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Imparare dagli errori: l’uso delle presse nel comparto del legno
Brescia, 8 Nov – In questi mesi la rubrica “Imparare dagli errori” ha raccolto le dinamiche degli incidenti e le informazioni sulla prevenzione degli infortuni correlati all’uso di diverse tipologie di presse. Dalle presse in uso nella lavorazione dei metalli a quelle utilizzate nella lavorazione di materie plastiche, dalle presse piegatrici alle presse eccentriche.
Un tipo di lavorazione in cui sono presenti le presse, e su cui non ci siamo ancora soffermati, è quella del legno.
Ricordiamo che le dinamiche degli incidenti presentati sono tratte dalle schede di INFOR.MO., strumento per l'analisi qualitativa dei casi di infortunio collegato al sistema di sorveglianza degli infortuni mortali e gravi.
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I casi
Il primo caso è relativo ad attività di produzione di pannelli in legno massiccio.
L’operatore di una pressa - conduttore dell’impianto di pressatura delle tavole di legno multistrato – nota che nella cesta di alimentazione della pressa due lamelle di legno sono maldisposte. Nel tentativo di metterle nella posizione corretta, servendosi di un gancio di ferro, il lavoratore non si accorge dell’avanzamento del braccio di alimentazione della pressa verso la cesta.
Rimane improvvisamente incastrato con la mano sinistra tra il braccio e la tavola multistrato. Secondo l’indagine successiva, l’infortunio è accaduto “per una disattenzione del lavoratore; non venivano accertate violazioni alle norme di prevenzione infortuni: l’impianto era dotato delle protezioni di sicurezza” ed il lavoratore “era stato addestrato alla sua conduzione e sui rischi del lavoro con tale impianto”.
La conseguenza dell’incidente è stata la frattura del metacarpo della mano sinistra.
Il secondo caso è relativo ad attività di controllo del funzionamento della pompa idraulica di una pressa per incollaggio legno.
Un lavoratore, contitolare di una ditta, deve controllare il funzionamento di un circolatore d’acqua calda posto nelle immediate vicinanze della pressa idraulica incollaggio legno.
Al fine di poter controllare detta pompa senza spostare gli impianti, si infila nella parte sottostante del banco mobile della pressa, nel punto ove è posizionata la leva che ne comanda la discesa.
Secondo quanto riportato da testimoni il lavoratore viene schiacciato tra la base mobile ed il basamento strutturale della pressa. La leva di comando discesa base mobile, azionata accidentalmente, è sotto il corpo dell’infortunato, impedendo ai presenti l’azionamento per rialzare la base mobile della pressa.
L’infortunato viene estratto con l’intervento dei VV.FF e successivamente soccorso dal 118.
La riparazione “che voleva fare l’infortunato sul circolatore d’acqua si trovava in posizione disagevole e difficilmente raggiungibile senza spostare gli impianti, il punto era però raggiungibile operando all’interno del basamento della pressa”. Dalle testimonianze rese “sembra che il sistema di sicurezza con cordino e interblocco della pressa fosse funzionante ma che in ogni caso non intervenisse nella fase di discesa banco ma solo nelle operazioni di lavoro”. Il cordino collegato al sistema di sicurezza della pressa in fase di lavoro al momento del sopralluogo “risultava staccato, in un punto raggiungibile dalla posizione dell’infortunato. La leva che comanda la discesa del banco, è ad innesto diretto e priva di protezioni contro gli azionamenti accidentali”.
I fattori determinanti o peggiorativi dell’incidente sono diversi:
- “l’infortunato si infilava nella parte sottostante del banco mobile della pressa, nel punto ove è posizionata la leva che ne comanda la discesa;
- la leva di comando della pressa a caldo non era protetta contro gli azionamenti involontari/accidentali;
- l’infortunato controllava il circolatore d’acqua senza aver spento la pressa”;
- l’arresto d’emergenza della pressa non era funzionante.
La prevenzione
Avendo fornito, nelle precedenti puntate di “Imparare dagli errori” dedicate alle presse, moltissime informazioni sulle misure di prevenzione, ci soffermiamo oggi più in generale sui pericoli del rischio infortunistico nel comparto del legno, con particolare riferimento al mondo artigianale.
Nell’opuscolo “ Il rischio professionale nella falegnameria artigiana” - realizzato dalla Sovrintendenza Medica Generale dell’Inail – si sottolinea che la falegnameria artigianale è una delle attività lavorative più articolate e ricche per la complessità dei processi lavorativi, per la varietà dei rischi e delle possibili conseguenze sulla salute di chi lavora.
Infatti nel comparto del legno “il rischio infortunistico è sempre in agguato” e nelle falegnamerie artigiane “la lavorazione del legno si basa in gran parte, oltre che sull’utilizzo di vari macchinari, anche sull’utilizzo della vera e propria manualità da parte del falegname; ciò non avviene o avviene in misura nettamente inferiore nelle falegnamerie industriali, ove tutto, o quasi tutto il ciclo lavorativo viene eseguito dalle macchine in ciclo per la maggior parte protetto”.
Gli infortuni che coinvolgono i falegnami sono in buona parte a carico degli arti superiori, in particolare le mani, e sono causati “dall’uso di strumenti manuali e di macchinari utilizzati per la lavorazione del legno, come ad esempio la toupie, le seghe elettriche (a disco, circolari, a nastro), la troncatrice, la piallatrice, le presse, il pantografo, ecc.; oppure dall’utilizzo di utensili per la finitura delle parti di legno lavorate”.
A volte alla base degli infortuni c’è una “tragica disattenzione”, ma talvolta le cause sono relative al “mancato rispetto da parte del lavoratore delle norme di sicurezza sulle stesse macchine; in altre circostanze l’evento infortunistico può derivare da un guasto alla macchina oppure da una cattiva manutenzione della stessa”.
Questi i rischi specifici che riguardano i falegnami:
- “contatto diretto, in via accidentale, con l’utensile che è in movimento;
- contatto con parti della trasmissione di macchinari che non siano opportunamente protetti;
- contatto con schegge di legno lanciate ad alta velocità;
- rigetto del pezzo di legno dal macchinario;
- impiego non corretto di utensili (es. cacciaviti, trapani, ecc.);
- situazioni di incendio ed esplosioni;
- interventi di manutenzione sui macchinari;
- rottura dell’utensile con conseguente fuoriuscita di pezzi metallici;
- contatto oculare con schegge o polveri di legno;
- movimentazione e manipolazione di legname o manufatti;
- contatto per investimento o per schiacciamento con i vari materiali;
- elettrocuzione per deficiente manutenzione delle apparecchiature e degli impianti;
- eventuali cedimenti strutturali;
- utilizzo non corretto di scale”.
E le lesioni derivanti da infortuni sono generalmente costituite da:
- “ferite;
- contusioni;
- fratture;
- schiacciamenti;
- distorsioni e lussazioni;
- amputazioni”.
Concludiamo ricordando che, a riguardo delle lesioni traumatiche a carico delle mani, “oltre alle ferite di diversa consistenza e gravità, le amputazioni delle dita costituiscono la casistica più drastica e caratteristica di questo tipo di lavoro”. E infatti “il riscontro della perdita di uno o più dita della mano è un evento non così infrequente nei falegnami”.
Pagina introduttiva del sito web di INFOR.MO.: nell’articolo abbiamo presentato le schede numero 2730 e 2727 (archivio incidenti 2002/2004).
Tiziano Menduto
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