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Storie di infortunio: fili invisibili nella notte

Storie di infortunio: fili invisibili nella notte
Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Valutazione dei rischi

28/01/2020

L’infortunato è rimasto folgorato dal contatto con la corda d’acciaio che serviva a legare i new jersey che doveva scaricare dal camion: come è avvenuto l’incidente, le cause e come si sarebbe potuto evitare.

Pubblichiamo la storia “Fili invisibili nella notte” (a cura di Francesco Sarnataro del servizio PSAL dell'ATS di Bergamo) tratta dal repertorio delle “Storie d'infortunio” rielaborate dagli operatori dei Servizi PreSAL delle ASL piemontesi a partire dalle inchieste di infortunio, e raccolte nel sito del Centro regionale di Documentazione per la Promozione della Salute della Regione Piemonte (Dors).

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Esito: l’infortunato è rimasto folgorato dal contatto con la corda d’acciaio che serviva a legare i new jersey che doveva scaricare dal camion. La corda d’acciaio era appesa alla gru, il cui braccio aveva toccato i cavi elettrici.

Dove è avvenuto: su uno svincolo autostradale lungo l’autostrada Milano – Venezia (svincolo per Dalmine).

Cosa si stava facendo: l’infortunato doveva scaricare dei new jersey dal camion legandoli con dei cavi d’acciaio alla gru. I new jersey servivano a delimitare le zone in cui si stavano facendo i lavori di ampliamento dell’autostrada.

Descrizione infortunio: nel cantiere stradale dell’infortunio era in corso l’ampliamento a quattro corsie più emergenza della A4 - Autostrada Milano-Venezia. Quella sera, Ugo, l’infortunato, doveva scaricare i new jersey che erano stati trasportati lì con alcuni camion. Per fare questa operazione era salito sul camion e aveva cominciato a legarli uno per volta con dei cavi d’acciaio.

A un certo punto Guido che stava manovrando la gru, sposta il braccio e tocca i cavi elettrici che si trovavano a circa 10 metri di distanza, la corrente elettrica passa nei cavi d’acciaio e folgora Ugo.

Come prevenire: occorreva seguire quanto disegnato e descritto nelle planimetrie allegate al Piano di Sicurezza e Coordinamento (PSC), ovvero due misure tecniche specifiche per gestire il rischio di folgorazione: un limitatore dello sbraccio della gru che assicurasse sempre e comunque una distanza minima di cinque metri dalla linea oppure la sua disattivazione temporanea.

Un sistema di illuminazione più efficiente avrebbe probabilmente permesso di vedere i cavi elettrici sopra l’area di lavoro della gru.

La gestione delle interferenze tra camionisti, gruista, addetto allo scarico, capocantiere e preposti presenti alle operazioni avrebbe dovuto essere gestita con maggior attenzione ai rispettivi ruoli e responsabilità.

Leggi la storia

Fonte: Dors


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