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Studi sulla relazione tra dermatiti e videoterminali

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Videoterminali

22/02/2008

Alcuni studi mettono in relazione la comparsa di problemi cutanei e l’uso prolungato di videoterminali. La rilevanza delle sensibilità personali e dei fattori ambientali.

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Sull’ultimo numero (vol. XXIX, N. 3) disponibile on line del Giornale di Medicina del Lavoro ed Ergonomia, del Centro Studi Fondazione Maugeri, sono presenti numerosi contributi alla prevenzione dei rischi lavorativi.
In particolare ci ha incuriosito la ricerca su “Dermatiti e lavoro con VDT/PC” condotto da  P.Pigatto (Dipartimento di Scienze Dermatologiche), C.Marsili e B.Piccoli (Dipartimento di Medicina del Lavoro), F.Pierini (Azienda Ospedaliera G. Salvini) e  A.Bergamaschi (Istituto di Medicina del Lavoro).
 
In questo lavoro è stato steso uno “stato aggiornato dell’arte” riguardo alle ricerche sulle cause che possono provocare problemi cutanei (dermatite seborroica e eritema in particolare) nei lavoratori che utilizzano videoterminali, ricerche non hanno dato ad oggi risultati univoci e chiari. Sono stati presi in considerazione “gli agenti fisici (campi elettromagnetici, UV e microclima), gli agenti chimici (polveri di carta, frequenza di pulizia, qualità dell’aria indoor)” e la presenza di “aree sovraffollate”.
 
Tra le ricerche più importanti quella di Swanbeck nel 1989 che ha studiato “una popolazione di trenta pazienti che presentavano problemi cutanei causati dal lavoro con unità VDT”.
I pazienti, sottoposti a uno studio in doppio-cieco con esposizione a due tipi di VDT (uno con un campo elettrostatico ed elettromagnetico ad elevata intensità e l’altro a bassa intensità), hanno reagito all’80% con problemi puntori e prurito ma senza una sensibile differenza tra i due gruppi.
Le patologie principali che si verificavano erano la “rosacea, seguita dalla dermatite seborroica, dall’eritema aspecifico e dall’acne”: un gruppo di patologie dermatologiche molto comuni, facili da trovare anche nella popolazione generale.
 
Questi risultati hanno portato a pensare che non si fosse trovata “nessuna associazione tra livelli di campo elettromagnetico e malattie della pelle, ma probabilmente altri fattori erano coinvolti nelle malattie cutanee facciali in operatori di VDT”.
 
Nel 1994 è stato realizzato un lungo studio su 353 lavoratori di ufficio di 7 imprese svedesi.
Nei lavoratori che facevano uso di VDT era evidente un “aumento di prevalenza della dermatite seborroica, di eritema aspecifico e di altri sintomi cutanei”. Nelle conclusioni si sottolineava che che “l’eritema aspecifico appariva correlato ad alcune condizioni, quali un’elevata percezione del proprio ruolo o carico lavorativo, associate a scarse possibilità di avere pause durante il lavoro”, mentre la dermatite seborroica sembrava correlata alla bassa umidità relativa nell’ambiente di lavoro.
 
 

 
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Successivamente uno studio su sintomi cutanei del volto di 163 operatori di videoterminali ha stabilito che “sintomi cutanei hanno un sfondo multifattoriale” in cui concorrono fattori psicosociali, ambientali (ventilazione, tappeti, fumo, umidità, presenza di fotocopiatrici, tipologia di riscaldamento,…) e caratteristiche personali (asma, disturbi gastrici, astenia,…).
Altri specifici lavori sui fattori psicosociali hanno mostrato, invece, che due indicatori di rischio importanti per i disturbi cutanei sono “le condizioni individuali di salute ed il clima psicosociale nel luogo di lavoro”.
 
Nel 2002 una ricerca su pazienti con sensibilità elettrica ha concluso che gli operatori colpiti da sintomi cutanei legati all’uso di DVT fanno parte di “un gruppo più grande di soggetti che hanno una spiccata sensibilità elettrica”. Questa “ipersensibilità all’elettricità” può essere ridotta con interventi preventivi, ambientali e/o personali.
 
Tra i fattori studiati in seguito si possono annoverare anche il fumo passivo, la frequenza di pulizia degli uffici, l’efficacia della ventilazione, il controllo della temperatura e, ancora, lo stress lavorativo, già riportato da altre ricerche.
 
Uno studio recente eseguito su 3.000 svedesi, selezionati casualmente e di età compresa tra i 18 e i 64 anni, ha confermato che effettivamente si riscontra una maggiore prevalenza di sintomi cutanei tra i soggetti che usavano per lungo tempo i videoterminali.
 
Dunque, conclude la ricerca, “un problema cutaneo fra gli operatori di VDT esiste indubbiamente, anche se le alterazioni cutanee mostrate sono estremamente comuni (rosacea, dermatite seborroica, eritema aspecifico ed acne) e facili da trovare anche nella popolazione generale”. Queste alterazioni dipendono, inoltre, anche da ipersensibilità e predisposizioni individuali e da problemi organizzativi e fisici dell’ambiente di lavoro.
 
La ricerca si auspica, in relazione all’uso dei VDT, futuri studi sulla correlazione tra alterazioni cutanee e ambiente di lavoro.
 
Scarica “Dermatiti e lavoro con VDT/PC” (formato PDF, 3.42 MB, contiene anche altri contributi del Giornale di Medicina del Lavoro ed Ergonomia).



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