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Aree in cerca di...bonifica

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Ambiente

12/05/2005

Presentato il rapporto di Legambiente sugli oltre 150.000 ettari contaminati inseriti nel Piano nazionale di bonifica. Le aree a rischio.

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154.000 ettari di territorio italiano carichi di amianto, diossina, mercurio, ddt, solventi. 50 aree inserite in un programma nazionale di bonifica (legge 426 del 1998) mai in concreto decollato.
Lo afferma Legambiente nel dossier "La chimera delle bonifiche", presentato nei giorni scorsi a Roma, nel quale è stata illustrata la situazione delle aree da bonificare nel nostro Paese.



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74 mila ettari contaminati sono a Casal Monferrato, circa 14 mila nel litorale dominio-flegreo e nell’agro aversano, 5.800 a Brindisi e 3.500 a Porto Marghera. C’è l’amianto dei poli industriali che producevano l’eternit a Casal Monferrato, Bagnoli, Broni o Bari, e quello delle cave da cui veniva estratto a Balangero ed Emarese. Ci sono i policlorobifenili a Brescia, gli Ipa nelle acque sotterranee di Falconara Marittima, Bagnoli e Gela, i solventi organoalogenati della bassa valle del Chienti nelle Marche e poi la diossina a Pitelli e Marghera e le ferriti di zinco a Crotone. E ancora il mercurio scaricato in mare a Priolo e nella laguna di Grado e Marano, il cromo esavalente della Stoppani nelle falde acquifere di Cogoleto, il cadmio nel suolo e nel sottosuolo di Livorno e il Ddt nel lago Maggiore.

I rifiuti, non solo industriali, che sono all'origine di queste contaminazioni (scorie di fonderia, sali da rifusione di alluminio, fanghi, morchie oleose, oli esausti, melme acide, ceneri leggere da incenerimento, polveri di abbattimento fumi della siderurgia, pesticidi, solo per citarne alcuni) richiedono interventi complessi. – ha affermato Legambinte - Anche per le quantità in gioco: si va dai 7 milioni di metri cubi di sedimenti contaminati da dragare in laguna di Venezia al milione e mezzo di m3 di rifiuti da rimuovere nelle 110 discariche non controllate della provincia di Frosinone, dai 300mila metri cubi dell'area abruzzese relativa ai fiumi Saline e Alento ai 600mila m3 di terreni contaminati da Ddt, arsenico e mercurio di Pieve Vergonte in Piemonte, passando per i 140mila m3 di sali sodici ancora da rimuovere dai lagoons dell'Acna di Cengio.
Ma ci sono anche le incredibili emissioni in atmosfera dell’Ilva di Taranto che da sola produce il 70% delle emissioni nazionali e il 10% di quelle europee di monossido di carbonio da attività industriali. – prosegue Legambiente - E ci sono i rischi sanitari, con i sarcomi dei tessuti molli di Mantova nei pressi dell’inceneritore ex Enichem, le malformazioni congenite nel triangolo Augusta-Priolo-Melilli e il mesotelioma pleurico degli abitanti a Biancavilla.”

Secondo Legambiente lo slancio al settore delle bonifiche auspicato dopo l’avvio del Programma nazionale, a oltre sei anni dal suo varo, purtroppo non si è ancora concretizzato. Il programma nazionale procede lentamente.

Il rapporto.

 

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