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Speciale 1° Maggio dedicato alla sicurezza sul lavoro

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Approfondimento

03/05/2007

Infortuni mortali in aumento. Le dichiarazioni, le denunce e le proposte.

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Dopo alcuni anni nei quali si registrava una diminuzione degli infortuni mortali, le rilevazioni Inail del 2006 mostrano un incremento delle morti bianche nel nostro Paese.
Un dato che, seppur provvisorio, è stato richiamato in molti degli interventi che si sono susseguiti nelle manifestazioni in occasione del 1° Maggio, quest’anno dedicato alle vittime del lavoro. Per questi lavoratori è stato rispettato un minuto di silenzio. Silenzio che tiene vivo il ricordo, che esprime dolore e rispetto. Silenzio lontano dal tacere, dal dimenticare.

E’ probabile che le morti sul lavoro del 2006 superino quota 1.300, tornando ai livelli del 2004, anno nel quale si erano registrati 1.328 decessi. Nel 2006, a livello nazionale sono stati denunciati 1.280 casi mortali, ma il loro numero è destinato ad aumentare una volta conclusa la procedura di accertamento e definizione.
Alcuni degli infortuni mortali avvenuti nel 2006 non sono infatti ancora considerati tali a causa sia dei tempi tecnici di accertamento e definizione dei casi mortali, sia per i criteri di rilevazione adottati che considerano i decessi avvenuti entro 180 giorni dalla data dell’evento.

Considerando l’andamento infortunistico in generale, nel 2006 rallenta in Italia il calo degli infortuni. Rispetto alla consistente flessione registrata nel 2005 rispetto al 2004 (-2,8%), infatti, l’anno scorso il calo si è ridimensionato all’1,3%.

In termini assoluti, le regioni con il maggior numero di infortuni sono la Lombardia con quasi 158.000 casi (il 17% del totale nazionale), l’Emilia Romagna con il 14,4% e il Veneto, 12,2%: insieme oltre 400.000 casi, pari al 43,6% del complesso.

Ben diversa la realtà che emerge leggendo il fenomeno infortunistico anche in termini relativi, rapportando cioè gli infortuni alle dimensioni demografiche od occupazionali delle diverse aree geografiche.
Considerando gli “indici di frequenza” Inail, determinati come il rapporto tra infortuni indennizzati ed addetti, ad esempio, “la Lombardia, la regione sopra indicata come la prima in assoluto in Italia per numero di infortuni, nella graduatoria degli indici di frequenza è, invece, tra le posizioni di coda, con un valore significativamente inferiore a quello medio nazionale. A titolo informativo  - precisa l’Inail - si segnala che le regioni con l’indice di frequenza più elevato sono nell’ordine Umbria, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Puglia.”

Dai palchi delle manifestazioni e delle commemorazioni, esponenti politici e sindacali hanno affrontato il tema della sicurezza sul lavoro.
“Tolleranza zero nei confronti dei morti e dei feriti per ragioni di lavoro. Nessuna indulgenza” ha chiesto Guglielmo Epifani, Segretario generale della Cgil.
Secondo Luigi Angeletti, Segretario generale della Uil:“Contro il lavoro nero e le morti bianche non basta fare buone leggi, bisogna poi riuscire ad applicarle" […] “Bisogna fare più controlli e modificare la legge sugli appalti”.

Di seguito riportiamo due interessanti contributi:
- alcuni stralci del discorso del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione della Festa del 1° maggio. (Palazzo del Quirinale)
- alcuni stralci della lettera aperta inviata dal Ministro della Salute, Livia Turco, ai tre segretari generali di CGIL, CISL e UIL

1. ALCUNI STRALCI DEL DISCORSO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, GIORGIO NAPOLITANO, in occasione della Festa del 1° maggio. (Palazzo del Quirinale.)

“Ho nella mia vita partecipato a un gran numero di feste del 1° maggio, e ho sempre profondamente sentito il valore e i problemi del lavoro. Non c'è quindi nulla di formale nell'augurio che vi rivolgo e che attraverso di voi rivolgo ai tantissimi che in Italia celebrano oggi questa festa.
Il diritto al lavoro e la tutela del lavoro hanno rappresentato e rappresentano i due pilastri del nostro impianto costituzionale : ed essi vanno mantenuti in egual misura al centro dell'impegno della Repubblica, e delle sue istituzioni.
Sia per l'uno che per l'altro aspetto siamo ancora lontani da traguardi conclusivi e da conquiste consolidate.
[omissis]

E giungo infine al capitolo più sensibile della mia e nostra riflessione di oggi : il capitolo della sicurezza nei luoghi di lavoro, che abbiamo voluto porre al centro di questa celebrazione del 1° maggio. E' un problema non nuovo ma più che mai scottante, che deve costituire oggetto di costante impegno nel presente e nel futuro.
Non esistono soluzioni radicali e facili : ma dobbiamo sentire in tutto il suo peso umano e sociale il fatto che il numero totale degli infortuni resta non molto al di sotto del milione all'anno e quello degli infortuni mortali resta di oltre mille all'anno, in media - tragicamente - tre al giorno.
Non possono confortarci confronti statistici né di carattere internazionale né di carattere retrospettivo in riferimento all'Italia. Purtroppo, solo in gennaio e febbraio del 2007 sono morti 144 lavoratori.
E' assurdo - ha detto il figlio di una delle ultime vittime - che si debba morire lavorando : e lavorando, aggiungo, per salari bassi, talvolta perfino indecenti. Ecco, questa sensibilità non può da parte nostra mai venire meno, essa significa partecipazione autentica, commossa al dolore, alla tristezza di tante famiglie, e significa dovere istituzionale di reagire, di indignarsi, di gettare l'allarme, di sollecitare risposte.
Questo dovere ho cercato di assolvere da quando ho assunto la responsabilità, come Presidente, di rappresentare la Nazione anche nei suoi drammi e nella sua sete di giustizia e di sicurezza.
Prendo atto con soddisfazione delle risposte che sono già venute e stanno venendo dal governo e dal Parlamento, da quest'ultimo anche e in particolare attraverso la Commissione d'inchiesta presieduta dal senatore Tofani.
Sono stati assunti provvedimenti di assunzione di molte centinaia di vincitori di concorso per ispettore tecnico e del lavoro, e di aumento immediato degli stanziamenti per le spese richieste dalle ispezioni. E' stata soprattutto avviata attraverso più strumenti - compresa la sospensione dell'attività nei cantieri non in regola - un'azione severa contro quel ricorso diffuso al lavoro nero, che porta con sé fatali violazioni delle norme sulla sicurezza : un'azione sollecitata ancora il 26 aprile con la Giornata nazionale promossa dal Ministero del Lavoro, e che sta dando i suoi frutti anche sul piano della regolarizzazione e stabilizzazione del rapporto di lavoro.

Ed è stato infine presentato al Parlamento un disegno di legge delega per la riforma e il riordino, in un testo unico, della normativa in materia di tutela della salute e della sicurezza del lavoro : vi si è riferito ora il ministro Damiano, confermando la serietà di un suo impegno personale che merita di essere riconosciuto.

Sappiamo che molte sono le questioni che attraverso la delega e la sua attuazione, dovranno essere tenute ben presenti : vecchi ma insieme nuovi fenomeni di rischio connessi al mutare delle tipologie di lavoro e dell'organizzazione del lavoro ; questioni relative non solo agli infortuni ma anche alle malattie da lavoro ; esigenze di forte ancoraggio alle direttive europee. A proposito di queste ultime, che collegano l'imperativo della sicurezza all'obbiettivo del "benessere sul luogo del lavoro", si deve dire che nella difficile sfida della economia globalizzata, da parte delle nostre imprese italiane ed europee, una più alta produttività e competitività va perseguita senza rinunciare a quegli standard di socialità e di qualità della condizione umana che caratterizzano il modello europeo.
L'esigenza di interventi legislativi anche ambiziosi come quello della richiesta di delega per il Testo Unico, e l'urgenza di misure di più immediata efficacia, non vanno contrapposte. Rinnovo l'appello a una libera e insieme rapida discussione in Parlamento del disegno di legge delega ; ma non si può restare in attesa della sua approvazione e della sua conseguente applicazione.
E' con buone ragioni che la Commissione parlamentare d'inchiesta ha suggerito l'adozione al più presto di un atto normativo secondario o di una direttiva per armonizzare e coordinare le competenze istituzionali in materia di sicurezza sul lavoro. E certamente importantissime sono le iniziative di competenza delle Regioni e per esse delle ASL attraverso i loro Dipartimenti di prevenzione.

Vediamo così configurarsi quella strategia complessiva di cui si avverte il bisogno, e che può partire dalle recenti decisioni e iniziative di governo. Vigilanza e repressione - attraverso un forte e coordinato impulso all'attività ispettiva - delle violazioni delle norme vigenti, e apprestamento di nuove norme più duramente sanzionatorie ; interventi incisivi sulle aree di lavoro irregolare o in nero e sulla realtà degli appalti ; prevenzione, sistematica e a tutti i livelli ; formazione, con sostegni mirati specialmente alle piccole e piccolissime imprese ; rafforzamento dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza. Qualcosa si sta già muovendo anche sul piano degli accordi aziendali e dei patti locali anti-infortuni ; ci sono buone pratiche da far conoscere e da diffondere.

Ho richiamato tutte queste che sono indicazioni già emerse nelle sedi istituzionali e di governo responsabili, perché sento che non dobbiamo limitarci alla denuncia e che siamo in grado di trasmettere un messaggio di ragionata fiducia e di più ampia visione e prospettiva.
Ognuno dovrà fare la sua parte. Ad esempio, sul terreno dell'informazione e della persuasione : e in questo senso considero positiva e meritevole di apprezzamento la decisione della Fondazione Pubblicità Progresso di dedicare al tema della sicurezza la sua campagna annuale 2007-2008.

Anche la Presidenza della Repubblica ha ritenuto di dover fare la sua parte, in special modo sul piano simbolico. Abbiamo perciò proposto di collocare a Roma in un luogo pubblico, ben visibile - e ringrazio per la loro collaborazione il ministro Rutelli, il sindaco Veltroni, la presidenza dell'INAIL - la scultura di Vincenzo Vela, artista ticinese di fine '800, dedicata ai duecento che caddero lavorando alla costruzione del traforo del San Gottardo, negli ultimi decenni del XIX secolo. Dal ricordo delle condizioni durissime in cui lavorarono per quell'opera migliaia di italiani, esposti a insidie mortali per la loro salute, dalla drammatica continuità della storia dei rischi e della perdita della vita sul luogo di lavoro, può venire non solo un doveroso omaggio, ma un monito e un rinnovato impegno a non attenuare mai - neppure dopo che tanti progressi si sono realizzati - la vigilanza e la lotta per la salute e la sicurezza dei lavoratori.

E abbiamo anche fatto la nostra parte, ancora sul piano simbolico, dando con questa cerimonia un rilievo nuovo al conferimento di "Stelle al merito del lavoro alla memoria". Erano già state previste dalla legge del 1992 ma a questa decorazione si era solo raramente fatto ricorso. E dato che non la si è potuta conferire a uno straniero, si è ricordato almeno con una menzione il caso di un lavoratore immigrato, per sottolineare come i lavoratori immigrati siano tra i meno protetti e garantiti, tra i più soggetti al ricatto del lavoro nero, tra i più colpiti dai rischi d'infortunio e di morte.
Il ministro del Lavoro ha potuto finora conferire solo pochissime "Stelle alla memoria", ma noi consideriamo quelle vittime come una rappresentanza di tutti i caduti sul lavoro : e tutti intendiamo ricordare e onorare. Ho appena incontrato, prima della cerimonia i famigliari oggi presenti e torno ora ad esprimere sentimenti di profonda partecipazione al loro lutto così come al lutto di tanti altri che hanno conosciuto la stessa tragedia. Le famiglie così duramente colpite chiedono giustizia e ad esse va garantita giustizia insieme con l'assistenza necessaria.
Mi hanno particolarmente colpito - nel continuo succedersi di episodi sconvolgenti - le notizie di incidenti sul lavoro in cui hanno trovato la morte dei giovanissimi, di 15 e di 17 anni, e insieme, da ultimo, quella dell'incidente di cui è rimasto vittima un pensionato di 73 anni, mentre da vecchio bravo stuccatore era impegnato nella ristrutturazione di uno stabile nel centro storico di Napoli. Non so quanto prendesse di pensione. Certo, era stato spinto a lavorare ancora, e in nero, dal bisogno e forse anche dall'impulso a sentirsi ancora attivo, non isolato ed escluso. E allora diciamolo forte : dobbiamo volere condizioni più umane, più civili, più rispettose dei bisogni e della dignità di tutti, dobbiamo volere un'Italia migliore. E quando è giusto dirlo se non oggi, se non il 1° maggio ? E' con questo sentimento e con questo appello che vi saluto, vi ringrazio per la vostra partecipazione, e vi auguro una buona giornata di celebrazione e, se possibile, di festa.”


2. ALCUNI STRALCI DELLA LETTERA APERTA INVIATA DAL MINISTRO DELLA SALUTE, LIVIA TURCO, AI TRE SEGRETARI GENERALI DI CGIL, CISL E UIL. La lettera è stata pubblicata integralmente il 1° maggio sul quotidiano L’Unità.

“Cari Epifani, Bonanni e Angeletti,
oggi l’Italia riparte dal lavoro. Da una nuova dignità del lavoro, dove siano di casa il rispetto della persona e l’attenzione ai suoi bisogni nelle diverse fasi della vita. Dove si possa contare su un sistema di tutela della sicurezza e della salute, quale elemento primario del diritto al lavoro. (omissis)
Ma sul lavoro si muore ancora. E quasi sempre non per imperizia o per tragica fatalità ma perché il lavoratore non è adeguatamente protetto dai rischi, perché in molte parti del Paese l’attività ispettiva e di vigilanza è ancora troppo incerta ed episodica e perché ai controlli e alle sanzioni sfuggono troppe aree e tipologie di lavoro.
Ma anche per una concezione della prevenzione ancora troppo limitata alla prevenzione dell’evento avverso e non invece alla presa in carico complessiva della tutela della salute del lavoratore.
E’ forse questa la maggiore novità del testo unico approvato dal Governo e ora all’esame del Parlamento che non a caso pone l’Asl quale ente di coordinamento dell’insieme delle attività di prevenzione, ispezione e controllo. E nuovo è anche l’approccio che stiamo seguendo nella definizione di un Patto con le Regioni per la promozione della salute e la prevenzione nei luoghi di lavoro.
Ne anticipo alcune linee portanti: creazione di un sistema informativo nazionale integrato che elimini l’attuale dispersione delle conoscenze; predisposizione di piani triennali locali con verifica costante dei risultati in termini di riduzione degli infortuni e delle malattie legate al lavoro; vincolo del 2% del Fsn a partire dal 2008 per la prevenzione e la tutela della salute dei lavoratori a fronte di una spesa attuale inferiore all’1%; potenziamento organici e più formazione specifica per i servizi delle Asl; moltiplicazione delle ispezioni, passando dalle attuali 75.000 a un totale di 250.000 l’anno (pari a un’ispezione a settimana per ispettore).

Ma oggi siamo di fronte anche a un’altra sfida che potrebbe vederci nuovamente all’avanguardia: la considerazione del lavoro quale determinante importante della salute dell’uomo e della donna, secondo quanto enunciato dall’Oms con la Carta di Ottawa del 1999. Il lavoro quale elemento dell’equilibrio psico-fisico della persona e della sua affermazione sociale e civile. Il lavoro che entra nella sfera del benessere del cittadino, divenendo parte essenziale del programma per “la salute in tutte le politiche”, comprese quelle del lavoro. (omissis)

Di tutto questo parleremo a Torino il 25 e 26 giugno nella prima grande conferenza nazionale su salute e lavoro. Ma oggi è il 1 maggio e vorrei che nei nostri cuori questa bella festa fosse dedicata per primi a quei lavoratori e alle loro famiglie che nel lavoro non hanno trovato gioia e soddisfazione ma dolore e sofferenza. E a loro rinnovare una promessa: “mai più”. Livia Turco

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