Per utilizzare questa funzionalità di condivisione sui social network è necessario accettare i cookie della categoria 'Marketing'
Per visualizzare questo banner informativo è necessario accettare i cookie della categoria 'Marketing'
Buone prassi per tutelare gli operatori impegnati nelle emergenze
Firenze, 4 Set – L’emergenza può essere definita come un evento che determina l’insorgere non previsto di situazioni che possono causare - a persone, a beni, all’ambiente - danni anche molto gravi. Un evento che per natura e/o estensione deve essere fronteggiato con interventi tecnici immediati nei quali può essere coinvolto il sistema delle Agenzie Ambientali.
Ad esempio le ARPA, benché non abbiano competenze di intervento di primo livello in caso di situazioni di emergenza di qualsiasi origine o natura (i compiti di intervento sono affidati ad altri soggetti), sono tenute a fornire un supporto tecnico-scientifico in tempo reale ai soggetti che si trovano a gestire situazioni di emergenza ambientale, intervenendo sul posto con personale tecnico adeguatamente attrezzato e formato.
In relazione a questo coinvolgimento, il 3 giugno 2013 è stato presentato a Firenze il documento “Buone Prassi per la tutela della salute e della sicurezza sul lavoro degli operatori del Sistema Agenziale impegnati nelle emergenze di origine naturale e/o antropica”, un documento pubblicato dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale ( ISPRA) e dall’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana ( ARPAT) e elaborato da un apposito Tavolo di Lavoro coordinato da ARPA Toscana, con la partecipazione delle Agenzie di Protezione Ambientale di Basilicata, Lazio, Lombardia, Piemonte, Veneto e ISPRA.
Le Buone Prassi hanno l’obiettivo di permettere la realizzazione di un modello organizzativo efficiente ed efficace atto a garantire e tutelare la salute, la sicurezza sul lavoro degli operatori del Sistema Agenziale e più in generale del personale incaricato di intervenire nelle diverse situazioni di emergenza ambientali.
Infatti il documento, predisposto sulla base delle esperienze e delle valutazioni maturate nel Sistema Agenziale, ha i seguenti scopi:
- “elencare ed analizzare i rischi presenti nelle situazioni operative;
- definire una metodologia per la loro individuazione;
- suggerire le più opportune misure per la loro riduzione e/o eliminazione;
- codificare le più efficaci ed efficiente misure di prevenzione”,
Si ricorda che i metodi di valutazione proposti, le misure di prevenzione definite, gli strumenti consigliati rappresentano raccomandazioni pratiche non vincolanti: “devono essere intese come orientamenti per tutte le figure del ‘sistema’ sicurezza e di tutti coloro che hanno una precisa responsabilità, ai sensi della normativa vigente, ovvero sono coinvolti in una situazione emergenziale”.
Il documento presenta innanzitutto la normativa di riferimento - con riferimento al rischio di incidenti rilevanti ed emergenze di origine antropica (incidenti industriali, incendi, sversamenti, siti inquinati, ecc.) e alle emergenze di origine naturale (terremoti, inondazioni, frane, valanghe, ecc.) – e il sistema agenziale con riferimento al suo ruolo nelle emergenze.
Ad esempio si sottolinea che il personale dell’Agenzia “deve fornire un contributo di conoscenze, relativamente al territorio e alle possibili cause dell’evento, per permettere ai coordinatori dell’intervento di giungere ad un’efficace gestione dell’emergenza. L’attività degli operatori è finalizzata alla verifica (e successiva documentazione) del grado di contaminazione ambientale nonché dell’andamento delle operazioni di gestione, limitazione dei danni ambientali, gestione dell’evento e di messa in sicurezza degli eventuali residui per la successiva bonifica. A tal fine, durante l’attività, gli operatori provvedono (sempre in luoghi sicuri e non nel cuore dell’emergenza) a reperire informazioni dai presenti, testimonianze fotografiche e/o filmati, documenti, analisi strumentali in campo e campioni di materiale di diversa origine”.
Ci soffermiamo sulla metodologia di valutazione dei rischi.
Si ricorda che “la metodologia comunemente usata per accertare i rischi potenziali presenti nelle attività in emergenza ambientale è la valutazione globale e documentata di tutti i rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori presenti nell’ambito dell’organizzazione in cui essi prestano la propria attività e la conformità dei dispositivi utilizzati alle norme di sicurezza vigenti. Principale scopo di tale valutazione non è da ritenersi la sola verifica dell’applicazione delle prescrizioni di legge, ma soprattutto la ricerca di tutti quei rischi residui che nonostante l’applicazione delle normative specifiche rimangono in essere, tra cui i rischi legati al comportamento delle persone e all’imprevedibilità di eventi lesivi. Ogni rischio deve essere valutato considerando l’entità del danno probabilmente riscontrabile”.
La valutazione dei rischi si applica in particolare agli interventi effettuati dal personale dell’Agenzia Ambientale in situazioni di emergenza ambientale di origine antropica. Mentre per quanto riguarda le emergenza di origine naturale o NBCR (rischio nucleare, biologico, chimico, radiologico) “sono necessarie ulteriori misure di tutela non trattate dettagliatamente nella presente valutazione”.
Per la valutazione dei rischi l’attività degli operatori delle Agenzie in emergenza ambientale è stata suddivisa in sei fasi:
- programmazione preliminare delle attività: “questa fase è preventiva, viene svolta in condizioni ordinarie, e consente di essere pronti a fronteggiare l’eventuale emergenza. Il datore di lavoro e i dirigenti definiscono e concretizzano tutti quegli strumenti necessari a reagire prontamente alle situazioni di emergenza tra cui ruoli, mezzi, responsabilità, organizzazione, idoneità sanitaria e formazione preventiva”;
- attivazione della squadra e lavoro nella sede ARPA/APPA: “l’Agenzia Ambientale viene attivata tramite una segnalazione da parte di un’autorità, un ente o, dove definito, da un cittadino. Questa fase comprende anche l’attività durante l’emergenza svolta in ufficio o in laboratorio”;
- preparazione della strumentazione, del materiale da utilizzare per i campionamenti, dei DPI necessari, del materiale campionato, con relativo carico e/o scarico dell’automezzo utilizzato per l’intervento: “il personale carica sul mezzo di servizio il materiale necessario (attrezzature, strumentazione, DPI, dotazioni). Questa fase, per analogia, prevede anche tutte le altre operazioni di carico e scarico dell’automezzo durante l’emergenza”;
- guida dell’automezzo: “il luogo dell’evento viene raggiunto da parte degli operatori utilizzando il mezzo di servizio”;
- arrivo sul posto, avvicinamento alla zona di intervento: “la squadra di emergenza, dopo aver posteggiato il mezzo di servizio, si avvicina a piedi al luogo dell’evento”;
- sopralluoghi nelle aree oggetto dell’evento, esecuzione del sopralluogo ed attività sul posto: “la squadra di emergenza effettua sul posto le attività previste (campionamento, supporto tecnico, fornitura di dati, ecc.)”.
Rimandando il lettore ad una lettura integrale delle Buone Prassi, che si soffermano lungamente anche sulla formazione e sui dispositivi di protezione individuale, ci soffermiamo sull’ultima fase, relativa ai sopralluoghi nelle aree oggetto dell’evento e all’attività sul posto.
Ad esempio per il pericolo derivato dall’utilizzo di scale per l’accesso e la discesa da postazioni in quota, dall’accesso in quota mediante funi e dall’attività in quota o su terreni non piani, si indicano le presenti misure:
- “assicurarsi che le postazioni in quota siano agibili e conformi alla normativa vigente in materia di sicurezza, coordinandosi con il proprio dirigente e con gli enti preposti alla gestione dell’emergenza;
- durante le fasi di salita e di discesa è necessario che un addetto rimanga a terra al fine di intervenire prontamente in caso di necessità o incidente o eventuale malore o infortunio;
- prevedere una procedura di riferimento con precise modalità operative per l’utilizzo delle scale;
- utilizzo di una scala a norma UNI EN 131;
- informazione, formazione e addestramento sul rischio di caduta dall’alto e sui DPI”.
Riguardo ai pericoli di stress termico e incendio:
- “prevedere una procedura di riferimento con precise modalità operative;
- rispettare la distanza di sicurezza consigliata dagli enti preposti alla gestione dell’emergenza;
- scegliere postazioni di lavoro protette;
- disponibilità di liquidi da bere e spazio per ristorarsi;
- uso di attrezzature di lavoro che evitino il contatto diretto con materiali e superfici calde;
- informazione di base sui principi antincendio”.
In relazione alla proiezione di materiale in pressione e scoppio e/o fuoriuscita di gas compressi:
- “assicurarsi che le aree siano agibili, coordinandosi con il proprio dirigente e con gli enti preposti alla gestione dell’emergenza;
- mantenere la distanza di sicurezza; non oltrepassare le aree delimitate dal coordinatore dell’emergenza, allontanarsi dal luogo dell’evento in caso di scoppio e fuoriuscita di gas tossici;
- informazione e formazione sul rischio esplosione e sui gas compressi”.
Un altro pericolo è relativo all’eventuale presenza di attrezzature o macchinari in funzione che hanno subito danneggiamenti o che potrebbero essere incontrollati:
- “assicurarsi che le aree siano agibili, coordinandosi con il proprio dirigente e con gli enti preposti alla gestione dell’emergenza;
- mantenersi distanti da macchine e attrezzature che potrebbero rivelarsi pericolose ed attenersi alle disposizioni degli enti preposti alla gestione dell’emergenza;
- non utilizzare strumentazione e attrezzature non di proprietà dell’agenzia;
- informazione e formazione sul rischio connesso alle attrezzature”.
Per gli ambienti rumorosi e l’esposizione ad agenti fisici nei pressi delle attrezzature:
- “assicurarsi che le aree siano agibili, coordinandosi con il proprio dirigente e con gli enti preposti alla gestione dell’emergenza;
- allontanarsi dalla fonte del rumore o di altri agenti fisici;
- utilizzare i DPI di protezione dell’udito quando necessario;
- informazione e formazione sui rischi fisici e sulle misure di tutela;
- addestramento all’utilizzo dei DPI”.
Ricordando sempre di assicurarsi che le aree siano agibili (“coordinandosi con il proprio dirigente e con gli enti preposti alla gestione dell’emergenza”), altre misure relative ai seguenti pericoli:
- condizioni microclimatiche sfavorevoli, umidità: “divieto di intervenire in condizioni microclimatiche estreme (possibile anche effettuare delle misurazioni indoor con apposita strumentazione); disponibilità di adeguati indumenti di lavoro”;
- presenza di atmosfera esplosiva: “verificare preventivamente l’area al fine di accertare l’eventuale presenza di sostanze infiammabili o esplosive in condizioni non controllate; dotazione di esplosimetro; informazione e formazione sulle atmosfere esplosive”.
Infine alcune indicazioni relative ai rischi legati al campionamento specifico richiesto per l’emergenza:
- “attenersi alle prescrizioni definite nelle procedure valide in attività ordinarie;
- astenersi da azioni per cui non si è competenti poiché la salvaguardia della propria salute e sicurezza prevale sulla necessità di effettuare celermente il monitoraggio ambientale”.
Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana, “ Buone Prassi per la tutela della salute e della sicurezza sul lavoro degli operatori del Sistema Agenziale impegnati nelle emergenze di origine naturale e/o antropica”, documento elaborato da un Tavolo di Lavoro coordinato da ARPA Toscana, con la partecipazione delle Agenzie di Protezione Ambientale di Basilicata, Lazio, Lombardia, Piemonte, Veneto e ISPRA (formato PDF, 8.04 MB).
RTM
Questo articolo è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.
I contenuti presenti sul sito PuntoSicuro non possono essere utilizzati al fine di addestrare sistemi di intelligenza artificiale.