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Factsheets sui rischi psicosociali nei luoghi di lavoro

Le Buone Pratiche negli interventi di gestione dello stress correlato al lavoro. Tipologia di interventi, i contenuti, il contesto e la valutazione. Il successo dipende molto dalla disponibilità dell’azienda al cambiamento. Seconda parte.

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In un articolo precedente abbiamo presentato i factsheets prodotti nel contesto del convegno internazionale “La gestione dei rischi psicosociali nei luoghi di lavoro nel contesto italiano ed europeo” che si è tenuto il 5 novembre a Roma.
 
 

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Un convegno che ha rappresentato un momento di scambio tra esperti, un’occasione di confronto sulla valutazione e gestione dei fattori di rischio e una presentazione dei principali risultati del progetto PRIMA-EF, un progetto che si pone l’obiettivo di sviluppare un modello a livello europeo per la gestione dei rischi psicosociali.
 
Poiché tra gli obiettivi del progetto PRIMA-EF c’è proprio la diffusione delle buone pratiche basate sull’esperienza, PuntoSicuro ha deciso di approfondire la conoscenza del documento relativo alle “Buone Pratiche negli interventi di gestione dello stress correlato al lavoro”.
 
Nell’introduzione si ricorda che i rischi psicosociali sono una delle maggiori sfide per la salute e per la sicurezza occupazionale e che lo stress lavoro correlato si “verifica quando le richieste dell’ambiente lavorativo superano la capacità del lavoratore di farvi fronte (o di controllarle)”. È tra le cause di malattia “più comunemente riferite dai lavoratori (Fondazione Europea 2007) e colpisce più di 40 milioni di persone nell’Unione Europea”.
 
Il documento, che riassume i principi fondamentali delle buone pratiche concernenti gli interventi di gestione dello stress lavoro correlato definiti dal Modello Europeo sulla gestione dello stress lavorativo (PRIMA-EF), vuole “fornire punti di riferimento per organizzazioni, partners sociali ed esperti che desiderano implementare tali interventi nell’Unione Europea e a livello internazionale”.
 
Dalla letteratura scientifica relativa a questi temi sono stati identificati tre principali tipi di interventi per la gestione dello stress lavoro correlato:

- interventi per la prevenzione primaria: “mirano a combattere lo stress da lavoro cambiando elementi nel modo in cui il lavoro è organizzato e gestito”;

- interventi per la prevenzione secondaria: “mirano a combattere lo stress da lavoro sviluppando le capacità individuali di gestione dello stress mediante formazione specifica;

- interventi per la prevenzione terziaria: “mirano a ridurre l’impatto dello stress da lavoro sulla salute dei lavoratori sviluppando appropriati sistemi di riabilitazione e di ‘rientro al lavoro’ ed aumentando i provvedimenti in materia di salute occupazionale”.
 
Attraverso il progetto PRIMA-EF “è stata condotta una ricognizione paneuropea degli approcci per la gestione dei rischi dello stress da lavoro basata sulle evidenze dei migliori interventi di buone pratiche”. Ricerca che ha messo in luce alcuni aspetti chiave riguardo al contenuto, al contesto e alla valutazione di ogni intervento.
 

Contenuto degli interventi

Alcuni elementi da sottolineare in relazione agli interventi per la gestione dello stress lavoro correlato:

- il contenuto dell’intervento deve derivare da pratiche basate sull’evidenza e su una solida teoria scientifica;

- “i rischi psicosociali per la salute dei lavoratori ed il loro benessere nell’ambiente lavorativo devono essere identificati tramite un’appropriata valutazione del rischio”;

- l’intervento deve essere adattato e adeguato ad un determinato settore lavorativo e deve andare incontro ai bisogni della specifica organizzazione;

- “l’intervento deve essere progettato per essere implementato sistematicamente, e correlato gradualmente con scopi, obiettivi e una strategia di implementazione dell’intervento chiaramente definita ed evidenziata”.
 
Contesto dell’intervento

Perché gli interventi possano avere successo è importante:

- aumentare la “consapevolezza e le conoscenze dei dirigenti e dei lavoratori sulle conseguenze dello stress da lavoro”;

- sviluppare “le conoscenze, le competenze e le abilità per una continua prevenzione e gestione del rischio psicosociale sul posto di lavoro, mediante una formazione appropriata dei dirigenti e dei lavoratori”;

- comprendere e concordare in modo condiviso gli obiettivi e l’importanza globale dell’intervento;

- determinare il supporto globale e l’impegno dell’organizzazione (ad esempio in relazione alle risorse necessarie) e la “partecipazione attiva della dirigenza durante l’intervento”;

- consultare i lavoratori riguardo alla strategia di intervento;

- sviluppare una comunicazione continua ed attiva tra tutte le persone coinvolte, ad esempio tra lavoratori, dirigenti, medici del lavoro e/o altri esperti di salute occupazionale e sindacati.
 

Valutazione dell’intervento

Per verificare l’efficacia e sostenibilità degli effetti dell’intervento è utile:

- sviluppare una “strategia di valutazione, chiaramente collegata agli scopi e agli obiettivi delineati ed ai problemi identificati”.

- applicare “diversi metodi (es. indagini, interviste e discussioni di gruppo)”;

- valutare “sistematicamente e in tempi diversi l’impatto e l’efficacia globale dell’intervento stesso sul benessere dei lavoratori e sul risultato organizzativo (es. costi-efficacia, produttività, assenteismo)”;

- valutare “sistematicamente la qualità e l’efficacia del processo di realizzazione dell’intervento”;

- valutare “l’impatto dell’intervento stesso su gruppi differenti all’interno dell’organizzazione (es. per posto di lavoro, per dipartimento, per genere) per identificare o, alternativamente, affrontare qualsiasi altro effetto dell’intervento”.
 
Il documento infine dà quattro indicazioni a organizzazioni e esperti per la realizzazione di strategie di intervento efficaci:

- disponibilità dell’organizzazione al cambiamento: il successo e l’efficacia dell’intervento dipende molto dalla disponibilità e dalla resistenza dell’organizzazione al cambiamento;

- strategia di intervento realistica : affrontare e risolvere subito tutti i problemi e tutti gli aspetti identificati è molto difficile, “la strategia di intervento deve contemplare soluzioni realizzabili che possono essere adottate nella pratica lavorativa quotidiana rendendo, quindi, l’implementazione più facile, di maggior successo e durevole nel tempo”;

- strategia di intervento globale : spesso “le iniziative di prevenzione e di gestione dello stress sono focalizzate esclusivamente ad un solo tipo di intervento”, ma per una prevenzione efficace le strategie di intervento devono comprendere elementi di tutti e tre i livelli (prevenzione primaria, secondaria e terziaria);

- sostenere un miglioramento continuo : “l’impegno per affrontare i rischi psicosociali e lo stress da lavoro non deve essere visto come una attività ‘una tantum’, ma, al contrario, deve essere inserito nella pratica lavorativa quotidiana”; solo in questo modo si può promuovere un “ciclo continuo di miglioramento” e si può realizzare un ambiente di lavoro migliore sul piano psicosociale.
 
In un prossimo articolo PuntoSicuro presenterà il documento relativo alle “Buone Pratiche negli interventi su violenza e mobbing nel posto di lavoro”.
 
 
 
 
Tiziano Menduto
 

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