Lo stato della formazione continua in Italia
Il progresso tecnologico ha da sempre un profondo impatto sul mercato del lavoro e sui fabbisogni di competenze. In quest’ottica, i sistemi di formazione continua ricoprono un ruolo cruciale in quanto possono aiutare gli adulti a sviluppare e mantenere competenze rilevanti e a far fronte ai cambiamenti tecnologici.
Tuttavia, secondo il report realizzato dall’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) intitolato “ Getting Skills Right: Future-Ready Adult Learning Systems”, il sistema di apprendimento degli adulti in Italia sembra essere mal preparato ad affrontare queste sfide.
In Italia, la partecipazione degli adulti alla formazione è aumentata considerevolmente negli ultimi dieci anni, con un incremento del 133% nel periodo 2007-2016. Nonostante questi progressi, l'Italia continua a rimanere indietro rispetto alla maggior parte dei paesi OCSE: oggi, solo due adulti su dieci partecipano alla formazione professionale (circa la metà della media OCSE) e, sebbene le persone poco qualificate siano probabilmente quelle che hanno più bisogno di formazione, solo il 9,5% di esse partecipa a corsi di formazione (la media OCSE è circa il 20%). Inoltre, il 38% degli adulti ha scarsi livelli di competenze linguistiche e/o numeriche.
Come in altri paesi dell'OCSE, le PMI in Italia hanno meno probabilità di formare i propri lavoratori rispetto alle grandi aziende. Solamente il 60% delle piccole imprese offre un programma di formazione continua, rispetto al 93,3% delle grandi imprese (oltre 250 dipendenti).
Il basso livello di formazione continua in Italia non permette agli occupati di stare al passo con la digitalizzazione delle professioni. Con l’introduzione delle nuove tecnologie digitali, se il 15,2% dei posti di lavoro potrebbe essere completamente automatizzato, un altro 35,5% verrà profondamente trasformato rispetto alle mansioni che i lavoratori svolgeranno. Ciononostante, le persone che fanno lavori più a rischio digitalizzazione svolgono anche meno formazione (40%) rispetto ai lavoratori con ruoli a basso rischio (59%).
Inoltre, l’allineamento della formazione continua ai fabbisogni del mercato lascia a desiderare: più del 30% delle ore di formazione in Italia si focalizza sulla formazione obbligatoria, come quella in materia di salute e sicurezza. Questa formazione è certamente necessaria, ma dovrebbe essere integrata con altre opportunità che mettano in grado i lavoratori di rimanere al passo con le richieste del mercato del lavoro.
Sebbene un’ampia quota di imprese con almeno 10 dipendenti dichiari di valutare il proprio fabbisogno di competenze, l’Italia è uno dei paesi OCSE con la più bassa corrispondenza tra priorità identificate e attività di formazione erogate. Solo poco più del 3% delle attività mira a migliorare le conoscenze informatiche.
In questo contesto, rinnovare il sistema di formazione continua è fondamentale per consentire agli adulti di accedere ad opportunità di formazione che siano rilevanti e allineate ai fabbisogni del mercato. In che modo? Ecco alcuni possibili interventi suggeriti dall’OCSE:
- Rendere la formazione più inclusiva e accessibile, per esempio sensibilizzando gli adulti sull’importanza della formazione, informandoli sulle opportunità disponibili e incoraggiando le imprese – soprattutto le PMI – a formare i propri dipendenti;
- Allineare la formazione ai fabbisogni, ad esempio assicurandosi che imprese e adulti facciano buon uso del patrimonio informativo esistente sui fabbisogni di competenze;
- Migliorare la qualità della formazione, uniformando gli standard di qualità dei sistemi di accreditamento regionali, e pubblicando informazioni sulla qualità degli enti di formazione;
- Garantire finanziamenti adeguati, ad esempio attraverso risorse pubbliche che si aggiungano al contributo già versato dalle imprese ai Fondi Interprofessionali.
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