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Cosa manca in Italia per poter migliorare la sicurezza sul lavoro?

Cosa manca in Italia per poter migliorare la sicurezza sul lavoro?

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Categoria: Approfondimento

24/02/2025

Una riflessione su un contributo di Francesco Naviglio sull’analfabetismo funzionale e il suo impatto sulla sicurezza. Focus su altre realtà di cui tenere conto per migliorare le tutele nei luoghi di lavoro. A cura del Dott. Giuseppe Leocata.


Tra gli obiettivi del nostro giornale vi è non solo quello di fornire informazioni e notizie accurate in materia di salute e sicurezza (oltre a sostenibilità, privacy, ambiente, ecc.), ma anche quello di stimolare riflessioni su tali tematiche, generare idee e, in qualche modo, “fare rete” per favorire un miglioramento della cultura generale in materia di sicurezza.

 

Per questo motivo volentieri pubblichiamo un contributo di un nostro lettore con le sue riflessioni sul contenuto dell’articolo di Francesco Naviglio “ Analfabetismo di ritorno dei lavoratori e sicurezza sul lavoro: quali conseguenze?”; un articolo che esamina il fenomeno dell'analfabetismo di ritorno, o l'analfabetismo funzionale, e il suo impatto sulla sicurezza sul lavoro.

 

Il nuovo articolo/riflessione – a cura del Dott.  Giuseppe Leocata, specialista in Medicina del Lavoro ed esperto in disabilità e lavoro e dal titolo “Analfabetismo di ritorno dei lavoratori, ma c’è anche altro…” - ha l’obiettivo di aggiungere nuove considerazioni ai già interessanti spunti sulle criticità della sicurezza sul lavoro in Italia.



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Analfabetismo di ritorno dei lavoratori, ma c’è anche altro…

 

In relazione all’esperienza lavorativa su ‘igiene e sicurezza sul lavoro’, ‘disabilità e lavoro’ e ‘migranti e lavoro’, sarebbero da aggiungere delle note al puntuale e molto apprezzabile articolo di Francesco Naviglio.

 

La normativa italiana in materia di igiene e sicurezza del lavoro da diverso tempo ormai soffre di un imperante ‘bizantinismo’, sempre più dettagliata, arzigogolata e di difficile lettura e comprensione; è quasi come se si pensasse che, entrando sempre di più nei minimi particolari, l’igiene e la sicurezza del lavoro dovessero necessariamente migliorare, trascurando altre componenti e la complessità delle parti e delle realtà in campo.

 

In un certo numero di casi l’igiene e la sicurezza del lavoro e anche la formazione in materia sono oggetto di mercanteggio (prodotti di ridotta qualità e a poco prezzo, tanto cambia poco …). Le figure tecniche della vigilanza nei luoghi di lavoro delle ASL lo constatano spesso e la realtà del mondo del lavoro, con i suoi disastri, è davanti agli occhi di tutti coloro che vogliono guardare.

 

Quello che manca oggi è la cultura e il vissuto sociale del lavoro e delle sue regole. Ciò che si era faticosamente costruito negli anni ’60-’80 (soggettività operaia, non monetizzazione del rischio, gruppi omogeni, validazione consensuale, ecc., quanti si ricordano o sanno che cosa volevano dire in pratica questi termini?) si è andato sgretolando, frammentando, non sono stati trasmessi opportunamente il messaggio e la ‘memoria storica’ alle giovani generazioni di lavoratori, sindacalisti, medici del lavoro, figure tecniche delle ASL e aziendali e datori di lavoro …

 

Sempre più sembra prevalere anche nel mondo del lavoro, oltre che nella società odierna, una logica individualista e si è persa la visione sociale, collettiva e direi anche aziendale (nel senso di una impresa che cresce se anche tutti i componenti stanno bene). Pur banalizzando, forse, il pensiero recondito dei singoli lavoratori o delle singole imprese è: “tanto non succederà a me ma magari al mio vicino”, retropensiero direi drammatico …

 

Forse, inoltre, prima che di analfabetismo o almeno parallelamente, dovremmo tenere conto di altre realtà nei luoghi di lavoro.

 

La cultura ‘nativa’ dei singoli soggetti può essere differente nell’ambito di una comunità lavorativa, e non solo in relazione alla provenienza da paesi stranieri ma anche per memorie ataviche delle regioni di origine dello stesso paese. Senz’altro è da tenere conto della lingua dei lavoratori stranieri e della loro più o meno scarsa conoscenza dell’italiano da parte loro, della loro capacità di lettura e comprensione delle nostre corpose e complesse leggi, dell’uso dell’informatica.

 

Altre figure, che non devono essere considerate come un peso sociale e aziendale, sono i lavoratori con disabilità, i quali possono svolgere e proficuamente un’attività lavorativa e da assumere o già assunti presso un’impresa; di questi bisogna considerare innanzitutto le problematiche fisiche, sensoriali e/o psichiche e poi agire in relazione a queste, per la loro informazione, formazione, addestramento  e protezione individuale, al fine di garantire un lavoro sicuro a loro e alle figure (colleghi di lavoro) che operano con loro.

 

Non dimentichiamo neppure il lavoro nero, il caporalato, la cessione di identità, le violenze e le discriminazioni sul lavoro, tutti aspetti che incidono profondamente sull’igiene e la sicurezza del lavoro. Possiamo anche aggiungere l’attuazione di tempi e metodi non ergonomici nei luoghi di lavoro, aspetti questi che possono causare danni anche a lavoratori non analfabeti funzionali.

 

Un altro aspetto importante e cruciale nell’ambito aziendale, così come nella società in genere, è costituito dall’instaurarsi o meno e in che modo di comunicazioni e relazioni (corrette, rispettose e trasparenti) orizzontali e verticali all’interno di ogni singola comunità (impresa), cosa che non penso sia usuale oggi in diverse aziende, così come nella società.

 

Le malattie professionali, vecchie e nuove, e gli infortuni vengono o possono essere sempre segnalati dai lavoratori o possono essere anche oggetto di ricatto in alcune realtà lavorative critiche e peculiari?

È da chiedersi, poi, se i dispositivi di protezione individuale vengono sempre forniti e garantiti e se quelli in uso sono idonei ad evitare rischi specifici. Potremmo fare anche una affermazione simile rispetto alla protezione collettiva nei luoghi di lavoro.

 

In merito alla formazione e all’utilizzo, a tal fine, dell’informatica, il discorso è complesso; è da valutare realisticamente quanti sono anche tra i lavoratori italiani quelli sufficientemente informatizzati e, poi, mi permetto di dire che bisogna partire, in proposito, dal quesito se è l’informatica che deve essere al servizio dell’uomo o l’uomo al servizio dell’informatica.

 

L’apprendimento di informazioni e nozioni, infine, è condizionato senz’altro da quanto sopra descritto: il bizantinismo delle norme, il lavoro considerato come merce, la ridotta cultura della sicurezza, la mancanza di una visione collettiva e aziendale della problematica.

 

Questi aspetti dovrebbero essere affrontati con un radicale cambiamento della logica e della prospettiva anche giuridica, ma alla base è da ricostruire l’Uomo e la Collettività e un Sociale condiviso. Per questo non bastano regole, leggi, ispezioni e sanzioni, bisogna agire alla base e a tutti i livelli.

 

In ambito aziendale, infine, sarebbe opportuno ricostruire questi aspetti tramite la collaborazione e l’intesa di tutte la figure in gioco: datori di lavoro, dirigenti e preposti, RSPP, RRLLS, medici competenti e anche gruppi di lavoratori (a proposito dei medici del lavoro, direi che servono le visite mediche ma non con una gestione mercantile, 10 minuti a prestazione e più ne faccio più mi pagano; sarebbe importante sempre di più che la figura medica - dopo il Giuramento di Ippocrate - si dedicasse pure ad aspetti gestionali in relazione alla sua professionalità per garantire la salute del singolo lavoratore e dei gruppi di lavoratori, anche collaborando attivamente alla valutazione dei rischi; in proposito, dov’è l’università?).

 

 

dr. Giuseppe Leocata

Medico Chirurgo – Specialista in Medicina del Lavoro

Esperto in “Disabilità e Lavoro”

 



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Rispondi Autore: GIANNI - likes: 0
24/02/2025 (08:16:31)
Approvo in pieno la diagnosi del Dott. Leocata, e approfitterei del periodo " Prevale nel mondo del lavoro, oltre che nella soc. una logica individualistica ..... " per aggiungere una mia riflessione :- " la logica egoistica/individualistica porta inevitabilmente ad una concorrenza sfrenata e a prezzi stracciati, percui, per guadagnare a quelle condizioni hanno bisogno di evadere tutto e non osservare alcuna regola compresa la sicurezza di chi lavora ( non gliene importa nulla ), altro che " Patente a punti "
Rispondi Autore: Striker - likes: 0
24/02/2025 (08:56:54)
e' la globalizzazione bellezza...
Rispondi Autore: GIANNI - likes: 0
24/02/2025 (10:04:16)
Riferim. Striker - O l'impressione che il commento sia una risposta al mio ma con sarcasmo ( salvo errori ) . S'è cosi, giustificare tutto con la " globalizzazione " significa assenza di argomenti, e una comoda superficialità.
Rispondi Autore: Francesco Naviglio - likes: 0
24/02/2025 (10:28:56)
Ringrazio il dr. Giuseppe Leocata per le integrazioni a quanto scritto nel mio articolo su "analfabetismo di ritorno e sicurezza sul lavoro".
Integrazioni e approfondimenti che condivido pienamente. La speranza è che il legislatore e le regioni possano emanare nuove direttive sulla gestione della sicurezza sul lavoro che tengano in debita considerazione i nostri approfondimenti e suggerimenti.
Rispondi Autore: Rossana Salvi - likes: 0
04/03/2025 (10:25:55)
La ringrazio per le riflessioni

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