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FinCEN in soccorso del patrimonio culturale dell’umanità

FinCEN in soccorso del patrimonio culturale dell’umanità
Adalberto Biasiotti

Autore: Adalberto Biasiotti

Categoria: Criminalità

06/06/2022

Forse non molti lettori sono al corrente del fatto che esistono stretti legami fra il crimine finanziario e lo scavo e la vendita illecita di reperti culturali, che appartengono all’umanità. Ecco un esempio di come questo prezioso ente è intervenuto.

La missione di FinCEN - Financial Crimes Enforcement Network è quella di salvaguardare il sistema finanziario da utilizzi non leciti, di combattere il riciclaggio di denaro ed i crimini collegati, incluso il terrorismo.

 

Inoltre, questo ente deve sostenere la sicurezza nazionale attraverso l’uso strategico delle autorità finanziarie per la raccolta, analisi e la divulgazione di informazioni finanziarie, a tutela del mondo civile.

Anche se al lettore può sembrare che vi sia un tenue legame fra la tutela del patrimonio culturale dell’umanità e la tutela delle attività finanziarie, in realtà il collegamento è assai stretto.

 

Ad esempio, per ottenere fondi illegali, per la criminalità organizzata è tanto importante avere a disposizione droghe o armi, quanto lo è l’avere a disposizione reperti archeologici o comunque appartenenti al patrimonio dell’umanità.


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Secondo una recente valutazione dell’Unesco, i profitti che nascono dal commercio illecito di reperti culturali superano addirittura quelli di altri crimini transazionali, come il commercio di narcotici e di armi.

 

Il tema è diventato di scottante attualità, quando un rapporto del Senato degli Stati Uniti ha dimostrato come degli oligarchi russi, che dovevano evadere le sanzioni applicate dalla unione europea, hanno sviluppato transazioni, per valori in milioni di dollari, che coinvolgevano beni culturali.

 

Ecco perché la missione di FinCEN è stata recentemente aggiornata, inserendo anche il controllo sulla vendita di oggetti d’arte e reperti archeologici.

 

Nel marzo 2021, il Bank Secrecy Act americano è stato aggiornato, richiedendo la segnalazione di attività sospette, che possano essere collegate al commercio illecito di opere d’arte.

 

È proprio grazie a questa nuova aperta impostazione che è stato identificato un soggetto, responsabile per la sottrazione di centinaia di antiche statue Khmer, in Cambogia, con loro rivendita a musei, rivenditori di oggetti d’arte e perfino case d’asta.

 

Questo soggetto sorvolava con un elicottero le aree della Cambogia, dove erano presenti dei templi e dove non vi era vigilanza sul terreno, isolando le zone di scavo mediante l’affissione di cartelli di allerta sulla presenza di mine!

 

Adalberto Biasiotti





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