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Allergie respiratorie...al lavoro
Nell’ambito delle iniziative in previsione della Settimana europea per la salute e la sicurezza sul lavoro 2003, l’Agenzia europea ha realizzato una nuova scheda informativa relativa alle sostanze pericolose, dedicata alle sostanze sensibilizzanti dell’apparato respiratorio.
Tali sostanze possono causare allergie respiratorie nell’uomo.
La scheda prende in esame i problemi legati ai tipi di agenti naturali e sintetici impiegati sul luogo di lavoro che possono causare allergie respiratorie, asma professionale, riniti o alveoliti e quelli inerenti agli agenti irritanti delle vie aeree (come fumo passivo, cloro, la polvere in generale e perfino l’aria fredda) che possono causare attacchi in coloro che già soffrono d’asma.
Sono indicate alcune delle caratteristiche delle allergie alle vie respiratorie (sintomi, tempi di manifestazione …).
Tra i sintomi non vi sono solo tosse, difficoltà respiratoria, affanno, starnuti, naso colante o chiuso, ma anche occhi rossi pruriginosi e infiammati, nonché febbre e dolori alle giunture.
Riguardo allo sviluppo dei sintomi è sottolineato che prima che si sviluppi un’allergia sono necessarie ripetute esposizioni, o di bassa intensità sul lungo periodo o a picchi di breve termine. Durante questo periodo non ci sono sintomi.
I sintomi si possono sviluppare subito dopo l’esposizione oppure parecchie ore più tardi, soprattutto di notte, per cui la connessione con l’attività lavorativa non è palese. Spesso i sintomi migliorano quando la persona non lavora, durante i fine settimana e le ferie.
Oltre alle sostanze indicate nelle direttive come sensibilizzanti (Frasi di rischio R42 e R42/43), le più comuni sostanze sensibilizzanti dell’apparato respiratorio che normalmente si trovano sul luogo di lavoro non sono classificate o etichettate come tali.
La scheda riporta una tabella nella quale sono indicate alcune sostanze sensibilizzanti, sia di origine naturale sia chimiche, e le relative attività lavorative.
Tra le sostanze sensibilizzanti di origine naturale vi sono ad esempio le muffe (occupazioni a rischio: coltivatori, fornai, lavoratori in serra e di segheria); colofonia (resina dei pini) (occupazioni a rischio: saldatori, industria elettronica, addetti ai processi di lavorazione, di preparazione e di riparazione dei metalli o in campo elettrico) fibre tessili, alcune polveri di legno.
Tra le sostanze sensibilizzanti chimiche vi sono ad esempio resine, colle, vernici, fumi di saldatura, metalli, tintura per i capelli, sbiancanti.
La scheda passa poi all’esame delle misure preventive da adottare partendo dall’analisi del rischio. La migliore soluzione è quella di evitare l’esposizione e l’impiego di questi agenti sostituendoli con una sostanza meno pericolosa.
“Se non è possibile sostituire l’agente sensibilizzante, occorre ridurre al minimo la concentrazione, il periodo di tempo, la frequenza di esposizione nonché il numero di lavoratori esposti.
E’ necessario stabilire se le precauzioni esistenti sono adeguate oppure se occorre adottare misure aggiuntive.”
Sono inoltre fornite indicazioni per la redazione di un piano di protezione.
Altri punti da considerare sono l’informazione e la formazione dei lavoratori (su prassi di lavoro sicure e utilizzo dei dpi, indicazione della persona a cui segnalare problemi respiratori), controllare e riconsiderare regolarmente l’esposizione e i problemi di salute, registrare quanto scoperto, consultazione dei lavoratori e/o i loro rappresentanti:
La scheda, scaricabile qui, accenna poi all’allergia al lattice e al pericolo della polvere di farina per i fornai.
Tali sostanze possono causare allergie respiratorie nell’uomo.
La scheda prende in esame i problemi legati ai tipi di agenti naturali e sintetici impiegati sul luogo di lavoro che possono causare allergie respiratorie, asma professionale, riniti o alveoliti e quelli inerenti agli agenti irritanti delle vie aeree (come fumo passivo, cloro, la polvere in generale e perfino l’aria fredda) che possono causare attacchi in coloro che già soffrono d’asma.
Sono indicate alcune delle caratteristiche delle allergie alle vie respiratorie (sintomi, tempi di manifestazione …).
Tra i sintomi non vi sono solo tosse, difficoltà respiratoria, affanno, starnuti, naso colante o chiuso, ma anche occhi rossi pruriginosi e infiammati, nonché febbre e dolori alle giunture.
Riguardo allo sviluppo dei sintomi è sottolineato che prima che si sviluppi un’allergia sono necessarie ripetute esposizioni, o di bassa intensità sul lungo periodo o a picchi di breve termine. Durante questo periodo non ci sono sintomi.
I sintomi si possono sviluppare subito dopo l’esposizione oppure parecchie ore più tardi, soprattutto di notte, per cui la connessione con l’attività lavorativa non è palese. Spesso i sintomi migliorano quando la persona non lavora, durante i fine settimana e le ferie.
Oltre alle sostanze indicate nelle direttive come sensibilizzanti (Frasi di rischio R42 e R42/43), le più comuni sostanze sensibilizzanti dell’apparato respiratorio che normalmente si trovano sul luogo di lavoro non sono classificate o etichettate come tali.
La scheda riporta una tabella nella quale sono indicate alcune sostanze sensibilizzanti, sia di origine naturale sia chimiche, e le relative attività lavorative.
Tra le sostanze sensibilizzanti di origine naturale vi sono ad esempio le muffe (occupazioni a rischio: coltivatori, fornai, lavoratori in serra e di segheria); colofonia (resina dei pini) (occupazioni a rischio: saldatori, industria elettronica, addetti ai processi di lavorazione, di preparazione e di riparazione dei metalli o in campo elettrico) fibre tessili, alcune polveri di legno.
Tra le sostanze sensibilizzanti chimiche vi sono ad esempio resine, colle, vernici, fumi di saldatura, metalli, tintura per i capelli, sbiancanti.
La scheda passa poi all’esame delle misure preventive da adottare partendo dall’analisi del rischio. La migliore soluzione è quella di evitare l’esposizione e l’impiego di questi agenti sostituendoli con una sostanza meno pericolosa.
“Se non è possibile sostituire l’agente sensibilizzante, occorre ridurre al minimo la concentrazione, il periodo di tempo, la frequenza di esposizione nonché il numero di lavoratori esposti.
E’ necessario stabilire se le precauzioni esistenti sono adeguate oppure se occorre adottare misure aggiuntive.”
Sono inoltre fornite indicazioni per la redazione di un piano di protezione.
Altri punti da considerare sono l’informazione e la formazione dei lavoratori (su prassi di lavoro sicure e utilizzo dei dpi, indicazione della persona a cui segnalare problemi respiratori), controllare e riconsiderare regolarmente l’esposizione e i problemi di salute, registrare quanto scoperto, consultazione dei lavoratori e/o i loro rappresentanti:
La scheda, scaricabile qui, accenna poi all’allergia al lattice e al pericolo della polvere di farina per i fornai.
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