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Morti per inquinamento

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Ambiente

14/01/2002

Dall'Organizzazione Mondiale della Sanita' un'analisi della mortalita' in Italia nelle aree a rischio di crisi ambientale.

Nei giorni scorsi a Roma sono stati resi noti i risultati di una ricerca dell'Organizzazione Mondiale della Sanità riguardante la mortalita' in 15 aree del territorio italiano considerate ad elevato rischio di crisi ambientale per la presenza di aziende chimiche, petrolifere, minerarie e siderurgiche.

La ricerca e' stata presentata nel corso di una conferenza stampa che ha visto la partecipazione del ministro dell'Ambiente, del presidente nazionale di Legambiente e del direttore del Centro Europeo Ambiente e Salute dell'Oms.

Lo studio ha rilevato che la mortalita' registrata nelle popolazioni residenti nelle aree a rischio nel quinquennio 1990 - 1994 e' superiore alla media regionale nella misura di almeno 4.167 decessi rispetto all'atteso (2639 maschi e 1527 femmine), pari al 2,64% dei 157.787 totali. In sintesi in queste aree si sono registrati oltre 800 morti in eccesso l'anno.

Morti causate principalmente da malattie circolatorie (ma non l'infarto), e cerebrovascolari (circa 240 casi l'anno), malattie dell'apparato digerente (120 casi) e respiratorio (130 casi), cirrosi (90 casi) e diabete (80 casi), tumori in genere (130 casi).

I dati dell'Oms riguardano il periodo '90-'94, ma in considerazione della durata del periodo di incubazione nell'organismo umano delle malattie causa dei decessi aggiuntivi e della persistenza nell'ambiente di molte sostanze inquinanti, si puo' presumere che le cifre relative agli eccessi di mortalità nelle aree a rischio siano riscontrabili anche in anni seguenti.

Il dato italiano potrebbe inoltre essere superiore in quanto nello studio dell'Oms non sono considerate tutte le aree a rischio presenti sul territorio nazionale.

Ciò rappresenta un importante problema di sanità pubblica nelle aree a rischio che suggerisce l'opportunità di interventi di risanamento ambientale e programmi di monitoraggio sanitario per la popolazione affetta.

Nell'area di Taranto, ad esempio, nota per la massiccia esposizione all'amianto, sono stati riscontrati casi di tumore alla pleura in un numero di 4 volte superiore all'atteso negli uomini: è questo una delle poche circostanze in cui si può parlare di un rapporto specifico e diretto di causa effetto tra inquinante e patologia, in quanto il tumore alla pleura non esiste in natura se non in rarissimi casi.
Inoltre in questo caso si tratta di un'esposizione ambientale della popolazione generale, non in dipendenza dall'ambiente di lavoro: la contaminazione dell'amianto è dovuta infatti anche ai residui sulle tute dei lavoratori, sui capelli, e alla dispersione nell'aria, tanto che anche le donne sono colpite da tumore alla pleura con una frequenza di 2,5 volte superiore all'atteso.

Tabella dei siti considerati nella ricerca.


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