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Aprire il dibattito sul testo unico della sicurezza
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La proposta di nuovo Testo Unico sulla sicurezza e la salute esce dal silenzio ovattato e si confronta con le realtà e gli operatori del settore. Tutti sanno che le leggi le fa il Parlamento. Semplificando sappiamo che a seguito di una proposta, del governo o dei deputati, le aule sono chiamate a presentare, discutere ed approvare i singoli articoli e poi la legge nel suo complesso.
Però con le leggi sulla sicurezza questo non è mai avvenuto. Fin dagli anni Cinquanta con i D.P.R fino ad oggi con i Decreti Legislativi il Parlamento a sempre dato delega ai governi di stendere le leggi. Di fatto non vi è mai stata una pubblica discussione in Parlamento e nessuno ha mai saputo le posizioni delle forze politiche. Anche i recepimenti delle direttive europee sono sempre state delegate ai governi e mai discusse in Parlamento.
Ciò non significa che le proposte dei diversi ministeri siano sempre state approvate nella loro formulazione, anzi sono quasi sempre state cambiate e modificate: ma da chi ? e come ?. Di fatto si svolgono consultazioni, incontri, audizioni ed infine parere delle commissioni parlamentari. Il tutto con un iter, spesso, indefinito nei tempi e nelle regole. Attento ai passaggi ed ai pareri formali e meno a quelli sostanziali e di contenuti.
Ciò non aveva impedito che, alla prima lettura – sottobanco – del testo ufficioso sindacati ed associazioni abbiano subito chiesto di essere ascoltati, discutere, emendare il testo e via dicendo.
E allora ecco le prese di posizione, le richieste di modifica, i documenti, ecc. il tutto in uno scenario direi movimentista più che istituzionale.
Lo stesso copione si è verificato per il Testo Unico. Avuta la delega dal parlamento il ministero del lavoro ha predisposto un testo, senza consultare nessuno. Certo avrà chiamato esperti e tecnici ma un bel giorno inizia a circolare una bozza, poi le modifiche ed infine si apprende “senza formalizzazioni” ma – in base alla norma di legge – che deve essere richiesto il parere alla Conferenza Stato Regioni ed il testo finalmente viene portato a conoscenza.
Lo scorso 3 febbraio la Conferenza Stato Regioni lo aveva inserito all’ordine del giorno e, come spesso avviene, con una discussione veloce ed affrettata doveva procedere all’approvazione: magari con un ordine del giorno aggiuntivo che richiamasse l’attenzione su qualche punto specifico. Però senza entrare nel merito puntiglioso dei singoli articoli.
A questo punto il giocattolo si è rotto. Le associazioni delle sicurezza raggruppate all’interno del CIIP, Consulta Interassociativa Italiana per la Prevenzione, hanno redatto un documento di base contestando alcuni orientamenti del Testo Unico e, soprattutto, chiedendone una pubblica discussione. Deve poi essere segnalata – meritoriamente – l’iniziativa dell’Associazione Ambiente e Lavoro che con l’invio di migliaia di e-mail ai presidenti delle regioni ha raggiunto il primo obiettivo che era quello di discutere e parlare.
Così, intasando le caselle di posta, le regioni hanno rinviato al 3 marzo la discussione del testo unico ed in questo mese potranno ascoltare, valutare, discutere dei singoli aspetti del testo ed arrivare alla prossima riunione non per una mera ratifica ma con coscienza del proprio ruolo e di un parere che, qualunque sia, è destinato a cambiare radicalmente la normativa della sicurezza nel nostro paese.
Allora, ancora una volta, si dimostra come l’attenzione ai temi della sicurezza coinvolge più soggetti di quello che si pensa. Come vi sia un’attenzione ed una preparazione consolidata che non vuole più che leggi e norme siano discusse nel silenzio e nei labirinti segreti ma che vuole portare alla luce del sole il dibattito e la discussione.
Del resto la sicurezza sul lavoro è una cosa troppo seria per lasciarla solo ad una normativa asettica, arida e formalistica senza né anima né cuore.
Ben vengano, a questo punto, altre mille mail che chiedono a coloro che devono approvare le leggi di studiare, discutere, dialogare, sentire ed ascoltare coloro che si occupano della sicurezza ogni giorno, tutti i giorni. Non solo per applicare leggi e norme ma per fare per davvero sicurezza sul lavoro nell’interesse delle imprese e dei lavoratori.
La proposta di nuovo Testo Unico sulla sicurezza e la salute esce dal silenzio ovattato e si confronta con le realtà e gli operatori del settore. Tutti sanno che le leggi le fa il Parlamento. Semplificando sappiamo che a seguito di una proposta, del governo o dei deputati, le aule sono chiamate a presentare, discutere ed approvare i singoli articoli e poi la legge nel suo complesso.
Però con le leggi sulla sicurezza questo non è mai avvenuto. Fin dagli anni Cinquanta con i D.P.R fino ad oggi con i Decreti Legislativi il Parlamento a sempre dato delega ai governi di stendere le leggi. Di fatto non vi è mai stata una pubblica discussione in Parlamento e nessuno ha mai saputo le posizioni delle forze politiche. Anche i recepimenti delle direttive europee sono sempre state delegate ai governi e mai discusse in Parlamento.
Ciò non significa che le proposte dei diversi ministeri siano sempre state approvate nella loro formulazione, anzi sono quasi sempre state cambiate e modificate: ma da chi ? e come ?. Di fatto si svolgono consultazioni, incontri, audizioni ed infine parere delle commissioni parlamentari. Il tutto con un iter, spesso, indefinito nei tempi e nelle regole. Attento ai passaggi ed ai pareri formali e meno a quelli sostanziali e di contenuti.
Ciò non aveva impedito che, alla prima lettura – sottobanco – del testo ufficioso sindacati ed associazioni abbiano subito chiesto di essere ascoltati, discutere, emendare il testo e via dicendo.
E allora ecco le prese di posizione, le richieste di modifica, i documenti, ecc. il tutto in uno scenario direi movimentista più che istituzionale.
Lo stesso copione si è verificato per il Testo Unico. Avuta la delega dal parlamento il ministero del lavoro ha predisposto un testo, senza consultare nessuno. Certo avrà chiamato esperti e tecnici ma un bel giorno inizia a circolare una bozza, poi le modifiche ed infine si apprende “senza formalizzazioni” ma – in base alla norma di legge – che deve essere richiesto il parere alla Conferenza Stato Regioni ed il testo finalmente viene portato a conoscenza.
Lo scorso 3 febbraio la Conferenza Stato Regioni lo aveva inserito all’ordine del giorno e, come spesso avviene, con una discussione veloce ed affrettata doveva procedere all’approvazione: magari con un ordine del giorno aggiuntivo che richiamasse l’attenzione su qualche punto specifico. Però senza entrare nel merito puntiglioso dei singoli articoli.
A questo punto il giocattolo si è rotto. Le associazioni delle sicurezza raggruppate all’interno del CIIP, Consulta Interassociativa Italiana per la Prevenzione, hanno redatto un documento di base contestando alcuni orientamenti del Testo Unico e, soprattutto, chiedendone una pubblica discussione. Deve poi essere segnalata – meritoriamente – l’iniziativa dell’Associazione Ambiente e Lavoro che con l’invio di migliaia di e-mail ai presidenti delle regioni ha raggiunto il primo obiettivo che era quello di discutere e parlare.
Così, intasando le caselle di posta, le regioni hanno rinviato al 3 marzo la discussione del testo unico ed in questo mese potranno ascoltare, valutare, discutere dei singoli aspetti del testo ed arrivare alla prossima riunione non per una mera ratifica ma con coscienza del proprio ruolo e di un parere che, qualunque sia, è destinato a cambiare radicalmente la normativa della sicurezza nel nostro paese.
Allora, ancora una volta, si dimostra come l’attenzione ai temi della sicurezza coinvolge più soggetti di quello che si pensa. Come vi sia un’attenzione ed una preparazione consolidata che non vuole più che leggi e norme siano discusse nel silenzio e nei labirinti segreti ma che vuole portare alla luce del sole il dibattito e la discussione.
Del resto la sicurezza sul lavoro è una cosa troppo seria per lasciarla solo ad una normativa asettica, arida e formalistica senza né anima né cuore.
Ben vengano, a questo punto, altre mille mail che chiedono a coloro che devono approvare le leggi di studiare, discutere, dialogare, sentire ed ascoltare coloro che si occupano della sicurezza ogni giorno, tutti i giorni. Non solo per applicare leggi e norme ma per fare per davvero sicurezza sul lavoro nell’interesse delle imprese e dei lavoratori.
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