Infortuni e malattie professionali: i dati dei primi cinque mesi del 2022
Nella sezione “Open data” del sito Inail sono disponibili i dati analitici delle denunce di infortunio – nel complesso e con esito mortale – e di malattia professionale presentate all’Istituto entro il mese di maggio. Nella stessa sezione sono pubblicate anche le tabelle in formato pdf del “modello di lettura”, contenenti i dati aggregati con i confronti “di mese” (maggio 2021 vs maggio 2022) e “di periodo” (gennaio-maggio 2021 vs gennaio-maggio 2022).
Gli open data pubblicati sono provvisori e il loro confronto richiede cautele, in particolare rispetto all’andamento degli infortuni con esito mortale, soggetti all’effetto distorsivo di “punte occasionali” e dei tempi di trattazione delle pratiche. Per quantificare il fenomeno, comprensivo anche dei casi accertati positivamente dall’Istituto, sarà quindi necessario attendere il consolidamento dei dati dell’intero 2022, con la conclusione dell’iter amministrativo e sanitario relativo a ogni denuncia.
Nel numero complessivo degli infortuni sono comprese anche le comunicazioni obbligatorie effettuate ai soli fini statistici e informativi da tutti i datori di lavoro e i loro intermediari, compresi i datori di lavoro privati di lavoratori assicurati presso altri enti o con polizze private, degli infortuni che comportano un’assenza dal lavoro di almeno un giorno, escluso quello dell’evento.
Il confronto effettuato su un breve periodo potrebbe rivelarsi poco attendibile rispetto al trend che si delineerà nei prossimi mesi. Per un’analisi più indicativa dell’andamento infortunistico, infatti, sarà necessario attendere un lasso di tempo maggiore, anche per tener conto di eventuali ritardi nelle denunce di infortunio, in particolare di quelle con esito mortale e da contagio da Covid-19.
Ciò premesso, nei primi cinque mesi del 2022 si registra, rispetto all’analogo periodo del 2021, un deciso aumento delle denunce di infortunio in complesso (dovuto in parte al più elevato numero di denunce di infortunio da Covid-19 e in parte alla crescita degli infortuni “tradizionali”), un calo di quelle mortali e una crescita delle malattie professionali.
DENUNCE DI INFORTUNIO
Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail entro lo scorso mese di maggio sono state 323.806, in aumento del 47,7% rispetto alle 219.262 dei primi cinque mesi del 2021 (+56,1% rispetto alle 207.472 del periodo gennaio-maggio 2020 e +20,2% rispetto alle 269.431 del periodo gennaio-maggio 2019).
I dati rilevati al 31 maggio di ciascun anno evidenziano a livello nazionale per i primi cinque mesi del 2022 un incremento rispetto al pari periodo del 2021 sia dei casi avvenuti in occasione di lavoro, passati dai 194.280 del 2021 ai 290.283 del 2022 (+49,4%), sia di quelli in itinere, occorsi cioè nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il posto di lavoro, che hanno fatto registrare un aumento del 34,2%, da 24.982 a 33.523.
Nello scorso mese di maggio il numero degli infortuni sul lavoro denunciati ha segnato un +44,2% nella gestione Industria e servizi (dai 182.561 casi del 2021 ai 263.242 del 2022), un -1,6% in Agricoltura (da 10.447 a 10.276) e un +91,5% nel Conto Stato (da 26.254 a 50.288). Si osservano incrementi generalizzati degli infortuni in occasione di lavoro in quasi tutti i settori produttivi, in particolare nei Trasporti e magazzinaggio (+144,3%), nella Sanità e assistenza sociale (+134,4%) e nelle Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione (+105,1%).
L’analisi territoriale evidenzia un incremento delle denunce di infortunio in tutte le aree del Paese: più consistente nel Sud (+65,8%), seguito da Isole (+61,5%), Nord-Ovest (+55,7%), Centro (+48,2%) e Nord-Est (+30,2%). Tra le regioni con i maggiori aumenti percentuali si segnalano principalmente la Campania (+112,1%), la Liguria (+75,7%) e l’Abruzzo (+66,5%). L’aumento che emerge dal confronto di periodo tra il 2022 e il 2021 è legato sia alla componente femminile, che registra un +71,0% (da 83.764 a 143.274 denunce), sia a quella maschile, che presenta un +33,2% (da 135.498 a 180.532).
L’incremento ha interessato sia i lavoratori italiani (+50,6%), sia quelli extracomunitari (+35,0%) e comunitari (+28,1%). Dall’analisi per classi di età emergono incrementi generalizzati in tutte le fasce. Quasi la metà dei casi confluisce nella classe 40-59 anni.
CASI MORTALI
Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Istituto entro lo scorso mese di maggio sono state 364, 70 in meno rispetto alle 434 registrate nei primi cinque mesi del 2021 (68 in meno rispetto alle 432 del periodo gennaio-maggio 2020 e 27 in meno rispetto alle 391 del periodo gennaio-maggio 2019).
A livello nazionale i dati rilevati al 31 maggio di ciascun anno evidenziano, pur nella provvisorietà dei numeri, un incremento per i primi cinque mesi del 2022 rispetto allo stesso periodo del 2021 solo dei casi in itinere, passati da 72 a 96, mentre quelli avvenuti in occasione di lavoro sono scesi da 362 a 268. Il calo ha riguardato l’Industria e servizi (da 359 a 303 denunce), l’Agricoltura (da 45 a 42) e il Conto Stato (da 30 a 19).
Dall’analisi territoriale emerge un incremento di due casi mortali nelle isole (da 26 a 28) e un decremento di 57 casi al Sud (da 130 a 73), di otto nel Nord-Est (da 94 a 86), di quattro al Centro (da 81 a 77) e di tre nel Nord-Ovest (da 103 a 100). Tra le regioni con i maggiori aumenti si segnalano la Lombardia (+6 casi mortali), la Sardegna (+4), il Veneto e la Toscana (+3 ciascuna). I maggiori decrementi, invece, sono quelli della Campania (-19), dell’Abruzzo (-15), della Puglia (-12) e del Molise (-10).
Il calo rilevato tra i primi cinque mesi del 2021 e del 2022 è legato solo alla componente maschile, i cui casi mortali denunciati sono passati da 390 a 317, mentre quella femminile sale da 44 a 47 casi. In diminuzione le denunce dei lavoratori italiani (da 380 a 300 decessi), in aumento quelle dei comunitari (da 14 a 22) e degli extracomunitari (da 40 a 42). Dall’analisi per classi di età, da segnalare gli aumenti dei casi mortali tra i 30-44enni (da 66 a 85 casi) e i decrementi tra i 45-64enni (da 287 a 213).
DENUNCE DI MALATTIA PROFESSIONALE
Le denunce di malattia professionale protocollate dall’Inail nei primi cinque mesi del 2022 sono state 25.593, in aumento di 1.672 casi (+7,0%) rispetto allo stesso periodo del 2021 (8.909 casi in più, per un incremento percentuale del 53,4%, rispetto al pari periodo del 2020, e 1.792 casi in meno rispetto al periodo gennaio-maggio 2019, con una riduzione del 6,5%).
I dati rilevati al 31 maggio di ciascun anno mostrano un aumento per i primi cinque mesi di quest’anno rispetto allo stesso periodo del 2021 nelle gestioni Industria e servizi (+7,3%, da 19.605 a 21.029 casi) e Agricoltura (+6,4%, da 4.082 a 4.343), mentre il Conto Stato fa registrare una flessione (-5,6%, da 234 a 221). L’analisi territoriale evidenzia un incremento delle denunce nel Nord-Ovest (+13,8%), nel Sud (+9,9%), nelle Isole (+9,7%), nel Centro (+6,5%) e nel Nord-Est (+0,2%).
In ottica di genere si rilevano 1.496 denunce di malattia professionale in più per i lavoratori, da 17.488 a 18.984 (+8,6%), e 176 in più per le lavoratrici, da 6.433 a 6.609 (+2,7%). Nel complesso, l’aumento ha interessato le denunce dei lavoratori italiani, passate da 22.172 a 23.657 (+6,7%), degli extracomunitari, da 1.193 a 1.270 (+6,5%) e dei comunitari, da 556 a 665 (+19,6%).
Le patologie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, quelle del sistema nervoso e dell’orecchio continuano a rappresentare, anche nei primi cinque mesi del 2022, le prime tre malattie professionali denunciate, seguite dai tumori e dalle malattie del sistema respiratorio.
- Open data
Nell'ambito del processo di valorizzazione del proprio patrimonio informativo, l'Inail mette a disposizione dei cittadini un set di dati pubblici, in formato aperto e senza restrizioni per il riutilizzo.
Fonte: INAIL
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Rispondi Autore: Carmelo Catanoso - likes: 0 | 07/07/2022 (05:28:04) |
Si continuano a fornire dati in valore assoluto in barba ai principi della statistica ed ai contenuti della UNI 7249. Nessun dato riguardante gli indici di frequenza, di gravità e di incidenza. Prendiamo, ad esempio, il settore delle costruzioni. Sono aumentati gli infortuni ma sono anche aumentate sia le ore lavorate (esposizione al rischio) che il numero di occupati (esposti al rischio), visti anche i vari "bonus". Se gli infortuni non sono "pesati" sulle ore lavorate (in realtà sono ore retribuite) o sul numero di occupati, come si fa a sapere quale sia il trend effettivo? |
Rispondi Autore: ANMIL (Associazione nazionale tra lavoratori mutilati ed invalidi del lavoro) - likes: 0 | 08/07/2022 (07:02:41) |
La gravità di questi dati è oggettiva e, a nostro parere, aprire la lettura dei numeri con una lunga premessa che tende a sminuirne la gravità, sembra voler avallare le letture di chi non vede che un aumento delle denunce degli infortuni del 20% rispetto allo stesso periodo del 2019 (ovvero prepandemia) sia una cosa inaccettabile. Manca l’aumento delle ore lavorate e certamente una comparazione aiuterebbe, ma quanti di questi infortuni denunciati erano di lavoratori in nero o irregolari? Se si leggessero i dati dell’attività ispettiva emergerebbe un quadro ancora più desolante: noi sappiamo fin troppo bene che chiunque si trovi in condizioni di “soggezione” senza un contratto di lavoro certamente non va a denunciare infortuni lievi o guaribili, salvo poi ritrovarsi con danni permanenti che impediscono di svolgere le medesime attività. Per non parlare delle mancate denunce di malattie professionali o addirittura di tumori professionali per “ignoranza” come accade per molti di coloro che lavorano in agricoltura o nelle industrie a contatto con elementi cancerogeni senza saperlo, perché mal consigliati, per la difficoltà ad affrontare ricorsi o pratiche legali. Invitiamo tutti a frequentare le nostre sedi o quelle dell’INAIL per capire cosa significa vivere senza alcune dita della mano, senza una gamba o un braccio persi a causa del mancato rispetto delle norme. Non serve alla nostra società né alla nostra economia sottovalutare questo fenomeno. I dati dovrebbero servire a capire dove e come migliorare le azioni che mettano in sicurezza i lavoratori e non a giustificare imprenditori senza scrupoli o lavoratori che sottovalutano i rischi che corrono. E già che ci siamo, chiediamo anche di inserire i near miss tra questi dati così capiamo anche quanto potevano essere peggiori! |
Rispondi Autore: carmelo catanoso - likes: 0 | 08/07/2022 (11:53:31) |
ANMIL qui nessuno sta sminuendo o sottovalutando nulla. Qui si sta parlando di dati statistici e del modo in cui sono presentati alla Collettività. Su sta solo chiedendo di avere dati statisticamente significativi in modo completo. Quindi vanno bene i dati in valore assoluto ma per completezza servono anche i dati "pesati" sulle ore retribuite o sugli occupati. Nulla di diverso da quanto fanno gli altri Paesi UE (con le ovvie differenze) Altrimenti, checché voi ne diciate, il quadro non è completo e, ad oggi, non sappiamo quale sia l'andamento in termini di indici di frequenza, gravità e incidenza e cioè gli indicatori previsti dalla norma UNI 7249 che, pur non essendo norma cogente, rimane sempre un riferimento. |
Rispondi Autore: Alessandro Delena - likes: 0 | 08/07/2022 (12:41:03) |
Mi trovo perfettamente d'accordo con quanto dice Carmelo Catanoso, quel passaggio che sottolinea è essenziale per un quadro più chiaro della situazione e di conseguenza muoversi in maniera concreta. Questo da parte di tutti |
Rispondi Autore: Raffaele Giovanni ex ispettore del lavoro - likes: 0 | 08/07/2022 (13:08:35) |
Riferimento ad ANMIL, trovo il vostro commento un tantino pretestuoso, pur condividendo parte delle analisi causa degli infortuni. Allora l'articolo di puntosicuro evidenziava dati e statistiche a tutti noti ma come dice l'ing. CATANOSO e che concordo, mancano dell'analisi comparativa e proporzionale con la massa di ore lavorate. Far vedere che oggi le statistiche, rispetto al periodo restrittivo pandemico, schizzano in pejus é facile ma oggi tutto e funzionante ed in pieno regime specie l'edilizia. Questo richiamava il collega tecnico senza girovoltare su altre cose, tra laltro condivisibili. Buona giornata. |
Rispondi Autore: Marco Bianchini - likes: 0 | 10/07/2022 (11:58:26) |
A me sembra che nessuno discuta che il problema degli infortuni sul lavoro e delle tecnopatie continui ad essere una piaga sia in termini umani che economici. Ma siamo veramente certi che se analizziamo solo i valori in termini assoluti abbiamo fatto un’analisi compiuta? Se l'azienda A negli ultimi 3 anni ha registrato 4 infortuni e l'azienda B nel medesimo triennio ha registrato 1 solo infortunio, quali delle due aziende è più virtuosa? Con questi dati non è possibile rispondere, sarà necessario conoscere anche altro. Nel settore delle costruzioni a livello europeo il 24 giugno scorso la Direttiva cantieri ha compiuto 30 anni. Che impatti positivi in termini di prevenzione ha avuto la direttiva cantieri in salsa italiana o è stato un provvedimento fallimentare? Se il dato infortunistico non lo rapportiamo con le unità di lavoro annue (U.L.A.), rischiamo di guardare il dito al posto della luna. Le misure premiali per le aziende ad alto tasso di responsabilità sociale attualmente sono sufficienti? Gli sconti sui premi assicurativi INAIL bastano? Continuo ad esser convinto che almeno il Committente pubblico dovrebbe trovare delle modalità premiali negli appalti pubblici per chi effettivamente investe nella sicurezza sul lavoro e nell’ambiente. Il prezzo più basso è l'offerta economicamente più vantaggiosa per la collettività? Se si considera solo il prezzo si ottiene un risparmio solo momentaneo, ma il conto futuro da pagare potrebbe essere altissimo. Se invece si considerano i costi del ciclo di vita, dell'opera, bene o servizio in questione oltre che la qualità, l'ambiente e le considerazioni di ordine sociale come la tutela della salute e sicurezza dei lavoratori si otterranno in futuro dei benefici per la comunità. Questi principi sono estratti dal sito del Parlamento Europeo in tema di contratti pubblici. |