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Sul numero di aprile 2008, DatiInail affronta il problema degli infortuni mortali in Italia e l’articolo “Morti bianche nel terzo millennio” di Franco D’Amico riporta alcuni dati molto interessanti relativi al trend storico del “fenomeno infortuni mortali”.
Leggendo questi dati si può affermare che da “un punto di vista puramente statistico” gli infortuni mortali, dagli anni ’60 ad oggi, sono stati tendenzialmente in decrescita.
Dai 4.500 decessi negli anni del boom economico, gli anni ’60, si è passati, nel nuovo millennio - caratterizzato da “una crescente attenzione, anche normativa, ai problemi dell’ambiente e della salute”- ad un numero leggermente superiore ai 1500.
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Il ribasso è stato quasi sempre continuo anche dal 2000 ad oggi “segnando ad oggi una ulteriore flessione di quasi il 20%; il calo è stato continuo dal 2001 (1.546 casi) al 2005 (1.280 casi) e si è interrotto per un improvviso rialzo nel 2006 (1.341 casi)”.
Inoltre le previsioni per il 2007 “indicano una ripresa della riduzione degli eventi mortali, che dovrebbero attestarsi su livelli inferiori anche rispetto al minimo storico del 2005”.
Numeri che sono sicuramente ancora troppo alti, che non possono e non devono essere considerati un dato strutturale, ma che ci permettono di affrontare la situazione infortunistica in un clima di minore emergenzialità.
DatiInail continua poi con un articolo intitolato “ESAW: l’armonizzazione continua” di Gianfranco Ortolani.
Come PuntoSicuro ha già ricordato in passato il confronto europeo relativo ai dati infortunistici ha spesso risentito pesantemente delle difformità legate ai criteri di rilevazione e alle diverse procedure di dichiarazione di non pochi Stati membri (tra cui Regno Unito, Irlanda, Paesi Bassi, Danimarca e Svezia).
In questi Paesi, che non dispongono di un sistema assicurativo specifico per gli infortuni sul lavoro, "in pratica, solo una parte viene effettivamente dichiarata e tali sistemi fanno registrare un livello di dichiarazione medio soltanto del 30-50% per l'insieme di tutti i settori di attività economica" (fonte: ESAW, Statistiche europee degli infortuni sul lavoro. Metodologia, Eurostat, Commissione europea).
Per rispondere a questi problemi è partito diversi anni fa un processo di armonizzazione attraverso la creazione di due sistemi statistici che consentono il confronto dei dati relativi a Paesi membri diversi, precisamente il sistema statistico infortunistico unitario ESAW (“European Statistics on Accidents at Work”) ed il sistema EODS (“European Occupational Diseases Statistics”) relativo alle malattie da lavoro.
L’articolo racconta appunto che “si è svolta a Lussemburgo nei giorni 15 e 16 aprile la riunione annuale del Technical Group dedicata ai problemi di ESAW e di EODS e aperta alle ventisette delegazioni degli attuali partner, a quelle di Svizzera e Norvegia (futuri soci) e a quelle di molte organizzazioni internazionali come l’Agenzia di Bilbao, ILO e OMS”.
Riguardo agli infortuni e al problema “della qualità dei dati relativi alle variabili della fase ESAW/3 che riguardano le modalità di accadimento degli infortuni” si è rilevato che ci sono ancora carenze “sia per il numero limitato di Paesi membri che fornisce tali dati, sia per i non soddisfacenti livelli di completezza delle codifiche”.
In Italia, tra i pochi paesi a “fornire dati per tutte le otto variabili richieste”, la codifica ESAW/3 è monitorata con continuità e “la qualità dei risultati mostra un progressivo miglioramento che dovrebbe sfociare a breve in un nuovo sistema informatico di acquisizione dei dati”.
Uno specifico e capiente portale sarà costruito prossimamente da Eurostat per facilitare l’acquisizione e l’afflusso dei dati annuali da parte dei paesi membri della Unione Europea.
La pubblicazione DatiInail di aprile 2008 n.4 (formato PDF, 68 kB).
Tiziano Menduto
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