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Rischio rapina e 626

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Banche e vigilanza

15/05/2003

Un episodio di cronaca offre lo spunto per alcune riflessioni sulla valutazione rischio rapina negli istituti di credito.

Non sono tornati al lavoro, ma hanno presentato un certificato medico per malattia tre dipendenti di una agenzia bancaria in provincia di Chieti, che negli ultimi 4 mesi ha subito ben 2 rapine.
Nel corso dell’ultimo episodio criminoso i tre dipendenti sono stati pure malmenati dai due malviventi.
Ora la direzione dell’istituto di credito ha deciso di dotare l’agenzia di nuove misure di sicurezza.

Il fatto di cronaca, riportato dal quotidiano abruzzese “Il Centro”, offre l’occasione (e un esempio concreto) per ritornare sull’importanza dell’inclusione del rischio rapina nel documento di valutazione dei rischi degli istituto bancari.
Argomento trattato in una recente circolare dell’Associazione Bancaria Italiana (Si veda PuntoSicuro n.771).

L'Italia, nonostante una progressiva diminuzione delle rapine negli ultimi anni, resta però il paese europeo con il maggior tasso di rischio rapina: un evento criminoso ogni 13 sportelli, rispetto al rapporto di 1:25 che è la media europea.

“Con una rapina ogni dieci sportelli, per anno, risulta difficile sostenere che non si debba prendere in considerazione il rischio rapina, mentre invece è assolutamente necessario prendere in considerazione il rischio incendio, che mi pare si manifesti con il rateo di un principio di incendio ogni 10 mila sportelli, all'anno.” - Ha affermato l’esperto di sicurezza Adalberto Biasiotti in un suo commento alla circolare.

"Il tribunale [di Torino] ha riconosciuto un danno biologico pari a 25 punti ad una impiegata di banca, che aveva subito tre rapine e che per questo fatto aveva subito gravi traumi di natura psicofisica. Tali traumi avevano avuto un impatto diretto sulla vita di relazione, facendo sì che la persona in questione non portasse più oggetti di valore indosso, come gioielli, anelli e collane, che sussultasse ad ogni forte rumore, collegandolo automaticamente, nel suo inconscio, agli eventi verificatisi durante le rapine, e via dicendo.
Si tratta di una sentenza storica, che non fa altro che mettere in evidenza come il tema della sindrome traumatica post rapina, [...] , sia ormai una sindrome oggettivamente riscontrabile e non fantasia di dipendenti, che cercano tutte le scuse per farsi trasferire o lavorare di meno!."
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