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Piano strategico dell’Ue per le tecnologie energetiche

Piano strategico dell’Ue per le tecnologie energetiche
Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Ambiente

07/12/2023

Revisione del piano per le tecnologie energetiche adeguato alle necessità del piano industriale del Green Deal. Posizione dell’Ue alla Cop 28 sul clima, adottata dal Consiglio dell’Unione.

Il 20 ottobre, la Commissione europea ha adottato la revisione del piano strategico per le tecnologie energetiche (Set). Il piano intende perseguire gli obiettivi quadro del Green Deal europeo come integrati dal  piano RepowerEu, in coerenza con quanto indicato dal piano industriale del Green Deal e basandosi sulle nuove proposte legislative per l'industria a zero emissioni nette e sulle materie prime critiche.

Nel quadro del Green Deal, la direttiva riveduta sulle energie rinnovabili chiede agli Stati membri di raddoppiare, in modo resiliente e competitivo, la loro quota attuale di energia rinnovabile fino a raggiungere almeno il 42,5% entro il 2030. Per spingere all’innovazione, agli Stati membri viene anche posto l’obiettivo indicativo che almeno il 5% della nuova capacità installata entro il 2030 sia sviluppato con tecnologie innovative per le energie rinnovabili.


Allineando ricerca e accelerazione delle transizioni verde e digitale, il piano Set unisce le iniziative del Green Deal con i quadri strategici per la ricerca in Ue, definiti nella comunicazione " Un nuovo spazio europeo della ricerca per la ricerca e l'innovazione" e con  l'agenda politica dello Spazio europeo della ricerca. Il piano Set dovrebbe integrare le previsioni della dimensione ricerca dei Piani nazionali integrati energia e clima (Pniec).

Il piano Set si conferma articolato in sei priorità che sviluppano 14 aree d’azione.

La priorità 1 “l’Ue leader mondiale nel settore delle energie rinnovabili” inquadra cinque specifiche tecnologie per le energie rinnovabili, e precisamente:

  • energia eolica offshore,
  • fotovoltaico solare,
  • geotermia profonda,
  • energia marina,
  • solare termico a concentrazione.

Le novità prevedono l’istituzione di un gruppo di lavoro sull’idrogeno verde, l’eolico onshore e un'agenda strategica di ricerca e innovazione per l'energia solare comprendendo fotovoltaico, solare termico a concentrazione e solare termico non concentrato.


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La Priorità 2 “fornire un sistema energetico intelligente e incentrato sul consumatore, sistemi energetici intelligenti e integrati” ha l’obiettivo di promuovere un approccio integrato ai distretti energetici positivi e tecnologie di corrente continua ad alto voltaggio. Il lavoro su queste aree di ricerca intende sviluppare anche gli aspetti relativi alla sicurezza, stabilità e cybersecurity per rispondere alla crescente probabilità di perturbazioni causate dal clima e di minacce esterne umane. Il quadro di queste azioni dovrà aiutare le città ad accelerare la loro trasformazione verde e digitale, contribuendo alla missione "Città intelligenti e a impatto climatico zero”.

La Priorità 3 “sviluppare e rafforzare sistemi efficienti sotto il profilo energetico" si concentra sull’efficienza energetica in edilizia, compresi nuovi materiali e tecnologie per l'edilizia, e sull'efficienza energetica per l’industria.

La revisione del piano Set intende sviluppare modalità innovative ed efficaci sotto il profilo dei costi per contribuire ad almeno raddoppiare il tasso annuo di ristrutturazione degli edifici tra il 2020 e il 2030 e a rendere tutti gli immobili nuovi ed esistenti a emissioni zero rispettivamente entro il 2030 e il 2050, in linea con la proposta di revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia. Nel contesto, il piano Set indica il ruolo delle pompe di calore in edilizia in sostituzione degli impianti a fonti fossili, perseguendo l’obiettivo del raddoppio delle installazioni per raggiungere il target di 10 milioni di unità nei prossimi cinque anni. Le priorità di ricerca e innovazione dovranno contribuire anche a ridurre le emissioni di gas a effetto serra dell'industria del 25% entro il 2030 e a raggiungere l'obiettivo indicativo di aumentare l'uso delle energie rinnovabili nel settore industriale dell'1,6% all'anno fino al 2030.


La priorità 4 “diversificare e rafforzare le opzioni energetiche per un trasporto sostenibile” intende rafforzare in particolare la competitività dell'Ue nel settore globale delle batterie per la mobilità elettrica, compresi l'approvvigionamento domestico di materie prime e materiali avanzati nonché la riutilizzabilità e la riciclabilità, al fine di conseguire l'autosufficienza entro il 2030, e sistemi di stoccaggio innovativi andando oltre le batterie elettrochimiche.

La priorità 5 “obiettivi ambiziosi nella cattura, nell'utilizzo e nello stoccaggio del carbonio” si concentra sulla cattura e lo stoccaggio del carbonio (Ccs) e sulla cattura e l'utilizzo del carbonio (Ccu). L’aggiornamento del Set intende allineare gli obiettivi e le attività con il nuovo scenario politico in materia di energia e clima, in particolare la normativa sull'industria a zero emissioni nette e le misure strategiche contenute nella  comunicazione sui cicli del carbonio sostenibili, perseguendo l’obiettivo di almeno 50 milioni di tonnellate di capacità di iniezione annuale di CO2 entro il 2030, sia nelle falde acquifere saline che nei giacimenti di idrocarburi esauriti dell’Ue.

La priorità 6 “mantenere e rafforzare la sicurezza nell'uso dell'energia nucleare” deve contribuire alla sicurezza dell'energia nucleare, tenendo conto anche dell'ambizione dichiarata da parte di 14 Stati membri dell’ Alleanza nucleare) di fornire fino a 150 GW di capacità elettrica entro il 2050 nell'Ue a partire dai circa 100 GW di oggi. Il piano Set indica che per raggiungere l'obiettivo dovrebbe essere necessaria la costruzione di almeno 30-45 reattori di grandi dimensioni e piccoli reattori modulari nuovi.

Tra i temi trasversali per lo sviluppo del piano Set, la Commissione indica necessaria l’integrazione con il quadro del  piano d'azione dell'Ue per la digitalizzazione del sistema energetico. A tal fine la Commissione creerà la piattaforma "Riunire gli innovatori dell'energia e del digitale dell'Ue" (Gedi-Eu) e i poli europei dell'innovazione digitale e le strutture di prova e sperimentazione dell'intelligenza artificiale (AI Tef) istituiti nell'ambito del programma Europa digitale.

Il piano Set riveduto sosterrà i principi di circolarità integrando il recupero, il riciclaggio e la sostituzione delle materie prime critiche nella ricerca, lo sviluppo e la produzione delle tecnologie per l'energia pulita.

Perseguirà inoltre un approccio incentrato sull'utente integrando in tutte le azioni questioni quali la salute, il genere, la sicurezza, la protezione, l'accessibilità, anche economica, nonché le esigenze dei consumatori anziani o con disabilità.

La Commissione evidenzia come il miglioramento delle competenze e la riqualificazione della forza lavoro siano di fondamentale importanza per soddisfare le esigenze di manodopera di un nuovo modello energetico e sociale. In proposito richiama come circostanza che finora sono 14 gli Stati membri (Cipro, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Grecia, Irlanda, Lituania, Paesi Bassi, Portogallo, Romania, Slovenia, Spagna) ad aver previsto investimenti e riforme nel settore delle competenze e dei posti di lavoro verdi nei loro piani nazionali per la ripresa e la resilienza per un ammontare complessivo di circa 1,5 miliardi di euro. La Commissione precisa che gli attuali finanziamenti non sono sufficienti per soddisfare le esigenze, e che oltre ai fondi europei, gli investimenti nelle competenze devono essere finanziati principalmente da altri investimenti pubblici e privati.

Il piano Set riveduto sosterrà le accademie europee dell'industria a zero emissioni nette annunciate nella citata normativa sull'industria a zero emissioni nette. Ogni accademia dovrà avere l’obiettivo di formare 100mila persone entro i primi tre anni.

Il piano Set sfrutterà anche gli spazi di sperimentazione normativa proposti nella normativa sull'industria a zero emissioni nette, offrendo un importante sostegno a innovatori, sviluppatori e investitori, e migliorando l'accesso ai finanziamenti, in particolare per accelerare le innovazioni.

Un aspetto di criticità da superare per l’Ue, è la capacità d’incrementare i fondi per la ricerca. Nel 2021 l'Ue ha speso 328 miliardi di euro in ricerca e innovazione, pari al 2,26% del Pil. Questo rapporto, evidenzia la Commissione, è molto inferiore rispetto a quello del Giappone (3,26 %) e degli Stati Uniti (3,45 %). Occorrerà dunque intensificare gli sforzi per raggiungere l'obiettivo di spesa pubblica e privata dell'Ue pari al 3% del Pil.

Dai dati risulta che nel 2021 gli investimenti per la ricerca e innovazione per l’Unione dell’energia sono stati addirittura inferiori ai livelli del 2016 se considerati in proporzione al Pil, e proporzionalmente inferiori rispetto alle principali economie concorrenti come Cina, Giappone e Corea del Sud.


Posizione del Consiglio dell’Ue alla Cop 28 sul clima

Il Consiglio ha approvato il 16 ottobre le proprie  conclusioni che fungeranno da posizione negoziale generale dell'Ue per la 28esima conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop 28) che si svolgerà a Dubai, Emirati arabi uniti, dal 30 novembre al 12 dicembre 2023.

Gli Stati membri richiamano i risultati scientifici dell’ultimo rapporto dell’Ipcc, ed esprimono in particolare grande preoccupazione per le conclusioni dell'ultima relazione Global Annual to Decadal Climate Update dell'Organizzazione meteorologica mondiale, che prevedono livelli record delle temperature globali nei prossimi cinque anni, stimando al 66% la probabilità che, tra il 2023 e il 2027, la temperatura globale media annua in prossimità della superficie superi di oltre 1,5 ºC i livelli preindustriali per almeno un anno.

Sottolineando l’importanza fondamentale di innalzare considerevolmente il livello di ambizione globale affinché l'obiettivo di 1,5º C resti raggiungibile, in linea con l'accordo di Parigi, gli Stati membri affermano l'importanza di rendere il settore dell’energia prevalentemente privo di combustibili fossili ben prima del 2050 e l'importanza di puntare a realizzare un sistema energetico globale completamente o prevalentemente decarbonizzato negli anni 2030.

Specificamente il Consiglio chiede un'azione globale al fine di triplicare la capacità di energia rinnovabile installata per portarla a 11 TW e raddoppiare il tasso dei miglioramenti dell'efficienza energetica entro il 2030.


Gli aspetti dei diritti umani e delle future generazioni sono messi in evidenza dal Consiglio riconoscendo che, al momento di intraprendere azioni volte ad affrontare i cambiamenti climatici, le parti dovrebbero rispettare, promuovere e prendere in considerazione i loro obblighi rispettivi in materia di diritti umani, diritto alla salute, diritto a un ambiente pulito, sano e sostenibile, diritti delle popolazioni indigene (sanciti nella dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni), delle comunità locali, dei migranti, dei minori e dei giovani, delle persone con disabilità e delle persone in situazioni di vulnerabilità, nonché in materia di parità di genere, emancipazione delle donne e delle ragazze ed equità intergenerazionale.

Il Consiglio dichiara anche che la partecipazione inclusiva e del pubblico, l'impegno e l'accesso alle informazioni, anche per la società civile e i diversi portatori di interessi, sono fondamentali per promuovere la giustizia sociale, l'equità e l'inclusività nel quadro della transizione globale verso la neutralità climatica.  

Sempre in vista della Cop 28, il Consiglio ha anche adottato le  conclusioni sul finanziamento per il clima in cui afferma che l'Ue e i suoi Stati membri sono impegnati a favore dell'obiettivo dei Paesi sviluppati di mobilitare collettivamente finanziamenti per il clima pari a 100 miliardi di dollari fino al 2025, prevedendo che tale obiettivo sarà raggiunto nel 2023 per la prima volta. In parallelo è stato anche presentato  l’aggiornamento del Ndc (il national determined contribution previsto dall’Accordo di Parigi) che sintetizza l’impegno dell’Ue e dei 27 Stati membri nel contribuire alla risposta globale ai cambiamenti climatici, riportando tutte le misure del pacchetto pronti per il 55%.

Luigi Di Marco 

Fonte: ASVIS



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