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“Fumo killer” impunito...per ora

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Dirigenti

17/03/2005

Assolti in secondo grado i dirigenti della banca nella quale morì una dipendente asmatica esposta al fumo passivo. Il marito della donna: “Una sentenza scandalo”. Annunciato il ricorso in Cassazione.

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Ribaltando la sentenza di primo grado, la Corte d'Appello di Milano ha assolto i due dirigenti della filiale milanese di una banca, accusati di omicidio colposo per la morte di una impiegata asmatica esposta al fumo passivo delle sigarette dei colleghi.

In primo grado, nel marzo 2002, i due dirigenti erano stati infatti condannati per avere esposto agli effetti nocivi del fumo passivo la donna, asmatica dalla nascita, che aveva in piu’ occasioni chiesto di essere spostata dalla reception invasa dal fumo passivo.

Il marito di Monica Crema, Livio Calvani, ha definito quella della Corte di Appello di Milano una “sentenza scandalo”.
Su quali basi i giudici hanno assolto i due dirigenti della banca? “Non so rispondere – ha affermato Livio Calvani intervistato dalla nostra redazione poco dopo la sentenza– Non ci sono dati certi che scagionino i due dirigenti. Ci sono invece circostanze che confermano i capi di imputazione. Non è stato tenuto conto che mia moglie era asmatica fin dalla nascita, che aveva più volte richiesto di essere spostata. Circostanze confermate anche dai due imputati, quando 4 giorni dopo la morte di Monica, non ancora indagati, avevano confermato che mia moglie si era lamentata della situazione.”

Il fumo passivo respirato sul luogo di lavoro nulla c’entra con la crisi asmatica che causò la morte della donna?
Eppure i risultati di recenti ricerche di rilievo internazionale, presentate dai periti di parte al processo, hanno evidenziato le potenzialità irritanti e asmigene (cioè in grado di generare crisi d’asma in soggetti predisposti) del fumo passivo.
[Si veda PuntoSicuro del 31.8.2004 ].
E gli obblighi di tutela della salute dei lavoratori dai fattori di rischio presenti sul luogo di lavoro?

Livio Calvani, amareggiato, ritiene che la sentenza abbia confermato che non c’erano le condizioni per continuare il processo a Milano. Le istanze presentate al riguardo non sono state tuttavia accolte.
Livio Calvani ed i suoi legali hanno annunciato il ricorso in Cassazione.

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