello internazionale: risparmiatori esasperati (in particolare i piccoli risparmiatori); improvviso cambiamento nei rapporti con i clienti storici; richiesta e mancata erogazione di piccoli prestiti”.
Oltre ad un’analisi delle situazioni critiche e degli eventi accaduti nel passato, la politica di intervento può prevedere:
- “la conoscenza delle possibili reazioni;
- progettazione di interventi di prevenzione del disagio psicologico connesso ad un evento critico;
- una adeguata formazione per: le reazioni attese durante e dopo un evento critico; le reazioni personali; le aree personali più soggette ad entrare in crisi; le strategie personali e di gruppo più efficaci; il riconoscimento dei comportamenti inaccettabili; gestire lo stress per controllare le reazioni emotive”.
Infine ulteriori strumenti possono essere:
- la “promozione di benessere psico-fisico”;
- la “prevenzione in ambito professionale dello stress”;
- la “gestione corporea, emotiva e mentale”;
- il “sostegno e cura nelle situazioni da stress post-evento traumatico”.
Tiziano Menduto
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Rispondi Autore: Claudio Stellato - likes: 0 | 31/08/2017 (09:30:07) |
Il supporto psicologico,a seguito di un evento traumatico come la rapina, credo sia uno strumento eccezionale che il DDL non prende quasi mai in considerazione. Ultimamente però i DDL hanno compreso che installare le casse automatiche con operatore nei supermercati, non quelle fai da te ma casse normali dove la cassiera non preleva contanti dal cassetto, risulta essere un ottimo deterrente. Questo scoraggia i rapinatori evitando perdite economiche e problemi di sicurezza degli operatori di cassa. |