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Infortuni e malattie professionali. Quale Italia emerge dall'indagine della Commissione Lavoro del Senato?

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Approfondimento

16/03/2000

''Manca la cultura della legalita' e della prevenzione''. La riduzione degli infortuni sul lavoro non e' una utopia, i Paesi scandinavi insegnano.

Nei giorni scorsi e' stata presentata la relazione conclusiva dell'indagine effettuata dalla Commissione Lavoro del Senato, riguardo alla situazione della sicurezza sul lavoro nel nostro Paese.
L'indagine rivela che l'Italia si colloca al di sopra della media europea per gli infortuni mortali sul lavoro; a fronte della media europea di 3,9 incidenti mortali ogni 100mila lavoratori, l'Italia raggiunge invece i 5,3, seguita solo da Belgio (6), Spagna (7) e Portogallo (9,7).

Il dato piu' preoccupante e' che rispetto alla precedente indagine, risalente al 1997, la situazione non sia migliorata; infatti il dato sugli incidenti mortali e' rimasto pressoche' invariato.

In Italia il livello di osservanza delle norme riguardanti la sicurezza e la salute sul lavoro e' ancora troppo basso.
Smuraglia, presidente della Commissione, ha affermato che ''manca la cultura della legalita' e della prevenzione'' e che serve pertanto una ''strategia complessiva che punti ad un processo di sensibilizzazione, informazione e conoscenza, che parta dalla scuola e si diffonda all'intero sistema informativo''.
Inoltre alle aziende si dovrebbe fare comprendere che ''la prevenzione, anche in termini economici, costa meno della riparazione dei danni''.

A tale proposito e' bene ricordare l'esempio dei paesi scandinavi che vantano il tasso di infortuni piu' basso d'Europa. In tali Paesi si punta sulla ricerca applicata alle nuove tecnologie, sull'attenzione ai problemi dell'organizzazione del lavoro ed e' radicata la convinzione che la prevenzione costi meno della riparazione dei danni.

La commissione inoltre ha evidenziato sul piano normativo la necessita' di una rapida emanazione dei provvedimenti integrativi delle leggi 626/94 e 277/91 e l'esigenza di un aumento del personale sanitario addetto alla vigilanza ed alla prevenzione.

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