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Fonte: INAIL.
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Infortuni e malattie professionali: la nuova strategia europea 2014-2020
Bruxelles, 16 Giu - Migliorare l’applicazione delle norme esistenti sulla salute e la sicurezza sul lavoro, rafforzando in particolare la capacità delle piccole e micro imprese di adottare misure di prevenzione efficaci, migliorare la prevenzione delle malattie legate al lavoro, affrontando i rischi attuali, nuovi ed emergenti, e fare fronte al cambiamento demografico legato all’invecchiamento della forza lavoro. Queste le tre sfide del nuovo quadro strategico varato dalla Commissione europea per il 2014-2020, con l’obiettivo di contrastare un fenomeno che ogni anno nel continente, su una forza lavoro complessiva che supera i 217 milioni di persone, provoca tre milioni di incidenti gravi, quattromila dei quali mortali.
Il commissario Andor: “Costi elevati per la società e le imprese”. “Gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali colpiscono tutti i settori e le professioni, che il lavoratore sieda a una scrivania o alla guida di un camion o che lavori in una miniera o un cantiere – ha sottolineato il commissario agli Affari sociali Lazslo Andor nel presentare i nuovi obiettivi dell’Ue – e non solo causano sofferenza personale, ma impongono anche costi elevati per le imprese e per la società nel suo insieme”.
Sette obiettivi strategici. Per affrontare le tre sfide delineate dal piano, Bruxelles individua sette obiettivi, a partire da un ulteriore consolidamento delle strategie nazionali, con la creazione di una banca dati in collaborazione con l’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (Eu-Osha), e da un sostegno concreto alle imprese, anche attraverso strumenti come la piattaforma web Oira per la valutazione interattiva dei rischi. È necessario, inoltre, migliorare la raccolta dei dati statistici, rafforzare il coordinamento con le organizzazioni internazionali che si occupano di salute e lavoro (Ilo, Oms, Ocse…), semplificare e migliorare l’applicazione della legislazione esistente, valutando anche l’efficienza degli ispettorati del lavoro nazionali e l’efficacia delle sanzioni, e promuovere iniziative per affrontare l’invecchiamento della forza lavoro e i nuovi rischi emergenti.
Tra due anni la prima verifica sull’efficacia delle misure. Il nuovo piano rientra nella Strategia Europa 2020 per l’economia e l’occupazione e sarà riesaminato al termine del 2016, in parallelo con la revisione della legislazione europea sulla sicurezza sul lavoro che dovrà avvenire entro il 2015, come previsto dalla direttiva quadro 89/391/CEE e dal programma di controllo dell’adeguatezza e dell’efficacia della regolamentazione Refit. Secondo la Commissione Ue, la strategia per la salute e la sicurezza sul lavoro adottata per il quinquennio 2007-2012 ha contribuito a ridurre del 27,9% il numero degli infortuni che hanno causato un’assenza dal posto di lavoro superiore a tre giorni.
Fonte: INAIL.
Questo articolo è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.
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Rispondi Autore: Massimo Tedone - likes: 0 | 16/06/2014 (11:17:49) |
Come in passato, anche stavolta mi pare giusto rimarcare che ogni innovazione sulle norme è comunque opportuna, ma è necessario che UE emetta delle regole precise e valide su tutto il territorio; quindi non "semplici" Direttive che verranno poi recepite in modi diversi dai vari paesi. La prima cosa che dovrebbero fare è "chiarezza" nei vari ruoli, soprattutto nel ruolo dell'RSPP, perchè da troppe parti si ritiene che tale soggetto altro non sia che un mero consulente del DL, lasciando agli altri soggetti l'onere di decidere se e come applicare le varie norme (anche tecniche). Quindi una unica definizione per ogni soggetto interessato, dal DL al lavoratore, con compiti e responsabilità e, sicuramente, coinvolgendo pienamente gli Enti preposti che non possono essere esenti da responsabilità. |
Rispondi Autore: Renato T. - likes: 0 | 16/06/2014 (13:20:42) |
Riprendo quanto scritto nell'articolo: "...con l’obiettivo di contrastare un fenomeno che ogni anno nel continente, su una forza lavoro complessiva che supera i 217 milioni di persone, provoca tre milioni di incidenti gravi, quattromila dei quali mortali." e "Gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali colpiscono tutti i settori e le professioni, che il lavoratore sieda a una scrivania o alla guida di un camion o che lavori in una miniera o un cantiere – ha sottolineato il commissario agli Affari sociali Lazslo Andor". Secondo queste dichiarazioni non c'è rischio relativo, tutti i settori lavorativi contengono lo stesso livello di rischio, non esistono lavori usuranti e ritmi produttivi differenti, ma soprattutto, in Italia accadono 1/4 degli infortuni di tutta l'europa. Gli infortuni si sono ridotti del 27,9%....forse perchè si lavora meno e la disoccupazione nell'area mediterranea è cresciuta? |
Rispondi Autore: Federico Betteni - likes: 0 | 17/06/2014 (13:31:36) |
Che sia forse il caso di promulgare "regolamenti" anziché "direttive"? E inoltre, lo mettiamo in pratica oppure no un piano strutturato per effettuare i controlli? ... ovviamente dotando di risorse economiche e umane, adeguatamente formate, gli enti preposti! In ultimo, quando si tornerà a insegnare la sicurezza e, più in generale, i comportamenti sicuri nelle scuole (in particolare quelle tecniche)? Solo leggi e regolamenti servono a poco o a nulla in un paese, come l'Italia, dove le imprese hanno in media meno di 10 dipendenti ... |