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Orario di lavoro e sicurezza
Con 370 voti a favore, 116 contrari e 21 astensioni, il Parlamento europeo l’11 febbraio ha approvato una proposta di risoluzione sulla revisione della direttiva 93/104/CE che limita la durata settimanale di lavoro a 48 ore.
La direttiva del 1993 garantisce una protezione di base alla maggior parte dei lavoratori. Un lavoratore ha così diritto ad un tempo di riposo quotidiano di 11 ore, a pause, ad un orario di lavoro settimanale massimo di 48 ore, ad un congedo annuale minimo di quattro settimane e, normalmente, a non dover lavorare oltre 8 ore su 24 ore durante la notte.
La direttiva contiene due disposizioni che avrebbero dovuto essere riesaminate prima del 23 novembre 2003; queste disposizioni [articolo 17, paragrafo 4 e articolo 18, paragrafo 1, lettera b), punto i)] riguardano le deroghe ai periodi di riferimento per l'applicazione dell'articolo 6 (durata massima settimanale del lavoro) e la facoltà di non applicare l'articolo 6 se il lavoratore dà il proprio accordo [in genere conosciuta e come opt-out (clausola di esenzione)].
I deputati criticano duramente gli abusi legati alla clausola di opt out, in particolare nel Regno Unito, proponendone la soppressione graduale.
In tale Stato attualmente più di quattro milioni di persone effettuano più di 48 ore settimanali di lavoro, vale a dire quasi un milione di persone in più di quanto avveniva prima dell’adozione della direttiva. Riguardo al Regno Unito, i deputatati hanno sottolineato che “esistono [..] prove di un uso rilevante e abusivo di questa facoltà, fatto a scapito della salute e della sicurezza di milioni di lavoratori che hanno poca o nessuna capacità di accettarla o respingerla con un atto di volontà, in uno scenario in cui le autorità amministrative hanno, di fatto, eliminato qualsiasi reale possibilità di controllo e di verifica.”
In un primo tempo solo il Regno Unito ha fatto ricorso a questa facoltà, recentemente altri paesi hanno iniziato a farne uso per consentire ai medici di superare la media di 48 ore settimanali.
La Francia ha emanato decreti in tal senso che sono entrati in vigore il 1° gennaio 2003. La Germania, i Paesi Bassi e la Spagna stanno attualmente elaborando una legislazione specifica. Il Lussemburgo, per parte sua, ha previsto un optout particolare per il settore alberghiero e della ristorazione.
I parlamentari europei si sono detti preoccupati dal possibile abuso legato alla possibilità di rinuncia individuale, ad esempio, attraverso la firma dell'accordo di rinuncia contestualmente a quella del contratto di lavoro, cosa che limita la libertà di scelta del lavoratore dipendente.
In vista dell'allargamento, i deputati invitano “gli Stati membri a cercare seriamente soluzioni alternative ed attendere una versione modificata della direttiva.”
Il Parlamento europeo ha invitato la Commissione a individuare gli strumenti pratici per lottare contro l'abuso dell'opt out, rafforzandone il carattere volontario.
La direttiva del 1993 garantisce una protezione di base alla maggior parte dei lavoratori. Un lavoratore ha così diritto ad un tempo di riposo quotidiano di 11 ore, a pause, ad un orario di lavoro settimanale massimo di 48 ore, ad un congedo annuale minimo di quattro settimane e, normalmente, a non dover lavorare oltre 8 ore su 24 ore durante la notte.
La direttiva contiene due disposizioni che avrebbero dovuto essere riesaminate prima del 23 novembre 2003; queste disposizioni [articolo 17, paragrafo 4 e articolo 18, paragrafo 1, lettera b), punto i)] riguardano le deroghe ai periodi di riferimento per l'applicazione dell'articolo 6 (durata massima settimanale del lavoro) e la facoltà di non applicare l'articolo 6 se il lavoratore dà il proprio accordo [in genere conosciuta e come opt-out (clausola di esenzione)].
I deputati criticano duramente gli abusi legati alla clausola di opt out, in particolare nel Regno Unito, proponendone la soppressione graduale.
In tale Stato attualmente più di quattro milioni di persone effettuano più di 48 ore settimanali di lavoro, vale a dire quasi un milione di persone in più di quanto avveniva prima dell’adozione della direttiva. Riguardo al Regno Unito, i deputatati hanno sottolineato che “esistono [..] prove di un uso rilevante e abusivo di questa facoltà, fatto a scapito della salute e della sicurezza di milioni di lavoratori che hanno poca o nessuna capacità di accettarla o respingerla con un atto di volontà, in uno scenario in cui le autorità amministrative hanno, di fatto, eliminato qualsiasi reale possibilità di controllo e di verifica.”
In un primo tempo solo il Regno Unito ha fatto ricorso a questa facoltà, recentemente altri paesi hanno iniziato a farne uso per consentire ai medici di superare la media di 48 ore settimanali.
La Francia ha emanato decreti in tal senso che sono entrati in vigore il 1° gennaio 2003. La Germania, i Paesi Bassi e la Spagna stanno attualmente elaborando una legislazione specifica. Il Lussemburgo, per parte sua, ha previsto un optout particolare per il settore alberghiero e della ristorazione.
I parlamentari europei si sono detti preoccupati dal possibile abuso legato alla possibilità di rinuncia individuale, ad esempio, attraverso la firma dell'accordo di rinuncia contestualmente a quella del contratto di lavoro, cosa che limita la libertà di scelta del lavoratore dipendente.
In vista dell'allargamento, i deputati invitano “gli Stati membri a cercare seriamente soluzioni alternative ed attendere una versione modificata della direttiva.”
Il Parlamento europeo ha invitato la Commissione a individuare gli strumenti pratici per lottare contro l'abuso dell'opt out, rafforzandone il carattere volontario.
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