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Malattie professionali non tabellate in aumento

Rispetto al 2001, nel 2002 gli infortuni sul lavoro sono in lieve calo (passati da 1.021.784 a 1.003.753), così come le malattie professionali (da 28594 a 27562). Sono queste le prime valutazioni dei dati rilevati dall’Inail nel corso del 2002, presentate nel periodico “Dati Inail”.

Riguardo alle malattie professionali il decremento si è rilevato nel comparto industria-altre attività (da 27643 casi a 26555), mentre nell’agricoltura si è invece rilevato un aumento (da 951 casi a 1007).

L’analisi dell’Inail si sofferma poi al diverso andamento, nel settore Industria-Servizi, dei casi di malattie professionali non tabellate rispetto a quello delle malattie tabellate.

Mentre i casi di malattie tabellate negli ultimi 5 anni si sono progressivamente ridotti, quelli delle malattie non tabellate sono in progressivo aumento e costituiscono oltre il 60% del totale.

"Negli ultimi anni, infatti, pur continuando le ipoacusie ad occupare la posizione di vertice nella graduatoria (ndr. da 6875 casi del 1997, a 5737 nel 2001 e 5959 nel 2002), altre patologie sono andate affermandosi e ciò trova giustificazione nella accresciuta attenzione alla salute del lavoratore con riferimento soprattutto alle patologie complessivamente indicate come 'lavoro-correlate'."

Tra le malattie lavoro-correlate, grande rilievo ha assunto la sindrome del tunnel carpale, che occupa uno dei primi posti tra le malattie non tabellate: 318 casi nel 1997, 780 nel 1998, 735 nel 1999, 870 nel 2000, 852 nel 2001, 1000 nel 2002.

Le sue cause di tale patologia sono molteplici: “esiste, senza alcun dubbio, una predisposizione individuale ma molto dipende dall’attività svolta: movimenti ripetitivi esercitati con la mano e con le dita in alcune mansioni ed altri fattori collaterali come l’utilizzo di utensili non ergonomici o le basse temperature aprono la strada all’instaurarsi di tale patologia. I settori maggiormente coinvolti sono quelli delle industrie meccanica, tessile, alimentare, conciaria, delle costruzioni e dei servizi. Esposte al rischio sono prevalentemente le donne (60%): impiegate, cassiere, sarte, stiratrici ma anche molti lavoratori dell’industria metalmeccanica soggetti a vibrazioni: montatori, cuochi, macellai, confezionatori, carpentieri e muratori.”
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