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Nel nuovo numero di Dati Inail un focus sulle lavoratrici

Nel nuovo numero di Dati Inail un focus sulle lavoratrici
Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Differenze di genere, età, cultura

09/03/2023

INAIL dedica un approfondimento al tema della conciliazione tra vita familiare e vita professionale, all’andamento degli infortuni e delle malattie professionali in ottica di genere e ai rischi per l’apparato muscoloscheletrico delle donne.

Nel nuovo numero di Dati Inail un focus sulle lavoratrici

INAIL dedica un approfondimento al tema della conciliazione tra vita familiare e vita professionale, all’andamento degli infortuni e delle malattie professionali in ottica di genere e ai rischi per l’apparato muscoloscheletrico delle donne.

ROMA - Alla vigilia della Giornata internazionale della donna, il nuovo numero del periodico statistico Dati Inail analizza l’andamento delle malattie e degli infortuni lavoro-correlati in ottica di genere e approfondisce il tema della conciliazione tra vita familiare e vita professionale. Soffermando l’attenzione sulla partecipazione delle donneal mercato del lavoro, infatti, non è possibile ignorare il ruolo che hanno i carichi di lavoro domestico e di cura, svolti ancora per la maggior parte dalla componente femminile all’interno dei nuclei familiari. Come confermato dal secondo rapporto dell’Istat sul “Benessere equo e sostenibile”, nel 2021 il tasso di occupazione nelle donne senza figli e per la fascia 25-49 anni era del 73,9%, mentre scendeva al 53,9% tra quelle con almeno un figlio di età inferiore ai sei anni. La stessa dinamica non è rilevabile invece tra gli uomini, per i quali l’aumento del numero di figli non determina una riduzione del tasso di occupazione.

La quota dei decessi in itinere è il doppio rispetto agli uomini. 

La promozione dell’uguaglianza di genere e le iniziative volte a colmare il divario occupazionale tra uomini e donne devono prestare particolare attenzione anche alla sicurezza sul lavoro. L’80% degli oltre 205mila infortuni denunciati dalle lavoratrici nel 2021 è avvenuto in occasione di lavoro (la quasi totalità senza mezzo di trasporto) e il restante 20% in itinere (due terzi con mezzo di trasporto). Nel 2021 il numero delle infortunate durante il tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il luogo di lavoro risulta di poco inferiore a quello degli uomini (40.909 casi contro 43.434), a differenza di quanto avvenuto nel triennio 2017-2019, quando lo aveva sempre superato. Nel corso del quinquennio la quota degli infortuni in itinere sul totale dello stesso sesso è stata sempre più elevata per le donne rispetto a quella degli uomini (mediamente 21% contro 11%) e anche per i casi mortali questo rapporto è risultato sempre più alto per la componente femminile rispetto a quella maschile (mediamente 40% contro 21%).

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Un quarto degli incidenti femminili è concentrato nelle prime tre ore del lunedì. 

Sempre con riferimento all’intero quinquennio 2017-2021, per le donne il primo giorno della settimana si conferma essere quello più rischioso a livello infortunistico proprio nelle prime tre ore lavorative del lunedì, in cui si concentra un quarto degli infortuni riconosciuti in occasione di lavoro. Ciò è dovuto probabilmente a una minore concentrazione alla ripresa dell’attività lavorativa dopo la pausa del fine settimana. Dall’analisi della Consulenza statistico attuariale Inail emerge, inoltre, che la percentuale di infortuni avvenuti alle donne tra sabato e domenica nel settore della Sanità risulta essere più alto (più di sette su 10) rispetto alla componente maschile e che negli altri settori dei servizi attivi nel fine settimana, come Commercio, Alberghi e ristoranti, che presentano un alto tasso di occupazione femminile, si registra circa il 27% dei casi (quasi 19mila su oltre 70mila). Concentrando l’attenzione sui soli infortuni in itineredelle donne, oltre il 50% dei casi codificati e riconosciuti è avvenuto la mattina, ovvero all’inizio del turno lavorativo, circa un quarto durante la pausa pranzo e uno su otto alla fine della giornata di lavoro.

Un caso mortale su tre tra le over 59enni. 

Nel 2021 l’età media all’infortunio per le lavoratrici è di 42 anni (40 per i lavoratori) e la classe di età che racchiude il maggior numero di casi è quella compresa tra i 50 e i 59 anni (59.257), seguita dalla fascia dai 40 ai 49 (46.714) e da quella dai 30 ai 39 (31.897). Nel corso del quinquennio 2017-2021 l’incidenza degli infortuni delle over 59enni è passata dal 7,6% al 9,5% ed è proprio questa fascia ad aver registrato nel 2021 un terzo dei casi mortali delle donne (49 su 148), 24 dei quali hanno riguardato le lavoratrici di età compresa tra i 60 e i 64 anni. Seguono la classe 50-54 anni, con 31 decessi, e quella 55-59 anni, con 23 (erano 54 nel 2020). L’età media al decesso per le donne è pari a 53 anni, due in più rispetto a quella degli uomini (51). I 148 casi mortali femminili segnalati all’Inail nel 2021 sono 44 in meno rispetto ai 192 registrati l’anno precedente e 34 in più rispetto al 2017, con un incremento di circa il 30% che è quasi il doppio rispetto al +17,3% rilevato per gli uomini.

Nelle infezioni da Covid un’incidenza elevata fin dall’inizio della pandemia. 

Dei 315.055 infortuni sul lavoro da Sars-CoV-2 denunciati all’Istituto dall’inizio della pandemia alla data del 31 dicembre 2022, ben 215.487, pari a poco meno di sette contagi su 10, sono femminili, una percentuale molto superiore rispetto a quella rilevata per le denunce in complesso, per le quali la quota di infortuni delle donne è mediamente del 40%. L’analisi dei dati statistici, infatti, mostra che le donne sono occupate in settori produttivi nei quali il virus si è particolarmente diffuso, a partire dall’ambito sanitario e da molte attività che vi gravitano attorno, come la pulizia degli ambienti ospedalieri, e da professioni in cui è richiesto un contatto prolungato con gli utenti, come le operatrici allo sportello, le commesse o le insegnanti. Le vittime femminili da contagio sono invece 154 su 891 e rappresentano il 17,3% del totale, una quota più in linea con quella sul complesso delle morti sul lavoro, mediamente pari all’11%.

Il 64% delle patologie nei settori dei servizi. 

Le malattie professionali denunciate dalle lavoratrici nel 2021 sono state 14.878, 2.817 in più rispetto all’anno precedente (+23,4%) e pari al 27% delle 55.202 tecnopatie denunciate nel complesso. Rispetto ai 57.996 casi del 2017, invece, il calo è stato del 4,8%, per effetto di un decremento del 4,3% per gli uomini e del 6,1% per le donne. Il 77,5% delle patologie denunciate dalle lavoratrici nel 2021 è concentrato nella gestione Industria e servizi (contro l’84,4% di quelle dei lavoratori), il 20,6% in Agricoltura e il restante 1,9% nel Conto Stato. Caratteristica, anche per effetto delle distribuzioni occupazionali “di genere”, è la diversa partizione delle denunce tra i due sessi nell’ambito delle attività dell’Industria e servizi. Escludendo i casi non determinati, la quasi totalità delle denunce (70%) degli uomini si concentra nelle attività industriali, come quelle manifatturiere e delle costruzioni. Per le donne accade il contrario, con il 64% dei casi nei settori dei servizi (sanità e commercio i principali) e il restante 36% nelle attività industriali.

I disturbi muscoloscheletrici e la necessità di una prevenzione specifica per genere. 

Anche nel 2021 a colpire i lavoratori nel complesso sono state soprattutto le malattie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, che insieme a quelle del sistema nervoso raggiungono l’82% del totale delle denunce. Dietro a questo risultato medio si nasconde, però, una differenza ben marcata tra uomini e donne: se le patologie citate rappresentano il 78% delle denunce dei lavoratori, la stessa percentuale, infatti, sale al 92% tra le lavoratrici (13.705 delle 14.878 denunce femminili complessive). Sebbene la presenza delle donne nel mondo del lavoro sia aumentata in tutti i settori di attività, compresi alcuni tradizionalmente maschili, è ancora raro, però, trovare metodi per la valutazione del rischio per l’apparato muscoloscheletrico nei quali vi sia una precisazione di genere. Le stesse norme tecniche per la valutazione di questo rischio, sottolinea infatti Dati Inail, non introducono indicazioni per una specificazione in base al genere. Solo nel caso della movimentazione manuale di carichi è prevista una differenziazione tra uomini e donne nel peso massimo da movimentare, anche in relazione all’età, ma le indicazioni fornite sono incomplete. Di qui la necessità di ulteriori raccolte di dati e linee guida che conducano ad azioni di prevenzione efficaci e specifiche per genere. 

  • Febbraio 2023 (.pdf - 1,2 mb)
    La donna tra il lavoro e la famiglia - Donne e infortuni sul lavoro - Caratteristiche dei contagi da Sars-CoV-2 tra le lavoratrici - Le malattie professionali in ottica di genere - Donne lavoratrici e rischi per l’apparato muscoloscheletrico


Fonte: INAIL


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