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Grandi terremoti: un fatto “normale”

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Ambiente

05/01/2005

Sismi superiori agli 8 gradi sono un evento che in media si verifica ogni anno. Alla intensità, per fortuna, non corrisponde sempre l’alto numero di vittime. E nel 2005?

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L’evento sismico che ha martoriato le coste del Sud-Est asiatico e che ha avuto dal punto di vista delle perdite umane conseguenze devastanti, dal punto di vista geologico non è invece un evento eccezionale.
I grandi terremoti, quelli che superano l’ottavo grado, sono per i geologi un fatto “normale”, che in media si verifica ogni anno; purtroppo in questo caso il terremoto ha colpito, mediante l’onda anomala da esso generata, una vasta zona popolata e impreparata a questi eventi.

“I dati sono noti e pubblici: la media dei terremoti superiori all’ottavo grado di intensità è di uno all’anno, pertanto anche nel 2005 è da prevedere che se ne possano verificare” avverte Piero Manetti, direttore dell’Istituto di geoscienze e georisorse del Cnr.

Dovremo dunque attenderci anche nel 2005 un’altra tragedia di proporzioni simili a quella avvenuta nel Sud-Est asiatico?

“Per fortuna non è detto” risponde il professor Manetti, “poiché l’altro elemento fondamentale da tenere in conto per le conseguenze in termini di vite umane è la densità della popolazione nella zona colpita e molto spesso il sisma si verifica in zone poco o per nulla abitate. Anche solo guardando agli anni recenti, sono state colpite da terremoti pari o superiori all’ottavo grado, senza neppure una vittima: nel 1965 l’Isola di Rat, nel 1970 la Columbia, nel 1986 l’Isola di Andreanof, nel 1988 il Golfo dell’Alaska, nel 2000 la New Ireland in Papua Nuova Guinea e nel 2002 il Denali Park. Mentre un terremoto di 8.2 gradi in Bolivia, nel 1994, ha fatto cinque morti, uno di 8.4 gradi in Perù, nel 2001, 75 vittime, e nel 1964 sempre in Alaska ci sono stati 125 morti, ma con uno dei più forti eventi sismici mai registrati, 9.2 gradi. Anche il terremoto di massima intensità mai misurato con gli strumenti moderni, 9.5 gradi, avvenuto nel 1960 in Cile, ha provocato 5.700 vittime, un numero ben minore di quello che purtroppo circola in questi giorni. Del resto anche quest’ultimo evento, se non ci fosse stato lo tsunami, avrebbe avuto un esito molto meno disastroso”.

“Il terzo fattore da tenere in conto è poi l’adozione di tutte le misure di prevenzione possibili. - avverte il professor Manetti - L’evento sismico è per definizione imprevedibile, ma la conoscenza geologica e la statistica ci indicano con chiarezza le zone a rischio. In Italia, ad esempio, sappiamo bene che i pericoli maggiori riguardano la dorsale appenninica centromeridionale, il Friuli e alcune aree siciliane, in particolare il Belice”.
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