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I gruppi di lavoratori più esposti ai disturbi muscolo-scheletrici

I gruppi di lavoratori più esposti ai disturbi muscolo-scheletrici
Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Disturbi Muscolo Scheletrici

15/12/2021

Due documenti prodotti per la campagna europea 2020-2022 sui disturbi muscoloscheletrici si soffermano sui particolari rischi per le donne, i lavoratori migranti e i lavoratori LGBTI. Una scheda informativa e una presentazione.

Bilbao, 15 Dic – Come ricordato dall’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro ( EU-OSHA) durante la campagna 2020-2022 “ Ambienti di lavoro sani e sicuri. Alleggeriamo il carico!”, tutti i lavoratori devono essere protetti allo stesso modo dai rischi che provocano disturbi muscolo-scheletrici (DMS) lavoro-correlati, a prescindere dalle loro caratteristiche o circostanze specifiche. E conseguentemente i datori di lavoro sono tenuti a individuare i fattori di rischio per i lavoratori tenendo conto di queste caratteristiche o circostanze.

 

Infatti vi sono gruppi di lavoratori particolarmente esposti a rischi, fisici o psicosociali, associati ai disturbi muscoloscheletrici, ad esempio donne, lavoratori migranti, lavoratori LGBTI (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e intersessuali).

 

Per parlare dei rischi di queste categorie di lavoratori è possibile visitare la sezione web « Diversità dei lavoratori» correlata alla campagna europea. Una sezione che fornisce le risorse necessarie per garantire che tutti i lavoratori siano efficacemente protetti e che contiene studi di casi, relazioni e schede informative che evidenziano le esigenze specifiche dei gruppi di lavoratori fornendo orientamenti su come tenerne conto nella valutazione dei rischi e nella pianificazione delle misure di prevenzione. 

 

Con l’obiettivo di migliorare la prevenzione dei disturbi muscolo-scheletrici per tutti i lavoratori, a partire da coloro che appaiono più esposti al rischio, ci soffermiamo oggi su alcuni documenti, in lingua inglese, presenti nella sezione relativa alle diversità e con riferimento alle lavoratrici, ai lavoratori migranti e ai lavoratori LGBTI.

 

L’articolo si sofferma sui seguenti argomenti:


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La scheda sui rischi per donne, migranti e LGBTI

Una scheda informativa – dai titolo “Musculoskeletal disorders and workforce diversity: risk factors and prevention initiatives in specific groups of workers” - ricorda come in Europa la forza lavoro si stia diversificando sempre più, anche a causa dell’aumento della quota, nel mercato del lavoro, delle categorie relative a donne, migranti e lavoratori LGBTI.

 

 

E come già indicato in premessa, rispetto ad altri lavoratori queste categorie appaiono maggiormente esposte a rischi e situazioni particolari - ad esempio molestie, insicurezza occupazionale e bassa retribuzione - che comportano una maggiore probabilità di sviluppare disturbi muscolo-scheletrici.

 

Nelle valutazioni dei rischi è dunque fondamentale tenere conto anche delle questioni di genere e delle diversità: questo è l’unico modo per creare effettivamente ambienti di lavoro sani e produttivi.

 

Nella scheda sono forniti esempi di iniziative e pratiche aziendali volte a prevenire i rischi connessi ai DMS tra le suddette categorie di lavoratori.

 

I fattori di rischio per i lavoratori migranti

Riprendiamo dalla scheda, a titolo esemplificativo, alcune indicazioni sui fattori di rischio per i lavoratori migranti.

 

Si indica che i lavoratori migranti sono più esposti ai rischi fisici rispetto agli altri lavoratori “nativi”. E secondo alcuni dati del 2015 (EWCS), il 40% dei lavoratori migranti passa almeno un quarto del loro tempo a trasportare o spostare carichi pesanti (31% per i lavoratori nativi) e il 51% di essi passa almeno un quarto del loro tempo in posizioni faticose o dolorose (43 % per i lavoratori nativi).

Inoltre i lavoratori migranti, che risultano più esposti a vari rischi (vibrazioni, temperature estreme, pesticidi, sostanze chimiche, …), hanno più incidenti sul lavoro.

 

Riguardo alle cause si indica che i lavoratori migranti “hanno maggiori probabilità di lavorare in lavori "3D" (dirty, dangerous, demanding - sporchi, pericolosi, impegnativi), che sono generalmente associati a condizioni di lavoro scadenti e a maggiori rischi in materia di salute e sicurezza.

 

Inoltre la maggiore prevalenza di DMS tra i lavoratori migranti risulta associata sia a rischi fisici che a rischi organizzativi e psicosociali:

  • bullismo, molestie e discriminazione sul lavoro;
  • sentimenti di isolamento e mancanza di supporto;
  • discriminazione;
  • lavoro temporaneo e precario;
  • orari di lavoro lunghi;
  • mancanza di opportunità di carriera, salari bassi;
  • poca formazione e mancanza di coinvolgimento in attività legate alla salute e sicurezza sul lavoro;
  • minore potere contrattuale con i datori di lavoro;
  • conoscenza limitata della lingua e della cultura del paese ospitante;
  • accesso limitato all'alloggio e ai servizi sanitari”.

 

Tra l’altro i salari più bassi spingono i lavoratori migranti a fare più lavori per sbarcare il lunario, causando più stress e fatica.

 

La situazione per le donne lavoratrici e i lavoratori LGBTI

Riprendiamo poi alcuni dati da una presentazione in PowerPoint – dal titolo “Workforce Diversity and Musculoskeletal Disorders (MSDs)” - che fornisce esempi di pratiche, iniziative politiche e misure di prevenzione per ridurre il rischio professionale e migliorare le condizioni di lavoro.  

 

Riguardo alle donne si indica che le lavoratrici sono particolarmente esposte, rispetto agli altri lavoratori a una serie di fattori di rischio fisico legati al lavoro (sollevamento, movimenti ripetitivi, posizioni scomode) associati al rischio di sviluppare disturbi muscolo-scheletrici e generalmente associati ai settori/occupazioni specifici in cui le donne sono presenti.

Secondo i dati di un’indagine europea sulle condizioni di lavoro (2015) un'alta percentuale di donne è impiegata in lavori che comportano una seduta prolungata (62 %), l'uso del computer (62 %) e movimenti ripetitivi delle mani o delle braccia (61 %) per almeno un quarto del tempo di lavoro. Inoltre il 42% delle lavoratrici, sempre per almeno un quarto del tempo lavorativo, riferisce di lavorare in posizioni stancanti o dolorose. E il 15 % delle lavoratrici è impiegato in lavori che comportano il sollevamento o lo spostamento di persone (ad esempio sanità, istruzione, servizi domestici).

 

Riguardo ai lavoratori LGBTI si indica che sono più frequentemente esposti a molestie, discriminazioni, bullismo e abusi verbali, ed è più probabile che lavorino senza contratti a tempo indeterminato, con una retribuzione inferiore, prospettive di carriera limitate e insicurezza del lavoro. Inoltre questi lavoratori sono frequentemente esposti a forme di discriminazione sottile e microaggressioni, (battute e scherzi, sguardi, pettegolezzi e commenti negativi) che contribuiscono ad aumentare insicurezza e isolamento con conseguenze negative sul benessere e la salute.

 

Rimandiamo in conclusione alla lettura dei documenti originali che sono in lingua inglese e che riportano ulteriori indicazioni sulla valutazione dei rischi, sulle buone pratiche e sulle politiche raccomandate all’interno delle aziende.

 

 

Il link al sito della campagna “Ambienti di lavoro sani e sicuri. Alleggeriamo il carico!”

 

 

RTM

 

 

Scarica i documenti da cui è tratto l'articolo:

Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, “ Musculoskeletal disorders and workforce diversity: risk factors and prevention initiatives in specific groups of workers”, scheda informativa in lingua inglese, documento correlato alla campagna europea “Ambienti di lavoro sani e sicuri. Alleggeriamo il carico!” (formato PDF, 726 kB).

 

Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, “ Workforce Diversity and Musculoskeletal Disorders (MSDs)”, presentazione in lingua inglese, documento correlato alla campagna europea “Ambienti di lavoro sani e sicuri. Alleggeriamo il carico!” (formato PPT, 1.30 MB).

 


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