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Violenze su operatori sanitari: prevenzioni e protezioni possibili

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Terziario e servizi

12/12/2007

Il Ministero della Salute ha emanato una Raccomandazione per prevenire gli atti di violenza a danno degli operatori sanitari.

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In diverse parti del mondo sono aumentati gli episodi di violenza nei confronti del personale sanitario, episodi che come “eventi sentinella” ci segnalano la presenza negli ambienti di lavoro di situazioni di rischio e di vulnerabilità e ci indicano la necessità di mettere in atto opportune misure di prevenzione e protezione dei lavoratori.
 
Sebbene gli atti di violenza generalmente non abbiano esito mortale e consistano in aggressione (o tentativo di aggressione) fisica e verbale, una stima allarmante del Bureau of Labor Statistics statunitense indica per gli operatori ospedalieri un tasso di incidenza di aggressione ben più elevato di quanto riscontrato nei lavoratori delle industrie del settore privato.
 
Riguardo all’Italia non ci sono molte ricerche in merito ma anche nel nostro paese la frequenza delle aggressioni sembra essere maggiore che in altri comparti lavorativi.
Gli infortuni accaduti nelle strutture ospedaliere italiane e denunciati all’INAIL, “per qualifica professionale e modalità di accadimento”, nell’anno 2005 ammontano a 429, di cui 234 su infermieri e 7 su medici.
 
Per fare fronte a questa situazione e dopo che altri paesi europei, come l’Inghilterra, hanno adottato una sorta di "tolleranza zero" negli ospedali contro i casi di violenza, il Ministero della Salute ha emanato nel novembre del 2007 e appena reso disponibile on line una specifica Raccomandazione che ha lo scopo di prevenire gli atti di violenza a danno degli operatori sanitari.
 
In questo documento è indicato come gli eventi di violenza si verifichino con maggior frequenza nelle seguenti aree:
- servizi di emergenza-urgenza;
- strutture psichiatriche ospedaliere e territoriali;
- luoghi di attesa;
- servizi di geriatria;
- servizi di continuità assistenziale.
 
Dunque in modo particolare negli ambiti dove c’è un maggiore contatto diretto con il paziente e vengono gestiti rapporti caratterizzati da una “condizione di forte emotività sia da parte del paziente stesso che dei familiari, che si trovano in uno stato di vulnerabilità, frustrazione o perdita di controllo, specialmente se sotto l’effetto di alcol o droga”.

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La Raccomandazione, valida per tutte le strutture sanitarie ospedaliere e territoriali, con priorità per le attività considerate a più alto rischio, suggerisce di elaborare ed adottare un programma di prevenzione del rischio violenzache possa:
- diffondere una politica di tolleranza zero verso atti di violenza, fisica o verbale, nei servizi sanitari e assicurarsi che operatori, pazienti, visitatori siano a conoscenza di tale politica;
- incoraggiare il personale a segnalare prontamente gli episodi subiti e a suggerire le misure per ridurre o eliminare i rischi;
- facilitare il coordinamento con le Forze di Polizia o altri soggetti che possano fornire un valido supporto per identificare le strategie atte ad eliminare o attenuare la violenza nei servizi sanitari;
 -assegnare la responsabilità della conduzione del programma a soggetti o gruppi di lavoro addestrati e qualificati e con disponibilità di risorse idonee in relazione ai rischi presenti;
- affermare l’impegno della Direzione per la sicurezza nelle proprie strutture.
 
Per fare questo dovrà essere costituito un gruppo di lavoro capace di analizzare e individuare le situazioni operative a rischio e definire e adottare idonee misure di prevenzione e protezione.
 
Le misure potranno essere di tipo strutturale e tecnologico, come la modifica delle strutture esistenti in funzione o l’installazione di dispositivi di sicurezza e vigilanza (pulsanti antipanico, allarmi portatili, telefoni cellulari, ponti radio, video a circuito chiuso,…).
 
A queste dovranno accompagnarsi misure di tipo organizzativo come cambiamenti nelle pratiche del lavoro e nelle procedure amministrative. Ad esempio comunicando a pazienti, accompagnatori e personale che gli atti di violenza non sono permessi o tollerati, sensibilizzando il personale affinché segnali le aggressioni e stabilendo un migliore coordinamento con le Forze di Polizia.
 
Ogni programma di prevenzione dovrebbe inoltre assicurare un opportuno trattamento e sostegno agli operatori sanitari vittime di violenza.
 
Oltre alle misure di prevenzione indicate il documento consiglia di implementare momenti formativi per gli operatori a rischio con una “formazione sui rischi specifici connessi con l’attività svolta, inclusi i metodi di riconoscimento di segnali di pericolo o di situazioni che possono condurre ad aggressione, metodologie per gestire i pazienti aggressivi e violenti”.
La formazione dovrebbe essere rivolta anche al management e al personale di sicurezza.
 
Al fine di migliorare la Raccomandazione nella pratica clinica, le strutture sanitarie sono infine invitate a fornire suggerimenti compilando il questionario “Insieme per migliorare la prevenzione degli eventi sentinella”.
 
 
 
Consultare anche:
 
Valutazione del rischio aggressione. Disponibile on line uno schema per la valutazione e il calcolo dell’indice di rischio da aggressione. Indicazioni anche per i provvedimenti da adottare per ridurre il rischio.


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