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Lavori su coperture: sistemi di arresto caduta e sistemi di salvataggio

Lavori su coperture: sistemi di arresto caduta e sistemi di salvataggio
Redazione

Autore: Redazione

Categoria: DPI

10/12/2018

Indicazioni sulla sicurezza nei lavori in copertura con specifico riferimento all’utilizzo dei sistemi di protezione individuale dalle cadute. Focus sulla classificazione dei sistemi di arresto caduta e sui sistemi di salvataggio.


Roma, 10 Dic – Sappiamo che i vari sistemi di protezione individuale dalle cadute per l’esecuzione in sicurezza dei lavori in copertura si possono dividere in:

  • sistemi di trattenuta;
  • sistemi di posizionamento sul lavoro;
  • sistemi di accesso su fune;
  • sistemi di arresto caduta;
  • sistemi di salvataggio”.

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DPI di Terza Categoria per lavori in quota
Formazione specifica sui D.P.I. (D. Lgs. n.81, 9 aprile 2008, Art. 66 D.P.R. 177/2011)
 

Dopo aver parlato, in un precedente articolo, di uso e scelta dei sistemi di trattenuta e di posizionamento, ci soffermiamo in particolare oggi sui sistemi di arresto caduta e quelli adatti al salvataggio. E lo facciamo tornando a presentare il contenuto di un quaderno di ricerca dell’ Inail dal titolo “ Esecuzione in sicurezza dei lavori in copertura. Misure di prevenzione e protezione” e a cura di Luca Rossi (Dipartimento innovazioni tecnologiche e sicurezza degli impianti, prodotti e insediamenti antropici dell’Inail).

 

La classificazione dei sistemi di arresto caduta

Nel documento si indica che un sistema di arresto caduta comprende “in via generica:

  • un’imbracatura per il corpo;
  • un cordino anticaduta;
  • un assorbitore di energia;
  • dei connettori;
  • un ancoraggio”.

Tuttavia invece del cordino anticaduta e dell’ assorbitore di energia “può essere utilizzato un dispositivo anticaduta di tipo retrattile o dispositivo anticaduta di tipo guidato che incorporano un assorbitore di energia”.

 

Si sottolinea poi che un sistema di arresto caduta “non impedisce la caduta libera, ma arresta la caduta entro una distanza prefissata, a seconda del tipo di dispositivo, mantenendo in sospensione il lavoratore. Un sistema di arresto caduta limita inoltre la forza sul corpo del lavoratore dovuta alla decelerazione durante la frenata”. E può essere “classificato in base alla tipologia dei componenti ed all’ancoraggio:

  • sistema di arresto caduta, che comprende un cordino ed un assorbitore di energia, su ancoraggio puntuale;
  • sistema di arresto caduta, che comprende un cordino ed un assorbitore di energia, su ancoraggio lineare rigido o flessibile orizzontale;
  • sistema di arresto caduta che comprende un dispositivo anticaduta di tipo guidato che scorre su linea di ancoraggio flessibile su ancoraggio puntuale o lineare flessibile orizzontale;
  • sistema di arresto caduta che comprende un dispositivo anticaduta di tipo retrattile su ancoraggio puntuale o lineare flessibile orizzontale”.

 

Nel documento, che vi invitiamo a visionare integralmente, sono riportate indicazioni specifiche su ciascuno dei quattro sistemi di arresto caduta insieme ad alcune immagini esplicative.

 

Un particolare sistema di arresto caduta

Ci soffermiamo, ad esempio, su quanto indicato per il sistema di arresto caduta che comprende un dispositivo anticaduta di tipo guidato che scorre su linea di ancoraggio flessibile su ancoraggio puntuale o lineare flessibile orizzontale.

 

In questo caso il dispositivo anticaduta di tipo guidato “scorre lungo la linea di ancoraggio flessibile e accompagna il lavoratore senza la necessità di regolazioni manuali durante i cambiamenti di posizione. In caso di caduta il dispositivo guidato si blocca automaticamente sulla linea di ancoraggio”.

 

Si ricorda poi che i sistemi di arresto caduta che utilizzano dispositivi di tipo guidato comprendenti una linea di ancoraggio flessibile “destinata all’uso su superfici inclinate sono conformi per l’uso specifico se dichiarati in tal senso dal fabbricante nel manuale di istruzioni. La linea di ancoraggio flessibile può essere una corda di fibra sintetica o una fune metallica ed è fissata ad ancoraggio puntuale o lineare flessibile orizzontale. Essa è dotata o è predisposta per essere dotata di un fine corsa per impedire che il dispositivo anticaduta di tipo guidato si distacchi involontariamente”.

Nel documento sono poi riportati ulteriori dettagli in merito alle funi flessibili metalliche, alle funi sintetiche e alla lunghezza del cordino.

 Riportiamo un’immagine esemplificativa:

 

Esempio di sistema di arresto caduta

 

I sistemi di salvataggio

Si segnala poi che il salvataggio del lavoratore non più autosufficiente è “uno degli aspetti critici riguardante l’attività su coperture. Può capitare infatti che il lavoratore cada e rimanga appeso al sistema di arresto caduta che ne ha impedito l’impatto al suolo. Il lavoratore non più autosufficiente può trovarsi dunque in situazione di incoscienza e non può restarvi per tanto tempo”.

 

E per poter effettuare il salvataggio è prioritario utilizzare le attrezzature eventualmente disponibili in cantiere con le quali si è effettuato l’accesso (e/o sbarco). E possono essere utilizzate, ad esempio, piattaforme di lavoro mobili elevabili (PLE) e i trabattelli.

Tuttavia quando ciò non sia possibile “vanno utilizzati dei DPI specifici, i sistemi di salvataggio”. Sistemi che comprendono:

  • “un’imbracatura;
  • un dispositivo di sollevamento per salvataggio;
  • una fune di salvataggio;
  • dei connettori;
  • un ancoraggio”.

 

In definitiva un sistema di salvataggio è “un sistema di protezione individuale dalle cadute  con il quale una persona può salvare sé o altri, in maniera tale che sia prevenuta la caduta libera. Il dispositivo di sollevamento per salvataggio può essere costituito da un discensore autofrenante che consente di controllare la velocità di discesa, posizionarsi senza chiave di arresto e spostarsi su una superficie inclinata. Alcuni di questi dispositivi sono in grado di ridurre i rischi d’incidente in caso di errato utilizzo (funzione antipanico)”.

 

Per essere soccorso un lavoratore che non sia più autosufficiente deve “essere raggiunto dai lavoratori incaricati”. E occorre valutare la possibilità “di una calata verticale al suolo del lavoratore o di un eventuale suo spostamento in altra posizione più idonea per la discesa. In molte situazioni il lavoratore non più autosufficiente può trovarsi in posizioni che non permettono ai lavoratori incaricati del salvataggio di calarlo direttamente al suolo. In questi casi sarà necessario l’intervento dei corpi specializzati nel soccorso e recupero”.

 

Concludiamo rimandando, anche in questo caso, alla lettura del documento che riporta specifiche indicazioni operative per alcune situazioni tipiche di salvataggio.

 

 

RTM

 

 

Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:

Dipartimento innovazioni tecnologiche e sicurezza degli impianti, prodotti e insediamenti antropici dell’Inail, “ Esecuzione in sicurezza dei lavori in copertura. Misure di prevenzione e protezione”, a cura di Luca Rossi (Dipartimento innovazioni tecnologiche e sicurezza degli impianti, prodotti e insediamenti antropici dell’Inail), Quaderno di ricerca numero 15, ottobre 2017 (formato PDF, 5.73 MB).

 

 

Vai all’area riservata agli abbonati dedicata a “ Esecuzione in sicurezza di lavori in copertura. Le misure di prevenzione”.



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