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Per visualizzare questo banner informativo è necessario accettare i cookie della categoria 'Marketing'L’ANAAO: la finanziaria nega turni di riposo regolari ai medici
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Ospitiamo la lettera che l’ANAAO Assomed, Associazione medici Dirigenti, ha scritto al Presidente del consiglio prodi per chiedere la cancellazione di una norma della finanziaria 2008 che “nega i turni di riposo regolari ai medici italiani”.
Allarme anche dall’Ipasvi, Ordine Professionale degli Infermieri di Milano che sottolinea: “diritto al riposo giornaliero addio!” (si veda il comunicato nel sito dell’ordine).
Roma 8 gennaio 2008
Con la Legge Finanziaria 2008, lontano dai clamori mediatici ed eludendo ogni confronto con le Organizzazioni sindacali nelle sedi istituzionali, il Governo ha stabilito in uno degli innumerevoli commi dell’articolo 3 (il n. 85) che alcune delle tutele relative all’organizzazione del lavoro contenute nelle direttive europee 93/104/C.E. e 2000/34/C.E., recepite in Italia con il D.Lgs 66/2003, non sono applicabili al personale del ruolo sanitario del SSN. In particolare, viene dichiarata non esigibile la norma, valida nel resto del mondo sanitario europeo, che garantisce durante la giornata un periodo di riposo continuativo minimo di 11 ore (articolo 7 del D.Lgs 66/2003).
Le direttive europee prevedono, infatti, che “i lavoratori dispongano di periodi di riposo regolari, la cui durata è espressa in unità di tempo, e sufficientemente lunghi e continui per evitare che essi, a causa della stanchezza, della fatica o di altri fattori che perturbano l'organizzazione del lavoro, causino lesioni a sé stessi, ad altri lavoratori o a terzi o danneggino la loro salute, a breve o a lungo termine” (Direttiva 88/2003/C.E.).
La Legge Finanziaria, abrogando tale diritto, in assenza di adeguati limiti contrattuali al lavoro massimo giornaliero, rende di fatto programmabili negli ospedali italiani turni di lavoro della durata persino di 24 ore continuative.
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I nostri legislatori ignorano del tutto la correlazione evidenziata da numerosi studi scientifici tra prolungamento eccessivo del tempo di lavoro e rischio di errore in clinica. E’ farisaico scandalizzarsi per i casi di cosiddetta malasanità, legati in prevalenza al mancato rispetto di standard organizzativi e di sicurezza da parte delle aziende sanitarie, se poi con provvedimenti legislativi si accresce il rischio clinico e la insicurezza negli ospedali. E’ inutile prevedere unità di risk management nei luoghi di lavoro se poi un chirurgo è costretto ad entrare in sala operatoria magari dopo 20 ore di servizio continuativo. Quanti dei nostri parlamentari si farebbero operare in queste condizioni?
Ci chiediamo che valore abbia la firma apposta dal Governo italiano sul Trattato di Lisbona, sulla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea e sulla recente dichiarazione congiunta “La salute in tutte le politiche” che richiamano in più punti il diritto alla protezione della salute umana attraverso la fissazione di norme elevate di qualità e sicurezza e il diritto di ogni lavoratore ad avere una limitazione della durata massima del lavoro e a periodi di riposo giornalieri e settimanali (Carta dei Diritti Fondamentali dell’U.E., art. 31, comma 2).
L’Anaao Assomed, nel ribadire che i modi dell’applicazione del decreto legislativo n. 66/2003 andranno definiti all’interno del rinnovo del contratto nazionale di lavoro,
esprime la più ferma protesta contro una norma che lede il diritto dei lavoratori della sanità alla tutela della propria integrità psico-fisica e quello dei cittadini a ricevere prestazioni sanitarie con il più elevato standard di sicurezza;
chiede che la norma venga cancellata dal Governo con un apposito provvedimento d’urgenza;
dà mandato ai propri studi legali di ricorrere nelle sedi opportune, fino alla Corte di Giustizia Europea.
Carlo Lusenti
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