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Inquinamento chimico e alimentazione

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Ambiente

30/08/2006

Dal WWF l’allarme sulla contaminazione del Mediterraneo. Il caso del pesce spada.

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L’inquinamento del Mar Mediterraneo arriva anche sulle nostre tavole. Uno studio del WWF e dell’Università di Siena rivela che nel pesce spada del Mediterraneo sono presenti 15 tipi di inquinanti chimici, alcuni già banditi dal commercio, altri di nuova generazione e di uso quotidiano.

Lo studio è contenuto nella prima parte del rapporto “
Contaminazione chimica nel Mediterraneo: il caso del pescespada”, presentato ieri, che intendedimostrare l’accumulo delle sostanze chimiche nel Mar Mediterraneo e nella sua fauna selvatica.

Lo studio sulla valutazione della contaminazione da sostanze chimiche nel pesce spada del Mediterraneo, condotto con un nuovo metodo di analisi, ha accertato per la prima volta la presenza di ritardanti di fiamma nei campioni analizzati.
I 29 campioni di pesce spada prelevati nel Mar Tirreno presentano tracce di 15 tipi di inquinanti chimici appartenenti ai gruppi dei pesticidi organoclorurati (DDT e HCB) e dei ritardanti di fiamma bromurati (19 tipi di PBDE).
In dettaglio, gli organoclorurati sono stati trovati in tutti gli esemplari di pesce spada, mentre i ritardanti di fiamma in tutti tranne uno.

Tutte le sostanze esaminate hanno la caratteristica di degradarsi molto lentamente e di legarsi alla materia organica (ai tessuti grassi in particolare), accumulandosi nelle catene alimentari fino ai grandi predatori marini, come il pesce spada.
Tutti gli inquinanti chimici trovati nel pesce spada sono presenti negli oggetti e arredi più comuni delle nostre case, nei computer, nei televisori, nei tappeti, nelle tende - avverte Michele Candotti, Segretario generale del WWF Italia - E questo ci dà l’immediata percezione di quanto grave e facile sia la possibilità di contaminazione. Nei campioni analizzati, per esempio, ci sono tracce di DDT, il che la dice lunga sulla persistenza di una sostanza bandita da oltre 30 anni.”

La seconda parte del rapporto presenta invece i dati di recenti studi scientifici, evidenziando come la contaminazione della fauna selvatica del Mediterraneo sia tale “da destare forti preoccupazioni”. “Molte delle sostanze chimiche persistenti e bioaccumulabili - si legge nel Rapporto - sono state collegate a possibili e gravi effetti sulla salute, tra cui l’alterazione dello sviluppo sessuale e neurologico, del sistema riproduttivo e immunitario di animali, persone e degli ecosistemi nel loro complesso.”
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