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Come migliorare le attività di prevenzione realizzate a livello locale?

Come migliorare le attività di prevenzione realizzate a livello locale?
Tiziano Menduto

Autore: Tiziano Menduto

Categoria: Sorveglianza sanitaria, malattie professionali

24/07/2019

Un contributo si sofferma sullo stato di salute dei dipartimenti di prevenzione in Italia. Quali le sfide strategiche da affrontare? Occorre un sapere d’assieme e una politica d’assieme per governare i rischi dentro e fuori dai luoghi di lavoro.

Come migliorare le attività di prevenzione realizzate a livello locale?

Un contributo si sofferma sullo stato di salute dei dipartimenti di prevenzione in Italia. Quali le sfide strategiche da affrontare? Occorre un sapere d’assieme e una politica d’assieme per governare i rischi dentro e fuori dai luoghi di lavoro.

 

Rimini, 24 Lug – In questi anni se da un lato si constata “un’attenzione senza precedenti nei confronti dei vari temi della prevenzione, sia da parte del mondo scientifico, anche clinico, sia da parte di coloro che si occupano di tematiche economico-programmatorie”, si assiste ad una “oggettiva contrazione degli investimenti sui Dipartimenti di Prevenzione”. E ancora oggi la grande domanda di prevenzione che “giunge dalla popolazione, spesso intermediata da altre amministrazioni pubbliche, da associazioni, sindacati e comitati, non ha sempre trovato un interlocutore privilegiato” in questi Dipartimenti.

 

Ricordiamo che, come indicato nel D.Lgs. 502/92 (art. 7 bis), il dipartimento di prevenzione è una ‘struttura operativa dell'unità sanitaria locale che garantisce la tutela della salute collettiva, perseguendo obiettivi di promozione della salute, prevenzione delle malattie e delle disabilità, miglioramento della qualità della vita’. Senza dimenticare che i dipartimenti, come sanno i nostri lettori, sono molto importanti anche per le attività di vigilanza e promozione della prevenzione in materia di salute e sicurezza.

 

A presentare, come indicato a inizio articolo, alcune criticità correlate alle attività dei Dipartimenti di Prevenzione e proporre delle idonee soluzioni è stata la VII Convention dei Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende Sanitarie d’Italia che si è tenuta a Miramare (RN) il 10 maggio 2019.

 

Questi gli argomenti affrontati nell’articolo:

-     Le sfide strategiche per i dipartimenti di prevenzione

-     Le proposte per modificare e migliorare la situazione

-     Obiettivi e strategie per la prevenzione


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Le sfide strategiche per i dipartimenti di prevenzione

Nel contributo “Le sfide strategiche per il Dipartimento di Prevenzione: un portale tra passato e futuro”, a cura di Giorgio Di Leone (Ufficio di presidenza SNOP), si ricorda che un tema ormai storico è quello della “disomogeneità e delle diseguaglianze nella presenza territoriale dei Servizi forniti dalle ASL lungo la penisola”. E queste differenze “si traducono in differenti aspettative per i cittadini in tema di sanità pubblica, igiene ambientale e sicurezza nei luoghi di vita e di lavoro”.

 

Sono proposte poi le sfide strategiche ‘interne’ e ‘esterne’ correlate all’attività dei dipartimenti di prevenzione.

Questa alcune sfide interne:

-     “gli effetti della riorganizzazione dei territori: dalle micro alle macro ASL. Un’esigenza economica e gestionale” … Ma quali sono le conseguenze relative a efficacia, “fruibilità (quindi l’equità) dei Servizi ai cittadini e alle comunità e la qualità del lavoro degli operatori del servizio pubblico”?

-     “gli effetti della carenza diffusa di risorse umane e materiali e della disomogeneità di organizzazione e comportamenti dei Dipartimenti di Prevenzione”

-     la difficoltà di definire obiettivi trasversali e di realizzare azioni trasversali tra le varie componenti dei Dipartimenti di prevenzione”.

 

Queste, invece, le sfide strategiche ‘esterne’:

-     “la mancanza/debolezza delle reti istituzionali (tra i livelli centrali-nazionali, quelli regionali e quelli territoriali-locali).

-     la mancanza/debolezza delle reti con gli altri Enti con valenza tecnico-operativa a vario modo interessati alla prevenzione (Istituto Superiore di sanità, INAIL, ARPA, Vigili del Fuoco, Ispettorato del Lavoro …).

-     la mancanza/debolezza delle reti con le varie espressioni della società civile.

-     la vetustà dei canali di comunicazione esterna (con siti burocratici e ‘vecchi’, report poco fruibili, incontri pubblici rari e stanchi).

-     una sempre maggiore necessità di trasparenza”.

 

Le proposte per modificare e migliorare la situazione

Se in tutti questi anni non si è riusciti a fare “della prevenzione delle malattie legate alla «vita quotidiana», al lavoro, all’ambiente la strategia di fondo del Servizio sanitario nazionale”, è possibile modificare la situazione? Secondo il relatore ci si può provare, partendo dall’affermazione che “la salute è - o meglio deve essere – un «diritto fondamentale dell’individuo» (art.32 Cost)”.

 

Si indica poi che è necessaria “una razionalizzazione dell’assetto istituzionale che garantisca l’omogeneità delle prestazioni, attraverso la definizione di criteri, standard e risorse che siano reale riferimento per tutte le Regioni (livelli essenziali di prevenzione e assistenza)”

Ed è dunque necessaria anche una “strategia d’intervento istituzionale in materia di salute, sicurezza e legalità che si basi su una corretta distribuzione di ruolo, funzioni e impegno centrali funzioni e azioni territoriali”. Bisogna andare verso un sistema “dove ci sia un centro ‘forte’, autorevole, condiviso, in grado di indirizzare - coordinare – verificare”.

 

E a proposito dell’accorpamento delle ASL il relatore si domanda “qual è la dimensione massima ammissibile di una ASL perché ne sia realmente assicurata la funzionalità e l’efficacia operativa e oltre la quale il bilancio complessivo (compresi anche i costi umani’) è da ritenersi in perdita”?

Da questo punto di vista “non sarebbe bene affiancare al criterio numerico degli abitanti la conoscenza delle caratteristiche orografiche e climato-meteorologiche del territorio, dei rischi legati alle matrici ambientali e al dissesto idrogeologico ma anche delle diverse condizioni territoriali di deprivazione e disuguaglianze socioeconomiche”?.

Non sarebbe meglio, ad esempio, “centralizzare tra più Aziende sanitarie locali una piattaforma di funzioni e servizi per la gestione ad esempio della informatizzazione dei processi, gli approvvigionamenti, la gestione del personale, gli uffici tecnici e della ingegneria sanitaria, mantenendo invece un numero più elevato di Aziende con una loro Direzione dedicata alle attività concrete di tutela della salute”?

 

Obiettivi e strategie per la prevenzione

Ci soffermiamo poi su alcuni obiettivi e strategie che la relazione raccoglie in queste tre frasi:

-     prevenzione è comunicazione

-     prevenzione è partecipazione

-     prevenzione è previsione

 

Ad esempio si sottolinea che la comunicazione è “strumento essenziale per le attività di prevenzione”, ed è importante utilizzare professionalità adeguate, strumenti moderni e condividere criteri e obiettivi.

 

Riguardo poi alla partecipazione per la prevenzione e la promozione della salute dei cittadini e dei lavoratori si segnala che c’è ampia condivisione “sul fatto che le cause degli stili di vita non salutari (e dei loro effetti sulla salute) risiedano nel contesto sociale, e che sia quindi importante avere la possibilità di una vita (e di un lavoro) decente, avere il controllo sulla propria vita, poter contribuire all’elaborazione di politiche e partecipare ai processi decisionali”.

E tra le altre cose si sottolinea anche nei luoghi di lavoro “il coinvolgimento del RLS nel sistema di prevenzione aziendale e l’adozione di un approccio cooperativo garantiscono una più efficace tutela della salute e sicurezza dei lavoratori”

 

È dunque necessario ripensare al modello dei Servizi con particolare riferimento a:

-     “adeguamento della capacità di risposta dei singoli Servizi e dei singoli operatori (formazione, arricchimento delle professionalità, recupero delle competenze e capacità igienistico-ambientali)”;

-     “dimensionamento territoriale;

-     “rafforzamento e diffusione della logica dipartimentale”.

 

Occorre quindi un sapere d’assieme e una politica d’assieme “per governare i rischi («dentro» e «fuori» dai luoghi di lavoro)”.

 

Si indica poi che “oltre ad un approccio collaborativo multidisciplinare di tipo One Health è necessario da parte degli operatori del sistema pubblico di prevenzione lo sviluppo di una capacità di ascolto nei confronti dei cittadini/lavoratori”.

Ed è importante “passare da una strategia difensiva (‘lotta per la difesa della salute’) ad una logica e ad una strategia di (contributo alla) produzione della salute. Ciò richiede almeno due condizioni:

-     un diverso protagonismo delle persone, della comunità (conoscenza diffusa, partecipazione collettiva)

-     diverse dinamiche e priorità nella società e nelle istituzioni”.

 

Ma soprattutto – conclude il relatore – “occorre condividere una visione ed una strategia di prevenzione per il futuro che sia coerente con gli obiettivi di fondo degli scorsi decenni e che innovi in base alle necessità che il ‘ nuovo mondo’ pone”.

 

 

Tiziano Menduto

 

 

Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:

“ Le sfide strategiche per il Dipartimento di Prevenzione: un portale tra passato e futuro”, a cura di Giorgio Di Leone (Ufficio di presidenza SNOP), contributo alla VII Convention dei Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende Sanitarie d’Italia (formato PDF, 716 kB).


Creative Commons License Questo articolo è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.

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