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I rischi degli operatori nella manipolazione degli agrofarmaci
Villa Fabbri (FI), 9 Apr – L’uso di prodotti fitosanitari nel comparto agricolo se ha facilitato un aumento delle produzioni, ha anche aumentato i rischi lavorativi degli operatori.
Per parlare dei rischi professionali di queste sostanze chimiche ci soffermiamo sugli atti, pubblicati sul sito dell’ Azienda Sanitaria di Firenze, del seminario “Prodotti fitosanitari - processo di autorizzazione e sicurezza di impiego” che si è tenuto a Villa Fabbri (FI) il 22 ottobre 2013.
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Presentiamo in particolare l’omonimo intervento “Prodotti fitosanitari - Processo di autorizzazione e sicurezza di impiego” a cura di Maria-Grazia Camisa (BASF).
La relatrice ha presentato le varie tipologie di agrofarmaci:
- “fungicidi: controllo delle malattie fungine;
- erbicidi: controllo delle infestanti;
- insetticidi: controllo insetti dannosi;
- altri: fermomoni, fitoregolatori, ...”.
E ha ricordato l’Autorizzazione nazionale necessaria per la commercializzazione e i vari step per la commercializzazione (“test su colture in serra, seguiti da test in pieno campo su scala globale; ottimizzazione della struttura, in funzione di efficacia biologica, tossicologia, eco-tossicologia e costi produttivi; brevetto; studi sulla sicurezza del prodotto a scopo registrativo”).
Veniamo tuttavia ai rischi degli operatori nella manipolazione degli agrofarmaci.
I rischi sono correlati in particolare a:
- stoccaggio degli agrofarmaci: si ricorda, ad esempio, che “il locale di stoccaggio deve essere ventilato”;
- trasporto: dal distributore all’azienda agricola e dall’azienda agricola al campo valgono le stesse indicazioni (ADR, l’Accordo europeo relativo ai trasporti internazionali di merci pericolose su strada; “rispetto del massimo carico del veicolo; trasporto di prodotti con confezioni in buono stato e con etichette leggibili; trasporto dei prodotti in box adeguati in plastica/metallo in grado di contenere eventuali fuoriuscite”);
- preparazione della miscela: è uno dei momenti più critici. L’ esposizione dell’operatore al prodotto è massima (“calcolare la quantità d’acqua e di prodotto da utilizzare in funzione dell’area da trattare, evitando il rischio di eccedenze; indossare gli opportuni dispositivi di protezione individuale; impiegare pre-miscelatori quando possibile ed evitare le fuoriuscite!”);
- applicazione: “è una delle fasi in cui è maggiore il contatto tra agrofarmaco ed ambiente. Molto importante è l’efficienza di raggiungimento del bersaglio da parte del prodotto. La porzione di prodotto che viene disperso nell’ambiente durante l’irrorazione viene definita ‘deriva’”;
- smaltimento delle confezioni: “lo smaltimento delle confezioni vuote deve essere effettuato seguendo delle procedure specifiche e con l’ausilio di aziende specializzate”;
- inquinamento.
L’intervento si sofferma ampiamente sulla scheda di sicurezza (SDS), uno strumento indispensabile per preservare la salute degli operatori sul luogo di lavoro.
La scheda di sicurezza consta di 16 punti che contengono “le indicazioni basilari sui comportamenti da tenere nelle situazioni di emergenza ed, in generale le informazioni dettagliate necessarie per un impiego sicuro, compresa una parte specificamente rivolta al medico”.
In particolare “gli agrofarmaci classificati pericolosi (Molto tossico, Tossico, Nocivo, Irritante e Pericoloso per l'ambiente) devono essere accompagnati da una scheda di sicurezza (SDS - safety data sheets)”. E la scheda di sicurezza “deve essere consegnata, su richiesta, anche per i preparati non pericolosi (quelli che riportano in etichetta “Attenzione manipolare con prudenza”).
Nell’intervento si fa riferimento anche al Regolamento 1272/2008 (CLP) e alle nuove indicazioni in vigore per le miscele dal primo giugno 2015.
Inoltre il documento si sofferma sull’etichetta, un “documento ufficiale che contiene tutte le informazioni sul prodotto, il suo corretto utilizzo e le raccomandazioni”.
Gli agrofarmaci “possono essere immessi in commercio solo se su tutti gli imballaggi e contenitori sono apposte le etichette autorizzate dal Ministero della Salute redatte in lingua italiana”. Nelle slide dell’intervento, che vi invitiamo a visionare, sono indicati i contenuti dell’etichetta.
Nell’etichetta è riportato anche il “Tempo di Carenza o Intervallo di sicurezza”: “tempo minimo che deve trascorrere dall’ultimo trattamento alla raccolta (non il consumo). Nei trattamenti post-raccolta è il tempo che deve trascorrere dall’ultimo trattamento alla commercializzazione. Il tempo di carenza è una indicazione di legge a tutela del consumatore”.
E sono inoltre riportati:
- caratteristiche di azione: “lo spettro di azione e modo con cui il prodotto riesce ad esplicare la sua attività”;
- modalità, campi di impiego e dosi: “informazioni derivanti dai dati prodotti nel Dossier Biologico e dalla Valutazione del Rischio (tutela dell’operatore, ambiente e del consumatore)”;
- compatibilità e citotossicità: “informazioni sulla miscibilità del prodotto con altri agrofarmaci e indicazioni su eventuali effetti indesiderati quali fitotossicità per colture non bersaglio o in rotazione e sensibilità varietali”.
Concludiamo ricordando che le etichette degli agrofarmaci prevedono la frase obbligatoria “Per evitare rischi all’uomo e all’ambiente rispettare le istruzioni per l’uso”: dunque “gli impieghi autorizzati, nonostante le indicazioni di pericolo riportati in etichetta, non presentano alcun rischio per l’uomo e l’ambiente”. In particolare – continua la relazione – “le indicazioni di pericolo che appaiono sull’etichetta, sono rilevanti solo quando il prodotto non è usato in accordo con le istruzioni riportate in etichetta”.
Solo un impiego corretto garantisce sicurezza.
È da rispettare tutto quanto riportato in etichetta, in particolare:
- “usare il prodotto solo sulle specifiche colture registrate e per gli usi consentiti;
- seguire attentamente le indicazioni riguardanti le dosi, il numero e l‘epoca delle applicazioni;
- assicurarsi di trattare entro l‘intervallo pre-raccolta;
- adottare le misure di mitigazione del rischio indicate, incluse quelle specifiche per l’operatore;
- attenzione a tutte le indicazioni relative alle precauzioni d’uso”.
Gli atti del seminario “Prodotti fitosanitari - processo di autorizzazione e sicurezza di impiego” pubblicati dall’Azienda sanitaria fiorentina:
- Relazione Prima parte - a cura di Claudio Galbiati su rischi chimici, dispositivi di protezione individuale, formazione, uso corretto e verifica (formato PDF, 7.35 MB).
- Relazioni Seconda parte – relazioni di Maria-Grazia Camisa e manuale tecnico “Coltiva il tuo futuro” (formato ZIP, 5,88 MB).
RTM
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