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Calzature di sicurezza ed… ecologia
Si sta svolgendo in questi giorni, presso la Fiera di Milano, Sicurtech Expo, mostra-convegno delle tecnologie per l'antincendio, la sicurezza, la prevenzione, la protezione, l'igiene sul lavoro, la Protezione Civile.
Tra i convegni in programma domani 7 marzo segnaliamo “Integrazione dell’Ambiente, Sicurezza e Salute: l’esempio di Ecolabel. Il caso delle calzature di sicurezza”, promosso da ASSOSIC (Associazione Italiana Fabbricanti e Commercianti Prodotti Antinfortunistici) e APAT(Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente e del Territorio).
Il convegno vuole essere un’occasione per far conoscere ECOLABEL, una “etichetta ecologica” per i beni di largo consumo, e per sensibilizzare gli operatori, gli addetti alla sicurezza ed i lavoratori sull’esistenza di prodotti “puliti”, con ottime performance e facilmente reperibili.
Il marchio ECOLABEL, rappresentato da una margherita, è stato introdotto nell’Unione circa tre anni fa e contraddistingue i prodotti fabbricati nel rispetto di precisi criteri ambientali concordati tra tutti i paesi membri.
Le scarpe di sicurezza realizzate da alcune aziende italiane sono, tra tutti i Dispositivi di Protezione Individuale, le prime ed uniche ad avere richiesto ed ottenuto il marchio ECOLABEL.
Per ottenere la concessione del marchio di etichettatura ecologica, i prodotti devono essere progettati con criteri che permettono di valutare il loro impatto ambientale tenendo presente l’analisi completa del ciclo di vita. Tutti i materiali impiegati devono provenire da fornitori che rispettano l’ambiente, non usano manodopera minorile, fanno lavorare le proprie maestranze in sicurezza e garantiscono retribuzioni corrette.
I prodotti, per poter esporre il marchio, devono superare prove rigorose verificate per quanto riguarda l’Italia dall’APAT.
I requisiti delle calzature di sicurezza con etichettatura ECOLABEL sono: assenza di metalli pesanti e residui di sostanze tossiche in tutti i componenti, minimo tasso di inquinamento relativo alla produzione delle materie prime, assenza di sostanze pericolose per l’uomo e per l’ambiente, basso quantitativo di sostanze organiche volatili emesse nel ciclo di produzione, imballaggio in materiali provenienti da processi di riciclo.
Tra i convegni in programma domani 7 marzo segnaliamo “Integrazione dell’Ambiente, Sicurezza e Salute: l’esempio di Ecolabel. Il caso delle calzature di sicurezza”, promosso da ASSOSIC (Associazione Italiana Fabbricanti e Commercianti Prodotti Antinfortunistici) e APAT(Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente e del Territorio).
Il convegno vuole essere un’occasione per far conoscere ECOLABEL, una “etichetta ecologica” per i beni di largo consumo, e per sensibilizzare gli operatori, gli addetti alla sicurezza ed i lavoratori sull’esistenza di prodotti “puliti”, con ottime performance e facilmente reperibili.
Il marchio ECOLABEL, rappresentato da una margherita, è stato introdotto nell’Unione circa tre anni fa e contraddistingue i prodotti fabbricati nel rispetto di precisi criteri ambientali concordati tra tutti i paesi membri.
Le scarpe di sicurezza realizzate da alcune aziende italiane sono, tra tutti i Dispositivi di Protezione Individuale, le prime ed uniche ad avere richiesto ed ottenuto il marchio ECOLABEL.
Per ottenere la concessione del marchio di etichettatura ecologica, i prodotti devono essere progettati con criteri che permettono di valutare il loro impatto ambientale tenendo presente l’analisi completa del ciclo di vita. Tutti i materiali impiegati devono provenire da fornitori che rispettano l’ambiente, non usano manodopera minorile, fanno lavorare le proprie maestranze in sicurezza e garantiscono retribuzioni corrette.
I prodotti, per poter esporre il marchio, devono superare prove rigorose verificate per quanto riguarda l’Italia dall’APAT.
I requisiti delle calzature di sicurezza con etichettatura ECOLABEL sono: assenza di metalli pesanti e residui di sostanze tossiche in tutti i componenti, minimo tasso di inquinamento relativo alla produzione delle materie prime, assenza di sostanze pericolose per l’uomo e per l’ambiente, basso quantitativo di sostanze organiche volatili emesse nel ciclo di produzione, imballaggio in materiali provenienti da processi di riciclo.
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