COVID-19: nuove regioni a rischio contagio e caratteristiche dell’area rossa
Roma, 1 Dic – Si susseguono in questi giorni, in attesa del nuovo DPCM che fornirà nuove indicazioni sulla gestione dell’emergenza COVID-19, con riferimento anche al periodo natalizio, le varie Ordinanze del Ministero della Salute che in base al monitoraggio dei dati cambiano la disposizione delle Regioni in area gialla, area arancione o area rossa.
Come avvenuto per le scorse ordinanze queste novità ci offrono l’occasione di conoscere meglio i diversi scenari possibili, le caratteristiche delle varie aree, le azioni ritenute necessarie e le strategie possibili con riferimento al documento “ Prevenzione e risposta a COVID-19: evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di transizione per il periodo autunno invernale” prodotto dal Ministero della Salute e dall’Istituto Superiore di Sanità e allegato al DPCM 3 novembre 2020 (allegato 25).
In un precedente articolo, presentando l’ Ordinanza del 13 novembre 2020, abbiamo parlato delle caratteristiche dello scenario 3 (con riferimento alla zona arancione) e oggi ci soffermiamo sullo scenario 4 di maggiore rischio (“Situazione di trasmissibilità non controllata con criticità nella tenuta del sistema sanitario nel breve periodo”).
Questi gli argomenti affrontati nell’articolo:
- Le nuove ordinanze del Ministro della Salute del 27 novembre 2020
- Le caratteristiche dello scenario 4 con trasmissibilità non controllata
Le nuove ordinanze del Ministro della Salute del 27 novembre 2020
Il ministro della Salute ha firmato due nuove Ordinanze con l’obiettivo di ridurre la diffusione del nuovo coronavirus:
- l’Ordinanza 27 novembre 2020 “Ulteriori misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19. Modifica della classificazione del rischio epidemiologico”: un’ordinanza che dispone il passaggio nell’area arancione per le Regioni Calabria, Lombardia e Piemonte e nell’area gialla per le Regioni Liguria e Sicilia. Il provvedimento è entrato in vigore il 29 novembre”;
- l’Ordinanza 27 novembre 2020 “Ulteriori misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19”: una seconda Ordinanza, sempre firmata il 27 novembre, che non riclassifica, ma rinnova le misure restrittive vigenti disposte con il provvedimento del 13 novembre scorso per le Regioni Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Marche, che restano in zona arancione, e per le Regioni Campania e Toscana, che restano in zona rossa.
In ogni caso tutte le Ordinanze restano in vigore solo fino al 3 dicembre 2020, giorno in cui cessa la validità delle norme del DPCM 3 novembre 2020.
Vediamo di ricordare, con riferimento alle due Ordinanze citate, la situazione attuale delle regioni che appartengono alle zone a maggior rischio:
- Scenario di elevata gravità – misure di contenimento dell’articolo 2 del DPCM 3 novembre 2020 (zona “arancione”): Basilicata, Calabria, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Umbria
- Scenario di massima gravità – misure di contenimento dell’articolo 3 del DPCM 3 novembre 2020 (zona “rossa”): Abruzzo, Campania, Toscana, Valle d’Aosta, Provincia Autonoma di Bolzano
Le caratteristiche dello scenario 4 con trasmissibilità non controllata
Veniamo, infine, a quanto riportato nel documento “Prevenzione e risposta a COVID-19: evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di transizione per il periodo autunno invernale” (allegato 25, DPCM 3 novembre 2020) riguardo alla descrizione dei quattro possibili scenari epidemici in questo periodo e in particolare dello scenario 4 “Situazione di trasmissibilità non controllata con criticità nella tenuta del sistema sanitario nel breve periodo”.
Le zone/aree rosse stabilite dal DPCM 3 novembre 2020 e dalla successiva Ordinanze corrispondono allo scenario 4 con un livello di rischio alto.
Ricordando che con “Rt” si intende il tasso di contagiosità dopo l’applicazione delle misure di contenimento del virus (la potenziale “trasmissibilità di un patogeno calcolata nel tempo in presenza di interventi”), questo scenario 3 riguarda valori di Rt regionali prevalentemente e significativamente maggiori di 1,5 (ovvero con stime dell’IC95% di Rt maggiore di 1,5). Uno scenario di questo tipo potrebbe portare rapidamente a una numerosità di casi elevata e chiari segnali di sovraccarico dei servizi assistenziali, senza la possibilità di tracciare l’origine dei nuovi casi. La crescita del numero di casi potrebbe comportare un sovraccarico dei servizi assistenziali entro 1-1,5 mesi, a meno che l’epidemia non si diffonda prevalentemente tra le classi di età più giovani, come osservato nel periodo luglio-agosto 2020, e si riuscisse a proteggere le categorie più fragili (es. gli anziani). A questo proposito, si rimarca che appare piuttosto improbabile riuscire a proteggere le categorie più fragili in presenza di un’epidemia caratterizzata da questi valori di trasmissibilità”.
Si indica che in uno scenario nazionale di questo tipo “è presumibile che molte Regioni/PA siano classificate a rischio alto e, vista la velocità di diffusione e l’interconnessione tra le varie Regioni/PA, è improbabile che vi siano situazioni di rischio inferiore al moderato. Se la situazione di rischio alto dovesse persistere per un periodo di più di tre settimane, si rendono molto probabilmente necessarie misure di contenimento molto aggressive”.
Come per il precedente articolo sullo scenario 3 riprendiamo dal documento un diagramma di flusso relativo alla ri-modulazione delle misure (escalation/de-escalation) in base alla classificazione del rischio settimanale in una regione/PA in un contesto nazionale di trasmissibilità non controllata con criticità nella tenuta del sistema sanitario nel breve periodo (scenario 4):
Il documento riporta poi indicazioni sulla possibile classificazione del rischio (moderata, alta, molto alta) segnalando le azioni e gli interventi necessari.
Vediamo quanto indicato per la classificazione del rischio settimanale alta/molto alta per meno di 3 settimane consecutive.
Azione: “valutare la ri-modulazione delle attività con misure più stringenti (escalation)”;
Interventi: “straordinari estesi (restrizioni locali temporanee su scala sub-provinciale)”.
Ad esempio:
- “Distanziamento fisico: es. chiusura locali notturni, bar, ristoranti (inizialmente potenzialmente solo in orari specifici, es. la sera/notte in modo da evitare la ‘movida’)
- Chiusura scuole/università (incrementale: classe, plesso, su base geografica in base alla situazione epidemiologica)
- Limitazioni della mobilità (da/per zone ad alta trasmissione ed eventuale ripristino del lavoro agile in aree specifiche.
- Restrizioni locali temporanee su scala sub-provinciale (zone rosse) per almeno 3 settimane con monitoraggio attento nella fase di riapertura. In caso non si mantenga una incidenza relativamente bassa ed Rt <1,2 nel valore medio per almeno 3 settimane dopo la riapertura valutare la necessità di ripristino con eventuale estensione geografica”.
Veniamo alla classificazione del rischio settimanale alta/molto alta per 3 o più settimane consecutive ed evidenza di una situazione non gestibile con le misure straordinarie già messe in atto.
Azione: “considerare la possibilità di restrizioni estese Regionali/provinciali”.
In particolare:
- “Definire una forma di restrizione più estesa su scala Provinciale o Regionale in base alla situazione epidemiologica
- Ripristino su vasta scala del lavoro agile e di limitazione della mobilità individuale”.
Interventi: “straordinari”.
Il documento rimanda ad una tabella del documento – la tabella 7 – che riporta la stessa ri-modulazione vista nel diagramma di flusso con declinazione di un dettaglio della ri-modulazione delle misure territoriali a livello regionale anche considerando il periodo dell’anno che è rilevante per la diversa l’incidenza attesa di sindromi simil-influenzali - ILI (Influenza-like Illnesses) di varia eziologia (es. virus influenzali) che impatteranno contemporaneamente i servizi sanitari”.
In conclusione riprendiamo dalla tabella, che vi invitiamo a leggere integralmente alcune indicazioni possibili riguardo all’intera comunità per il periodo novembre/dicembre in una classificazione di rischio alta/molto alta ma per meno di 3 settimane consecutive:
- “azioni (locali/provinciali/regionali) per l’aumento delle distanze sociali”
- “valutare l’introduzione di obblighi sull’utilizzo di mascherine a protezione delle vie respiratorie anche all’aperto (es. su base orario o del luogo frequentato)”
- “zone rosse con restrizioni temporanee (<2-3 settimane) con riapertura possibile valutando incidenza e Rt”
- “interruzione attività sociali/culturali/sportive a maggior rischio di assembramenti”
- “valutare l’interruzione di alcune attività produttive con particolari situazioni di rischio”
- “possibili restrizioni della mobilità interregionale ed intraregionale (da/per zone ad alta trasmissione: area definita, singola località, comune, provincia, ecc.)”.
Tiziano Menduto
Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:
Istituto Superiore di Sanità – Ministero della Salute, “ Prevenzione e risposta a COVID-19: evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di transizione per il periodo autunno-invernale”, ottobre 2020 (formato PDF, 4.25 MB).
Scarica la normativa di riferimento:
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