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Un antifurto contro... i tombaroli

Due ricercatori del Cnr, Marco Malavasi e Sandro Massa, hanno inventato un dispositivo in grado di segnalare i furti presso siti archeologici.
Il dispositivo, che costa intorno alle 20mila lire, è simile a una bacchetta nera, che, infilata nel terreno dei siti, è in grado di inviare un segnale radio ai carabinieri, non appena qualcuno lo piega per effettuare uno scavo.

Il progetto di sperimentazione partirà in Puglia da Arpi, l'antica capitale della Daunia a quattro chilometri da Foggia, dove sono custoditi statue, affreschi e gioielli risalenti al periodo compreso tra l'800 avanti Cristo e il 400 dopo Cristo.
Ad Arpi negli ultimi dieci anni sono stati sottratti circa 150mila reperti, se non si contano le pietre delle mura antiche travolte dagli agricoltori durante l'aratura o i pezzi distrutti dai ladri durante gli scavi.

Altri siti oggetto della sperimentazione del dispositivo saranno le città etrusche di Vejo e Cerveteri, dove l'estate scorsa si è scoperto che ben 80 tombe erano state violate.
Il patrimonio artistico italiano, infatti, continua ad essere depredato.
In base ai dati forniti su scala nazionale dal comando dei carabinieri tra il 1996 e il 2000 in Italia sono stati rubati ben 140645 oggetti di valore.

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