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I requisiti dei responsabili e degli addetti ai servizi di prevenzione
"Le capacità e i requisiti dei responsabili e degli addetti ai servizi di prevenzione e protezione interni ed esterni alle imprese" questo il titolo del convegno promosso da Aias e svoltosi alla fiera Sicurtech Expo di Milano conclusasi domenica.
Come ricordato nel convegno, le cause degli infortuni, secondo recenti statistiche, sono per il 65% conseguenza di azioni pericolose. La necessità quindi di una normativa che risolva questa terribile statistica è alla base degli approfondimenti che i relatori hanno più volte rimarcato. L’attenzione maggiore, l’input contingente è il nuovo disegno di legge del governo relativo alla capacità e alle attitudini che devono avere i responsabili e gli addetti ai servizi di prevenzione e protezione.
Gli intervenuti hanno più volte ribadito che alla base di qualsiasi processo normativo debba esserci la capacità di recepire la cultura che la valutazione del rischio e il nuovo approccio alla sicurezza chiama tutti i soggetti dei processi produttivi alla partecipazione come diretti protagonisti.
In questa ottica il responsabile dei servizi di prevenzione e protezione (RSPP) è colui che coordina e dà le indicazioni su come svolgere le procedure per la sicurezza.
Il dibattito, che ha voluto far emergere proposte integrative al nuovo disegno di legge, ha sottolineato l’esigenza di un processo formativo continuo pur evidenziando diverse opinioni sulla scelta dei requisiti professionali.
Alcuni relatori hanno scartato l’ipotesi che tali requisiti derivino automaticamente dall’acquisizione di titoli di studi siano essi relativi alle scuole superiori sia a livello universitario evidenziando che molto spesso l’esperienza diretta dei soggetti produttivi esprime la migliore capacità nell’affrontare la politica della sicurezza.
Altri relatori hanno, infine, notato come nell’analisi dei rischi entrino in gioco caratteristiche complesse da identificare; una complessità insomma che può essere affrontata su due piani paralleli attraverso sia l’esperienza che requisiti tecnico scientifici.
Un’ulteriore speranza è che tutto il patrimonio (attività culturali, informative e formative, istituzione dell’Istituto di certificazione per la prevenzione- ICPREV), prodotto da associazioni come Aias o Idp-Isfop, non venga in qualche modo dissipato o misconosciuto.
Come ricordato nel convegno, le cause degli infortuni, secondo recenti statistiche, sono per il 65% conseguenza di azioni pericolose. La necessità quindi di una normativa che risolva questa terribile statistica è alla base degli approfondimenti che i relatori hanno più volte rimarcato. L’attenzione maggiore, l’input contingente è il nuovo disegno di legge del governo relativo alla capacità e alle attitudini che devono avere i responsabili e gli addetti ai servizi di prevenzione e protezione.
Gli intervenuti hanno più volte ribadito che alla base di qualsiasi processo normativo debba esserci la capacità di recepire la cultura che la valutazione del rischio e il nuovo approccio alla sicurezza chiama tutti i soggetti dei processi produttivi alla partecipazione come diretti protagonisti.
In questa ottica il responsabile dei servizi di prevenzione e protezione (RSPP) è colui che coordina e dà le indicazioni su come svolgere le procedure per la sicurezza.
Il dibattito, che ha voluto far emergere proposte integrative al nuovo disegno di legge, ha sottolineato l’esigenza di un processo formativo continuo pur evidenziando diverse opinioni sulla scelta dei requisiti professionali.
Alcuni relatori hanno scartato l’ipotesi che tali requisiti derivino automaticamente dall’acquisizione di titoli di studi siano essi relativi alle scuole superiori sia a livello universitario evidenziando che molto spesso l’esperienza diretta dei soggetti produttivi esprime la migliore capacità nell’affrontare la politica della sicurezza.
Altri relatori hanno, infine, notato come nell’analisi dei rischi entrino in gioco caratteristiche complesse da identificare; una complessità insomma che può essere affrontata su due piani paralleli attraverso sia l’esperienza che requisiti tecnico scientifici.
Un’ulteriore speranza è che tutto il patrimonio (attività culturali, informative e formative, istituzione dell’Istituto di certificazione per la prevenzione- ICPREV), prodotto da associazioni come Aias o Idp-Isfop, non venga in qualche modo dissipato o misconosciuto.
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