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Rischi e prevenzione
Qual è il grado di attenzione delle aziende italiane nei confronti della sicurezza informatica, sia dal punto di vista della tutela dell’integrità delle informazioni, sia da quello della riservatezza delle informazioni gestite?
Il tema sarà al centro del convegno “Normativa e sicurezza informatica: l'approccio delle aziende italiane” in programma a Infosecurity Italia 2003, manifestazione che si svolgerà a Milano dal 12 al 14 febbraio e che vede riuniti i maggiori esperti nel campo della sicurezza informatica.
Il convegno illustrerà i dati di una indagine realizzata da Sirmi, presentata in anteprima su "Il Sole 24 Ore”.
L’indagine rivela che il 34,8% delle aziende è dotata di una politica e un budget per la sicurezza Ict, ma nel 61,7% dei casi viene trascurata la sensibilizzazione del personale sul tema sicurezza.
Nella strategia adottata dalle aziende per la sicurezza informatica, e per la riduzione dei rischi, vi è una sottovalutazione dei possibili comportamenti “scorretti” da parte dei dipendenti; nel 52,8% dei casi non è prevista una tutela contro il rischio che l’azienda sia chiamata a concorrere al risarcimento di reati informatici commessi dal personale.
Le due figure previste dalla legge sulla privacy, il responsabile del trattamento dei dati personali e il responsabile per le finalità e modalità del trattamento dei dati personali, sono stati designati rispettivamente nel 81,1% e nel 76,6% delle aziende.
Mentre il responsabile dei sistemi informativi è stato designato solo dal 64,7%.
Le scelte nella protezione dei dati gestiti sono guidate nel 51,7% dei casi dall’esigenza di adeguarsi alle norme di legge, nel 41,3% dal timore di subire un attacco, mentre solo il 37,8% delle aziende ha manifestato la consapevolezza che la sicurezza è un bene aziendale.
I rischi più sentiti dalle aziende sono quelli in grado di danneggiare la produttività o l'immagine dell'azienda.
Dall’indagine Sirmi emerge che è confermata la tendenza delle aziende a non denunciare i reati informatici, sia per eventuali danni all'immagine, sia per il timore di altri attacchi, sia per il timore che la denuncia possa "danneggiare" l'azienda più dello stesso attacco, ad esempio per il rischio che la società sia chiamata a risarcire il danno causato dal dipendente per "condotta omissiva impropria".
Il tema sarà al centro del convegno “Normativa e sicurezza informatica: l'approccio delle aziende italiane” in programma a Infosecurity Italia 2003, manifestazione che si svolgerà a Milano dal 12 al 14 febbraio e che vede riuniti i maggiori esperti nel campo della sicurezza informatica.
Il convegno illustrerà i dati di una indagine realizzata da Sirmi, presentata in anteprima su "Il Sole 24 Ore”.
L’indagine rivela che il 34,8% delle aziende è dotata di una politica e un budget per la sicurezza Ict, ma nel 61,7% dei casi viene trascurata la sensibilizzazione del personale sul tema sicurezza.
Nella strategia adottata dalle aziende per la sicurezza informatica, e per la riduzione dei rischi, vi è una sottovalutazione dei possibili comportamenti “scorretti” da parte dei dipendenti; nel 52,8% dei casi non è prevista una tutela contro il rischio che l’azienda sia chiamata a concorrere al risarcimento di reati informatici commessi dal personale.
Le due figure previste dalla legge sulla privacy, il responsabile del trattamento dei dati personali e il responsabile per le finalità e modalità del trattamento dei dati personali, sono stati designati rispettivamente nel 81,1% e nel 76,6% delle aziende.
Mentre il responsabile dei sistemi informativi è stato designato solo dal 64,7%.
Le scelte nella protezione dei dati gestiti sono guidate nel 51,7% dei casi dall’esigenza di adeguarsi alle norme di legge, nel 41,3% dal timore di subire un attacco, mentre solo il 37,8% delle aziende ha manifestato la consapevolezza che la sicurezza è un bene aziendale.
I rischi più sentiti dalle aziende sono quelli in grado di danneggiare la produttività o l'immagine dell'azienda.
Dall’indagine Sirmi emerge che è confermata la tendenza delle aziende a non denunciare i reati informatici, sia per eventuali danni all'immagine, sia per il timore di altri attacchi, sia per il timore che la denuncia possa "danneggiare" l'azienda più dello stesso attacco, ad esempio per il rischio che la società sia chiamata a risarcire il danno causato dal dipendente per "condotta omissiva impropria".
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