La sicurezza non è una ruota di scorta
Presentiamo il Notiziario INCA online n. 1/2017 che raccoglie gli atti del convegno “La sicurezza non è una ruota di scorta. Infortuni, malattie professionali e lavori usuranti. Prevenzione e tutele nel trasporto di merci e persone” che si è tenuto a Roma l’8 novembre 2016. E sul tema del trasporto merci, con riferimento anche ai molti incidenti che avvengono su strada a cui PuntoSicuro ha dedicato alcune recenti interviste, riportiamo integralmente la presentazione a cura di Silvino Candeloro (Collegio di presidenza Inca Cgil).
Presentazione
A cura di Silvino Candeloro
Abbiamo scelto di occuparci della salute e della sicurezza nel trasporto di merci e persone perché, ancor prima di avviare l’indagine su un campione significativo di 600 questionari raccolti tra i lavoratori del settore, ci siamo resi conto di quanto fosse bassa la percezione dei rischi alla salute tra gli stessi addetti, nonostante l’aumento degli eventi infortunistici e la consistente sottostima delle denunce di malattie professionali. Fenomeni che rispecchiano spesso condizioni di lavoro insalubri sulle quali occorre avviare una riflessione seria, insieme alle categorie sindacali, per mettere in campo tutte le misure necessarie per sviluppare la prevenzione e la tutela previdenziale e socio-assistenziale dei lavoratori. Il progetto per l’individuazione e l’emersione delle malattie professionali nel settore del trasporto merci e persone nasce nel 2015 con la collaborazione tra Inca e Filt traendo spunto dal Decreto del ministero del Lavoro del 10 giugno 2014. Tale Decreto ha previsto l’inserimento dell’ernia discale fra le malattie per le quali è obbligatoria la denuncia ai sensi dell’art. 139 del T.U. 1124/65.
Anche in questo settore, si sta affermando, di fatto, una contrapposizione tra il diritto al lavoro e il diritto alla salute. Noi, come patronato, vogliamo uscire da questo schema affinché le due sfere del diritto siano messe in una relazione positiva. Da questo punto di vista, la sorveglianza sanitaria è uno strumento fondamentale perché aiuta a prevenire i danni alla salute imprimendo uno scatto in avanti verso l’affermazione di una nuova cultura della sicurezza e un aumento della consapevolezza dei rischi da parte di chi opera quotidianamente sui mezzi pesanti.
Ciò implica una responsabilità penale o civilistica, nei casi di incidenti o di malattie professionali, ma anche una responsabilità sociale. Se un trasportatore si ammala a causa del lavoro e non può più svolgere quella mansione, le conseguenze non ricadono soltanto sulla persona, ma anche sulla sua famiglia e, più in generale, anche sulla collettività, che, attraverso l’Inail, dovrà farsi carico di sostenere le spese di assistenza per aiutarlo a guarire e a riprendere il proprio percorso di vita. Un diritto sacrosanto che richiama la responsabilità sociale.
Per il nostro patronato, indagare su questo settore ha significato mettere sotto osservazione le reali condizioni di lavoro che, con buona probabilità, sono all’origine del fenomeno sia degli infortuni sia delle malattie professionali del settore, come in altri. Spesso si tratta di condizioni inadeguate, sotto il profilo della prevenzione, per i mancati investimenti da parte del datore di lavoro nel rinnovare il parco macchine, nel rispettare i limiti orari di lavoro e di riposo, nell’operare al fine di ridurre i rischi di incidenti o l’insorgere di una patologia.
Questo richiama l’esigenza di incoraggiare ogni atto, ogni misura che possa aiutare a rimuovere le cause per riaffermare che il diritto alla salute e il diritto al lavoro sono due facce della stessa medaglia, impossibili da disgiungere.
Occorre, quindi partire dalla conoscenza dei rischi presenti all’interno dei luoghi di lavoro, elaborando un Documento di valutazione che rispecchi fedelmente le condizioni di lavoro, non omissivo, come spesso avviene. Solo in questo modo si potranno avviare azioni di prevenzione reali, rispettando le prerogative di tutti all’interno di ogni azienda. In questo nuovo percorso è importantissimo valorizzare il ruolo dei rappresentanti dei lavoratori alla sicurezza fornendo loro la formazione necessaria e la possibilità di esercitare il diritto a vigilare su ciò che accade nei luoghi di lavoro, senza dover subire alcun ricatto. Ciò chiama in causa anche il medico competente che deve esercitare le sue prerogative con la necessaria sorveglianza sanitaria, indicando anche quali sono gli elementi reali indispensabili per elaborare il Documento di valutazione dei rischi, in ogni azienda, che rispecchi realmente le condizioni di lavoro. Sappiamo che non è semplice, soprattutto in un settore dove è prevalente la presenza di piccole e piccolissime imprese, anche individuali. Troppo spesso le aziende, per paura di subire un aumento del premio assicurativo dovuto all’Inail, inducono il lavoratore infortunato o tecnopatico a ritirare la denuncia. Nelle imprese individuali, quando il lavoratore infortunato si identifica con l’impresa stessa, l’omissione della denuncia è incoraggiata perché troppo alto il rischio di perdere l’occasione di lavoro.
È una prassi che noi non possiamo accettare. Per questo dobbiamo attivare ogni piccola misura che aiuti a far emergere gli infortuni e le malattie professionali in questo settore. Solo in questo modo riusciremo ad accrescere la nostra capacità di tutela individuale e la rappresentanza degli interessi di ogni lavoratore.
La tutela collettiva delle persone e quella individuale sono due facce della stessa medaglia e devono stare insieme. Il nostro obiettivo non è semplicemente quello di portare a casa un maggior numero di denunce di malattie professionali, ma quello di analizzare la situazione per evitare che il lavoro continui a essere fonte di malattie o di infortuni. Per raggiungerlo è necessario lavorare sulla prevenzione, ed è fondamentale in questo senso la collaborazione tra le parti anche nel rapporto con Inail.
Ci sono tre aspetti, secondo me, che incidono sulla salute delle persone. Il primo chiama in causa le condizioni di lavoro; poi sicuramente l’età; infine anche il patrimonio personale genetico. Tenendo insieme questi tre aspetti, vogliamo offrire con questa iniziativa pubblica una sede di dibattito coinvolgendo tutti gli attori istituzionali per affrontare i nodi da sciogliere e avviare un percorso virtuoso perché si superi la inaccettabile contrapposizione tra diritto alla salute e diritto al lavoro che, soprattutto, con la precarietà e la compressione dei diritti, si sta affermando in modo molto pericoloso, compromettendo la dignità di ogni singolo lavoratore.
Notiziario INCA online n. 1/2017, atti del convegno “La sicurezza non è una ruota di scorta. Infortuni, malattie professionali e lavori usuranti. Prevenzione e tutele nel trasporto di merci e persone” (formato PDF, 3.86 MB).
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Rispondi Autore: cristina ciccarelli - likes: 0 | 16/11/2017 (23:35:41) |
sono nata nel 1973 ed ho iniziato a lavorare alla fine del conseguimento diploma superiore, non ho mai visto - in nessuno contesto lavorativo - il rispetto norme di sicurezza ambienti di lavoro. La legge è costantemente violata perché richiede un professionismo che in Italia non c'è mai stato se non per rare eccezioni ma le eccezioni confermano la regola dell'abuso. |