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La qualità ambientale non è migliorata negli ultimi tre anni, inquinamento atmosferico e inquinamento acustico sono i problemi più rilevanti. Lo sostengono i periti industriali del CNPI (Consiglio Nazionale dei Periti Industriali e dei Periti Industriali Laureati), “Rileggere l’ambiente. La centralità dei ruoli tecnici. Secondo Rapporto sulla sicurezza in Italia”.
Relativamente alla valutazione complessiva sull’evoluzione della qualità dell’ambiente rispetto a tre anni fa, la maggioranza del campione (50,1%), costituito da 1.000 Periti, ha sostenuto che sia rimasta la stessa, il 23,6% che sia migliorata e il 26,3% che sia invece peggiorata.
L’attenzione si è catalizzata in primo luogo sui problemi legati alla qualità dell’aria che respiriamo: il 52,2% degli intervistati pensa che nell’area in cui vive ci sia un problema rilevante di inquinamento atmosferico, e, in secondo luogo, di inquinamento acustico (39,7%) ed elettromagnetico (36,6%). Avvertiti, invece, con minore urgenza, i rischi legati all’inquinamento idrico (27,2%), chimico (26,6%), idrogeologico (23,7%) e luminoso (23,6%).
In particolare l’eccesso di traffico presente nelle strade italiane è imputato come principale causa di inquinamento del sistema stando al giudizio del 47,7% degli intervistati. Segue, l’irresponsabilità dei comportamenti dei cittadini (28,3%), il mancato rispetto delle normative in materia, da parte delle imprese (19,6%) e un’eccessiva concentrazione di imprese che inquinano (17%).
I periti ritengono che vi siano anche segnali positivi, di maggiore attenzione sulle tematiche ambientali, infatti il 72,5% degli intervistati ritiene che sia cresciuto il numero di italiani che fa ricorso alla raccolta differenziata dei rifiuti e al risparmio energetico (61,9%).
Gli intervistati dichiarano, inoltre, che la questione della tutela dell’ambiente per le imprese, viene considerata soprattutto un costo (per il 40,6%) e solo per il 19,2% un vantaggio.
La quota più consistente di aziende certificate a norma, ha sede al Nord (31,9% al Nord-Ovest e 22% al Nord-Est), il 33,7% al Sud e il 12,5% al Centro. Anche se queste due aree del Paese tra 2003 e 2004 hanno assistito all’incremento più consistente del numero delle certificazioni (del 66% circa contro il 41,5% del Nord-Ovest e il 37,5% del Nord-Est), con dinamiche particolarmente significative nelle Marche (+85,7%), in Sardegna (+85,2%), Puglia (+82,9%) e Lazio (+79,6%).
Peraltro, un’analisi più dettagliata a livello provinciale, mostra una situazione molto articolata, con livelli di incidenza delle aziende certificate ogni 1000 aziende estremamente eterogenea, con punte in alcune aree del Sud, come Campania e Basilicata. Positivo, inoltre, anche il giudizio della maggioranza dei testimoni sulla riduzione avvenuta in questi anni dei consumi di emissioni inquinanti e materie prime (55,8%), e sul risparmio energetico (55,7%).
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Qualita' ambientale stabile
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La qualità ambientale non è migliorata negli ultimi tre anni, inquinamento atmosferico e inquinamento acustico sono i problemi più rilevanti. Lo sostengono i periti industriali del CNPI (Consiglio Nazionale dei Periti Industriali e dei Periti Industriali Laureati), “Rileggere l’ambiente. La centralità dei ruoli tecnici. Secondo Rapporto sulla sicurezza in Italia”.
Relativamente alla valutazione complessiva sull’evoluzione della qualità dell’ambiente rispetto a tre anni fa, la maggioranza del campione (50,1%), costituito da 1.000 Periti, ha sostenuto che sia rimasta la stessa, il 23,6% che sia migliorata e il 26,3% che sia invece peggiorata.
L’attenzione si è catalizzata in primo luogo sui problemi legati alla qualità dell’aria che respiriamo: il 52,2% degli intervistati pensa che nell’area in cui vive ci sia un problema rilevante di inquinamento atmosferico, e, in secondo luogo, di inquinamento acustico (39,7%) ed elettromagnetico (36,6%). Avvertiti, invece, con minore urgenza, i rischi legati all’inquinamento idrico (27,2%), chimico (26,6%), idrogeologico (23,7%) e luminoso (23,6%).
In particolare l’eccesso di traffico presente nelle strade italiane è imputato come principale causa di inquinamento del sistema stando al giudizio del 47,7% degli intervistati. Segue, l’irresponsabilità dei comportamenti dei cittadini (28,3%), il mancato rispetto delle normative in materia, da parte delle imprese (19,6%) e un’eccessiva concentrazione di imprese che inquinano (17%).
I periti ritengono che vi siano anche segnali positivi, di maggiore attenzione sulle tematiche ambientali, infatti il 72,5% degli intervistati ritiene che sia cresciuto il numero di italiani che fa ricorso alla raccolta differenziata dei rifiuti e al risparmio energetico (61,9%).
Gli intervistati dichiarano, inoltre, che la questione della tutela dell’ambiente per le imprese, viene considerata soprattutto un costo (per il 40,6%) e solo per il 19,2% un vantaggio.
La quota più consistente di aziende certificate a norma, ha sede al Nord (31,9% al Nord-Ovest e 22% al Nord-Est), il 33,7% al Sud e il 12,5% al Centro. Anche se queste due aree del Paese tra 2003 e 2004 hanno assistito all’incremento più consistente del numero delle certificazioni (del 66% circa contro il 41,5% del Nord-Ovest e il 37,5% del Nord-Est), con dinamiche particolarmente significative nelle Marche (+85,7%), in Sardegna (+85,2%), Puglia (+82,9%) e Lazio (+79,6%).
Peraltro, un’analisi più dettagliata a livello provinciale, mostra una situazione molto articolata, con livelli di incidenza delle aziende certificate ogni 1000 aziende estremamente eterogenea, con punte in alcune aree del Sud, come Campania e Basilicata. Positivo, inoltre, anche il giudizio della maggioranza dei testimoni sulla riduzione avvenuta in questi anni dei consumi di emissioni inquinanti e materie prime (55,8%), e sul risparmio energetico (55,7%).
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