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Le donne si infortunano meno degli uomini?

Nell’analisi dell’andamento infortunistico in Italia presentata dall’Inail è stata dedicata particolare attenzione agli “infortuni in rosa”.
Nel 2003 l'occupazione femminile è cresciuta complessivamente dell'1,5%, in misura cioè più che doppia rispetto a quella maschile (+ 0,7%).
Il calo degli infortuni, indicato pari a - 1,2% dai dati provvisori, dovrebbe attestarsi, alla verifica definitiva, su un valore inferiore al punto percentuale.
I casi mortali fanno registrare una sostanziale stabilità, con la previsione di un incremento di poche unità a periodo consolidato; anche per le donne dovrebbe risultare confermata, invece, la contrazione della mortalità in itinere.
I dati rivelano che il rischio d'infortunio sul lavoro per la donna è nettamente inferiore a quello degli uomini.
Questo vale sia a livello generale (la donna è occupata prevalentemente nelle attività a più basso rischio) dove l'indice maschile è più che doppio rispetto a quello femminile (52,3 contro 23,8); sia all'interno dei singoli settori (la donna è adibita a mansioni meno pesanti e pericolose).
Le attività a maggior rischio per la componente femminile sono quelle che riguardano l'Agricoltura (51,7), mentre le attività dell'Industria e quelle dei Servizi presentano valori mediamente simili (21,7 e 21,8) e sensibilmente più contenuti rispetto a quelli rilevati per gli uomini (pari, rispettivamente, a 64,1 e 38,4).
I divari più accentuati fra i due sessi si riscontrano nelle attività industriali e in particolare in quei settori, come le Costruzioni, la Metalmeccanica e il Legno, dove il ruolo della donna nel circuito lavorativo è necessariamente diverso rispetto a quello dell'uomo. Anche nel Tessile, attività a preponderante presenza di manodopera femminile, il rischio infortunistico delle donne è praticamente pari ad un terzo di quello maschile.
Unica eccezione è rappresentata dalla Sanità (servizi sanitari, veterinari e assistenza sociale) settore nel quale i ruoli più o meno si equivalgono e la frequenza infortunistica femminile risulta in linea, anzi è anche leggermente superiore a quella maschile.
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