Linee guida e suggerimenti per la stesura di un piano di emergenza
Introduzione
Possiamo definire emergenza quella condizione critica che si manifesta in conseguenza del verificarsi di un evento (un incendio, un terremoto, il rilascio di sostanze chimiche o biologiche, un black out elettrico, un malore…) che determina una situazione potenzialmente pericolosa per la incolumità delle persone, di beni e/o di strutture e che richiede interventi eccezionali ed urgenti per essere gestita e riportata alla normalità.
Tali eventi inattesi e potenzialmente capaci di arrecare ingenti danni, possono derivare da diversi fattori: comportamenti umani (errori, violazioni di regole, negligenza,…), eventi di natura tecnica (guasti di macchinari, rottura di attrezzature,…) o come conseguenza di eventi naturali (terremoti, alluvioni, fulmini,…).
Per fronteggiare questi eventi e al fine di ridurre al minimo danni a persone e beni, è necessario predisporre un documento che spieghi a tutte le persone presenti in un determinato luogo di lavoro (quindi sia lavoratori che visitatori o ospiti) come comportarsi se dovesse accadere un determinato evento critico. Questo documento si chiama Piano di Emergenza.
Le norme che prevedono l'obbligo di predisposizione di un Piano di Emergenza sono numerosissime e si differenziano in base all'attività svolta o alla tipologia di edificio (edifici storici, scuole, ospedali, alberghi, impianti sportivi, attività ad incidente rilevante, ….); come districarsi quindi fra queste norme? Da dove partire per scrivere un Piano di Emergenza il più possibile efficace?
In generale, possiamo affermare che non esiste un modo univoco per scrivere un Piano di Emergenza, non esiste nessuna norma che preveda uno standard per la redazione (numero di pagine minime o massime, di quanti capitoli comporlo, modalità di informazione, numero di pagine, revisioni temporali minimi, …) ma, esiste una norma che ci può "aiutare" nella scelta dei contenuti: il Decreto Ministeriale 10 Marzo 1998 "Criteri generali di sicurezza antincendio e per la gestione dell'emergenza nei luoghi di lavoro".
Redazione di un piano di emergenza
Secondo quanto previsto dal DM 10 Marzo 1998, all’art. 5 “gestione dell’emergenza in caso di incendio”, il datore di lavoro deve adottare “…le necessarie misure organizzative e gestionali da attuare in caso di incendio riportandole in un piano di emergenza elaborato in conformità ai criteri di cui all’allegato VIII”.
Valutata la necessità di redigere un Piano di Emergenza, questo dovrà seguire le indicazioni generali previste dall’Allegato VIII "pianificazione delle procedure da attuare in caso di incendio"; dovrà quindi contenere:
- le azioni che i lavoratori devono mettere in atto in caso di incendio;
- le procedure per l'evacuazione del luogo di lavoro che devono essere attuate dai la-voratori e dalle altre persone presenti;
- le disposizioni per chiedere l'intervento dei vigili del fuoco e per fornire le necessarie informazioni al loro arrivo;
- specifiche misure per assistere le persone disabili.
Specifica che, ulteriori fattori da tenere in considerazione sono:
- le caratteristiche dei luoghi con particolare riferimento alle vie di esodo;
- il sistema di rivelazione e di allarme incendio;
- il numero delle persone presenti e la loro ubicazione;
- i lavoratori esposti a rischi particolari;
- il numero di addetti all'attuazione ed al controllo del piano nonché all'assistenza per l'evacuazione (addetti alla gestione delle emergenze, evacuazione, lotta antincendio, pronto soccorso);
- il livello di informazione e formazione fornito ai lavoratori.
Dalle indicazioni dell’allegato VII, possiamo ipotizzare di redigere il Piano di Emergenza suddividendolo nei seguenti capitoli principali:
- definizione dello scopo e del campo di applicazione
- caratteristiche dell'insediamento e delle attività svolte
- caratteristiche impiantistico - strutturali
- caratteristiche gestionali
- tipologie di emergenze.
A. Definizione dello scopo e del campo di applicazione
In questa sezione andremo a definire lo scopo del presente documento e quindi, per quale motivo lo stiamo redigendo e per far fronte a quali tipi di situazione.
Non dovremo quindi entrare nello specifico ma semplicemente dare alcune indicazioni di massima (ad esempio cosa intendiamo per emergenza e come le classifichiamo):
Esempio:
La pianificazione dell’emergenza va effettuata con specifico riferimento al Decreto Legislativo n. 81 del 09 aprile 2008 e al D.M. 10 marzo 1998. Qualora le condizioni dell’attività dovessero essere modificate nel tempo, si dovrà procedere ad aggiornare del documento. Per emergenza si intende ogni situazione che si scosti dalle normali condizioni operative, tale da determinare situazioni di potenziale danno alle persone ed ai beni. I fenomeni di emergenza possono essere suddivisi in tre categorie, a seconda della loro gravità, secondo le definizioni di seguito riportate:
Fenomeni controllabili dalla persona direttamente interessata perché coinvolta o presente sul luogo dell’evento.
Fenomeni controllabili con l’intervento degli Addetti alle Emergenze (antincendio e primo soccorso). (A titolo di esempio: principio di incendio che richieda l’uso dei presidi antincendio, infortunio o malessere di modesta entità, ecc.)
Fenomeni non controllabili o non più controllabili dagli Addetti alle emergenze. (A titolo di esempio: incendio in fase di propagazione che richieda l’uso di presidi antincendio di livello superiore a quelli presenti in azienda, infortunio o malore che richiedano l’intervento immediato dei soccorsi, allagamento per rottura di impianto idrico, fenomeni naturali estremi tipo alluvione, tromba d’aria, terremoto, ecc.)
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Potremmo poi definire fin da subito quali emergenze intenderemo affrontare nello specifico nei successivi capitoli:
Esempio:
I principali scenari di emergenza prevedibili sono:
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B. Caratteristiche dell'insediamento e delle attività svolte
Questa sezione risulta molto importante in quanto, qui viene illustrato, a chi legge il Piano di Emergenza (Vigili del Fuoco, SUEM 118, lavoratori, visitatori, ecc.), in che realtà produttiva si trova ad operare/lavorare, che attività viene svolta, le dimensioni del sito e la distribuzione delle persone all'interno degli edifici.
Esempio:
Si procede con la redazione di un Piano di Emergenza allo scopo di definire e regolamentare le attività necessarie per l’organizzazione della gestione delle emergenze relativamente ai locali di un istituto scolastico composto da tre edifici. Il complesso è costituito da 3 edifici all’interno dei quali vengono svolte le seguenti attività:
EDIFICIO 1
EDIFICIO 2
EDIFICIO 3
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A questo punto è importante provare ad indicare, almeno di massima, anche quante persone e in quali orari sono presenti e lavorano all'interno degli edifici, in modo da rendere più agevole l'attività di eventuali soccorritori.
Esempio:
La presenza di persone viene di seguito indicata:
In linea generale l’orario di lavoro di riferimento è compreso tra le 8 e le 17 dal lunedì al venerdì, tuttavia vista la molteplicità delle attività svolte può esservi presenza di persone a partire dalle 07.30 fino alle 19.00. |
Si possono assumere anche ulteriori informazioni che potrebbero risultare importanti, come ad esempio la presenza di una ditta di vigilanza che presiede il sito in determinati giorni e orari della settimana.
Esempio:
Per ogni giorno feriale della settimana, dalle 19.00 alle 07.00 vi si potrebbe ipotizzare la presenza in portineria di un agente di un Istituto di vigilanza; è inoltre garantita la presenza dello stesso in tutti i giorni festivi H24 e il sabato pomeriggio dalle ore 14.00. |
Potrebbe essere utile anche indicare con una fotografia l'entrata principale del sito, in modo da rendere immediatamente identificabile il punto dal quale avrebbero accesso eventuali soccorsi.
Esempio:
L’accessibilità dei mezzi di soccorso all’Istituto in esame è garantita mediante il passaggio carraio indicato nella foto. |
C. Caratteristiche impiantistico - strutturali
In questa sezione del Piano, potranno essere citate e descritte tutte quelle attrezzature e quegli impianti che possono avere una rilevanza ai fini dell'emergenza.
Nello specifico possiamo indicare:
- le vie di fuga e l'ubicazione dei Punti di Raccolta;
- la tipologia del sistema di allarme;
- presidi sanitari, antincendio e/o per la gestione di altre emergenze;
- gli impianti tecnologici più rilevanti.
a) le vie di fuga e l'ubicazione dei Punti di Raccolta
Le vie di fuga o di esodo sono quei percorsi che consentono, in caso emergenza, il deflusso delle persone da un edificio o da un locale in modo che questi possano raggiungere un luogo sicuro che di norma è identificato nel Punto di Raccolta.
Il Punto di Raccolta deve necessariamente avere le seguenti caratteristiche per assicurare l'incolumità delle persone che hanno evacuato i locali:
- deve essere in prossimità all'edificio evacuato ma sufficientemente distante da esso in modo da rappresentare comunque in luogo sicuro;
- di facile e sicura raggiungibilità da parte delle persone evacuate;
- facilmente raggiungibile da eventuali mezzi di soccorso.
Sia le vie di esodo che i Punti di Raccolta vengono identificati e rappresentati con apposita segnaletica sulle planimetrie di evacuazione (tali planimetrie è opportuno allegarle anche al Piano di Emergenza a completezza dell’informazione).
Esempio:
Le vie e le uscite di emergenza sono indicate nelle planimetrie di evacuazione esposte nei locali ed allegate al presente documento. Le uscite dei vari edifici conducono all’area esterna dell’Istituto, nella quale sono stati identificati tre distinti Punti di Raccolta. Per rendere più facile l'identificazione di tali luoghi, si riporta qui sotto la planimetria generale dell'Istituto con in aggiunta le foto dei singoli Punti di Raccolta.
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b) tipologia del sistema di allarme
In questo paragrafo dovremmo indicare con che mezzi e con quali modalità verrà divulgato l'allarme in caso di emergenza.
Potrebbe sembrare a prima vista un'informazione ovvia ma un allarme potrebbe essere dato con tantissimi mezzi differenti:
- sistema di allarme ottico-acustico centralizzato,
- trombette da stadio,
- fischietti antincendio,
- solo a voce.
È quindi di fondamentale importanza che le persone che "utilizzano" i locali sappiano identificare con immediatezza qual è il suono che segnala un'emergenza, potendolo quindi differenziare con certezza dai quotidiani rumori/suoni delle attrezzature che utilizzano.
Esempio:
Nell’Istituto è installato un impianto di allarme antincendio costituito da più centrali collegate tra loro in rete e in ogni edificio sono installati:
Al suono dell'allarme (suono acuto e ripetitivo proveniente dalle sirene dislocate nell'Istituto) tutto il personale dovrà evacuare immediatamente i locali e dirigersi verso i Punti di Raccolta.
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c) presidi sanitari, antincendio e/o per la gestione di altre emergenze
A questo punto, sempre al fine di informare al meglio tutte le persone presenti, si possono specificare quali sono le attrezzature antincendio o i presidi sanitari presenti nei vari edifici.
Esempio:
PRESIDI SANITARI In ogni Edificio sono presenti delle cassette di primo soccorso. Le cassette di primo soccorso sono identificate in tutte le planimetrie di evacuazione con il presente simbolo:
Per i lavoratori che prestano la propria attività in luoghi isolati, diversi dalla propria sede di lavoro, viene fornita una cassetta di primo soccorso in ogni auto aziendale.
ATTREZZATURE ANTINCENDIO
ANTISVERSAMENTO SOSTANZE CHIMICHE
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Per completezza, potremmo inserire alcune semplici indicazioni su come utilizzare queste attrezzature:
Esempio:
ESTINTORI A POLVERE
Gli estintori a polvere sono indicati per l’estinzione di fiamme che abbiano attaccato materiali solidi (carta, legno, piante, stoffa, ecc.) o liquidi. La durata dell’erogazione della polvere degli estintori da 6 kg normalmente è di circa 10 secondi. Possono essere usati su apparecchiature elettriche in tensione, a differenza degli estintori a CO2 però, quelli a polvere potrebbero danneggiarle.
Utilizzo:
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ESTINTORI A CO2 (ANIDRIDE CARBONICA)
Gli estintori a CO2 sono indicati per l’estinzione di fiamme che abbiano attaccato apparecchiature elettroniche anche in tensione in quanto, a differenza degli estintori in polvere, non le danneggiano.
Utilizzo:
Il getto è efficace solo se usato da distanza ravvicinata. Il gas erogato è inodore e incolore non tossico, ma asfissiante. Pertanto è necessario limitare il più possibile l’esposizione. E’ necessario prestare massima attenzione al pericolo di ustioni da congelamento, in quanto il gas fuoriesce ad una temperatura di -73 C°.
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COPERTA ANTIFIAMMA
Le coperte antifiamma sono indicate per l’estinzione di fiamme che abbiano attaccato singoli oggetti o apparecchiature quali ad esempio computer o stampanti. Sono inoltre particolarmente indicate per proteggere le persone dalle fiamme oppure nel caso l’incendio abbia attaccato gli indumenti di una persona.
Utilizzo:
Nel caso il fuoco abbia attaccato gli indumenti di una persona:
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d) impianti tecnologici più rilevanti
Infine andremo ad evidenziare quali sono i principali impianti tecnologici a servizio dell'attività (elettrico, riscaldamento, ecc…) e, se presenti, se vengono utilizzati particolari tipologie di gas (metano, anidride carbonica, azoto, ossigeno, ecc….).
Esempio:
IMPIANTO ELETTRICO La fornitura dell’energia elettrica avviene mediante due cabine di trasformazione derivate da una cabina dell’ente fornitore; una cabina è posta nell’edificio B, mentre l’altra nell’edificio F; entrambe sono dotate di dispositivo per lo sgancio di emergenza, con vetro a rompere. La cabina dell’edificio B interviene al sezionamento elettrico degli edifici A, B, C, mentre quella dell’edificio F agisce sugli edifici F, H, Centro Direzionale.
A ciascuna delle due cabine è abbinato un gruppo elettrogeno che interviene in assenza di energia elettrica dalla rete di distribuzione. All’esterno di ciascun locale contenente il gruppo elettrogeno è installato un dispositivo con vetro a rompere per lo sgancio di emergenza del gruppo stesso.
In ciascun edificio è presente un locale quadri elettrici, all’interno del quale è installato un quadro elettrico generale dell’edificio. È possibile interrompere l’energia elettrica generale dell’intero edificio tramite uno sgancio posto all’esterno dello stesso.
IMPIANTO DI RISCALDAMENTO Il riscaldamento ai vari edifici è fornito da due caldaie a metano di potenzialità termica pari a circa 900.000 Kcal/h. Sono presenti anche due generatori di vapore alimentati a metano, di potenza nominale pari a circa 1.600.000 Kcal/h, a servizio delle autoclavi presenti nei laboratori.
All’esterno dell’edificio C sono presenti altri due impianti a metano di potenza nominale pari a circa 26.000 Kcal/h che garantiscono la climatizzazione ai locali dell’edificio.
METANO E GAS TECNICI Oltre che per il funzionamento degli apparecchi generatori di calore/vapore, il metano è utilizzato in quasi tutti gli edifici per l’alimentazione dei bunsen a banco. Nell’ambito dell’Istituto vi è poi la presenza di alcuni gas tecnici come l’anidride carbonica, l’azoto, l’ossigeno, l’argon e l’elio. |
D. Caratteristiche gestionali
Il presente paragrafo rappresenta il fulcro di un Piano, qui andremo infatti a definire i ruoli, i compiti e le responsabilità in caso di emergenza.
È di fondamentale importanza capire chi deve fare che cosa in che quale momento!
Possiamo identificare 3 figure principali che svolgono un ruolo attivo nella gestione delle emergenze:
- Responsabile dell’Emergenza
- Addetti Antincendio
- Addetti Primo Soccorso
Esempio:
RESPONSABILE DELL’EMERGENZA In caso di emergenza è il Dirigente che di norma assume il ruolo di Responsabile dell’Emergenza. Per una corretta organizzazione dell’emergenza è stato stabilito che, in caso siano presenti più Dirigenti in uno stesso edificio, diventa il Responsabile dell’Emergenza colui tra questi ha per primo evidenza dell’emergenza stessa o, in assenza di tale indicazione, il primo in ordine alfabetico presente nell’elenco degli addetti alle emergenze pubblicato nella Intranet aziendale. Nel caso in cui, non sia presente nessun Dirigente, assume il ruolo di Responsabile dell’emergenza uno degli addetti della squadra antincendio o primo soccorso.
Il Responsabile dell’emergenza:
ADDETTI ANTINCENDIO Gli addetti incaricati potranno rilevare un incendio nei seguenti modi:
In ogni caso gli addetti interverranno alla lotta antincendio con i presidi antincendio a disposizione (coperta antifiamma, estintore a polvere, estintore a CO2, idranti a muro, ecc..) attenendosi alla formazione ricevuta. In caso di emergenza di livello 2 o 3, contatteranno uno dei Dirigenti dell’edificio interessato, affinché esso possa decidere la messa al sicuro delle persone, l’attivazione dei soccorsi esterni, la messa in sicurezza degli impianti.
ADDETTI PRIMO SOCCORSO Alla richiesta di soccorso sanitario o al rilevamento diretto di un infortunato, gli addetti dovranno tempestivamente recarsi sul posto dell’evento per attuare le prime manovre o cure del caso, se necessario preleveranno o chiederanno i presidi sanitari della cassetta di pronto soccorso più vicina. Qualora l’intervento risultasse insufficiente dovranno chiedere l’attivazione dei soccorsi esterni al Responsabile dell’emergenza.
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È sempre bene sottolineare che non tutti i lavoratori possono essere incaricati del ruolo di addetto all'antincendio o addetto al primo soccorso ma solo, chi ha effettuato e superato con successo un determinato percorso formativo che può essere così riassunto:
ADDETTO ANTINCENDIO:
Secondo quanto previsto dall'Allegato IX del DM 10 Marzo 1998, in base alla classificazione antincendio dell'attività (bassa, media ed elevata) il lavoratore dovrà frequentare i seguenti corsi:
- BASSA: 2 ore sulla teoria e 2 ore di esercitazioni pratiche = 4 ore totali
- MEDIA: 5 ore sulla teoria e 3 ore di esercitazioni pratiche = 8 ore totali
- ELEVATA: 12 ore sulla teoria e 4 ore di esercitazioni pratiche = 16 ore totali
ADDETTO PRIMO SOCCORSO
Secondo quanto previsto dal decreto ministeriale n. 388 del 15 Luglio 2003, in base alla classificazione dell'azienda (gruppo A, B o C), il lavoratore dovrà frequentare i seguenti corsi:
- GRUPPO A: 16 ore totali
- GRUPPO B/C: 12 ore totali
Possono comunque essere identificate anche altre figure a supporto delle precedenti:
Esempio:
ADDETTI SGANCIO IMPIANTI Addetti che devono recarsi ai punti di sgancio degli impianti (es. generale elettrico, gas metano, gruppo elettrogeno, UPS, ecc..) al fine di interrompere l’erogazione di energia elettrica e/o di gas o comunque, in modo da poter prontamente indicare ai soccorsi esterni le loro ubicazioni.
ADDETTI AL CONTROLLO DELL’EVACUAZIONE Addetti che devono accertarsi che nei bagni, negli spogliatoi, nei magazzini o comunque, in qualsiasi locale in cui potrebbe non percepirsi in modo chiaro l’allarme, non vi sia rimasto qualcuno; tali addetti avranno anche il compito, una volta evacuato l’edificio, di presidiare le uscite al fine di evitare che qualcuno possa tornare all’interno prima della fine dell’emergenza. |
E. Tipologie di emergenze
Infine, andremo a definire nello specifico quali sono le emergenze che abbiamo valutato possano verificarsi nella nostra attività lavorativa; andremo quindi a regolamentare i comportamenti che tutti (lavoratori ed esterni) dovranno adottare nelle fasi di allarme.
È molto importante definire in modo chiaro e conciso le principali azioni da compiere al fine di rendere chiaro a tutti il comportamento da adottare in ogni situazione.
Due esempi fra le più comuni emergenze sono: l'incendio e l'infortunio/malore
Esempio:
COSA FARE IN CASO DI INCENDIO
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Esempio:
COSA FARE IN CASO DI INFORTUNIO/MALORE
In caso di infortunio/malore informare tempestivamente gli Addetti al Primo Soccorso.
Le situazioni riconducibili a questo tipo di emergenza sono:
Per quanto riguarda le emergenze relative alle lettere a), b), c), d), e), f), e g) si deve coinvolgere direttamente il personale formato per gli interventi di primo soccorso mentre per emergenze come quelle citate alle lettere h), i), j), e k) è possibile che intervenga almeno inizialmente, chiunque si trova sul posto, agendo come di seguito specificato.
h) Folgorazione
i) Lesioni da proiezioni di materiali
j) Avvelenamento L’avvelenamento si determina con l’assunzione di sostanze dannose per le quali è necessario ricorrere all’azione limitante di un antidoto o di un intervento specifico, e quindi la chiamata al Centro Antiveleni ha priorità sul Pronto Soccorso in caso di:
Per un sospetto avvelenamento procedere a:
k) Lavoratori in apparente stato di alterazione psicofisica I segnali che possono far pensare che una persona sia in uno stato di apparente alterazione psicofisica possono essere:
Azioni da adottare:
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In base alla particolarità dell'attività lavorativa possiamo poi trovarci di fronte ad emergenze "particolari", come quella di uno sversamento di sostanze chimiche pericolose (esempio in un laboratorio di ricerca o un’industria chimica).
Esempio:
COSA FARE IN CASO DI SVERSAMENTO DI SOSTANZE CHIMICHE PERICOLOSE 1°. Stimare il rischio
2°. Scegliere i DPI idonei Scegliere i dispositivi di protezione individuale
Nel caso in cui non si è certi della pericolosità del liquido, usare il più alto livello di protezione.
3°. Delimitare lo sversamento Limitare l’area di sversamento, bloccando, deviando e confinando i liquidi.
4°. Fermare la sorgente
5°. Pulizia
6°. Pronto intervento in caso di contaminazione da agenti chimici In caso di persona “contaminata” da agenti chimici avvisare tempestivamente gli addetti al Primo Soccorso che valutata l’entità della contaminazione provvederanno:
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CONCLUSIONI
Con il presente documento si è cercato di creare delle semplici ed intuitive linee guida che potessero essere di aiuto o comunque da spunto per chiunque si trovasse per la prima volta di fronte alla necessità di redigere un nuovo Piano di Emergenza.
Si è voluto rimarcare come, non essendoci particolari vincoli di forma derivanti dalla normativa vigente, sia fondamentale concentrarsi sui contenuti sostanziali cercando di creare un documento il più semplice e chiaro possibile e soprattutto, capace di mettere nelle condizioni chiunque lo legga di non avere dubbi in caso si verificasse un’emergenza.
Giuseppe Costa
Comandante provinciale dei vigili del fuoco di Vicenza
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Rispondi Autore: Franco Rossi - likes: 0 | 10/03/2021 (08:55:42) |
Credo che il PEI debba anzitutto dire cosa è emergenza, come segnalarla, come intervenire. Poi tutto il resto (magari in allegato). Ovvero, se capita una emergenza, gli interessati non debbono sfogliare un volume per sapere cosa fare. |
Rispondi Autore: TM - likes: 0 | 10/03/2021 (10:01:22) |
Articolo interessante e completo. Me lo sono letto tutto e ringrazio il suo autore. |
Rispondi Autore: cleo - likes: 0 | 16/04/2021 (12:18:26) |
In un momento difficile come quello in corso, le procedure di evacuazioe di un reparto covid in fase emergenziale con pazienti allettati e collegati a respiratori (mascheine o caschi) e uso elevato di ossigeno, sono di vitale importanza!! Chi ha affrontato il problema e soprattutto come? 20/30/40 letti da evacuare dove? in che area? e soprattutto..l'ossigeno da erogare ai pazienti?? Le squadre d'emergenza devono essere addrestrate e formate per intervenire in reparti covid. |
Rispondi Autore: Ermelinda Cancelliere - likes: 0 | 22/04/2021 (15:43:06) |
molto chiaro e completo |
Rispondi Autore: Maurizio Militello - likes: 0 | 18/02/2024 (12:42:51) |
Salve. Grazie per il contributo sintetico alla conoscenza in materia di sicurezza. Cordialità |
Rispondi Autore: Piero Casula - likes: 0 | 28/06/2024 (13:54:20) |
caco |