A proposito di pentole e coperchi
Purtroppo spesso dobbiamo dare notizie di contraffazioni di opere d’arte, ma la notizia che segue rappresenta indubbiamente un elemento di conforto, provando, ancora una volta, che il diavolo costruisce le pentole ma non i coperchi!
Stiamo per raccontare la storia di un cosiddetto street artist americano, Jean-Michel Basquiat.
L’artista ha avuto una vita privata oltremodo complessa: si allontanò da casa 15 anni, cominciò presto ad assumere sostanze stupefacenti ed ebbe dozzine e dozzine di amiche temporanee, che lo portarono ad utilizzare le sue opere d’arte, come contropartita per la cessione di droghe.
Si tratta di un artista, che per vari motivi, è stato particolarmente esposto all’attività dei contraffattori, anche per le particolari tecniche di pittura che egli utilizzava.
Inoltre, il suo modo di operare si prestava in modo particolare alla contraffazione, in quanto egli usava dipingere con vivaci pennellate in acrilico, mescolando figure e parole, ed utilizzando molto spesso dei supporti di fortuna, come ad esempio cartoni da imballo.
L’artista purtroppo non seppe scegliere bene i propri amici, tanto che uno dei più famosi rivenditori di pitture contraffatte è stato un suo amico, per molti anni. Non solo questo “amico” Alfredo Martinez, vedeva quadri contraffatti, ma provvedeva anche a contraffare i certificati di autentica.
Le sue opere, sul libero mercato, hanno sempre incontrato un grande apprezzamento e quotazioni dell’ordine delle centinaia di migliaia di dollari. Ancora oggi, chiunque voglia acquistare una sua opera non solo deve essere preparato a investire cifre significative, ma deve anche attivarsi per ottenere adeguate garanzie di genuinità dell’opera.
È in questo contesto che desideriamo raccontare ai lettori una storia tanto vera, quanto attraente.
Il museo di Orlando, in Florida, ha avuto occasione di organizzare una grande mostra dei quadri di Basquiat. Proprio per il fatto che questi quadri sono frequentemente oggetto di contraffazione, venne avviata un’indagine specifica su un’opera d’arte, che aveva destato le perplessità degli esperti.
Quest’opera d’arte era stata dipinta su un cartone da imballo, sul retro del quale era ancora presente una etichetta della nota casa di spedizione FedEx. Chiamato in causa un esperto di FedEx, egli confermò che quel tipo di etichetta aveva cominciato essere usato nel 1994, vale a dire sei anni dopo la morte del pittore e ben 12 anni dopo, rispetto alla presunta data di produzione di quest’opera.
Dispiace prendere nota del fatto che il museo si attivò immediatamente, imponendo a tutti suoi dipendenti di mantenere l’assoluto silenzio e il totale riserbo su questa comunicazione di FedEx!
Adalberto Biasiotti
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