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Il Libro Bianco della Sicurezza stradale

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Sicurezza stradale

23/04/2007

In occasione della settimana Mondiale della Sicurezza Stradale, è disponibile on line la pubblicazione che delinea la situazione: l'Italia è il Paese che investe di meno, nella media europea, in sicurezza stradale procapite.

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È disponibile on-line il Libro Bianco sulla Sicurezza Stradale, predisposto dalla Consulta nazionale sulla sicurezza stradale e presentato dal Cnel (Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro).

L’iniziativa si inserisce tra le attività della Settimana Mondiale della Sicurezza Stradale che svolgerà tra il 23 ed il 29 aprile, indetta dalle Nazioni Unite e focalizzata sui "giovani utenti della strada" ma non porta buone notizie: infatti, è di circa il 13% più alto il tasso di mortalità e ferimento dell'Italia rispetto alla media europea (UE15) ma sono anche il doppio di quelli raggiunti dai Paesi "virtuosi": Olanda, Svezia, Regno Unito, Norvegia, Svizzera.

Nel 2005 ci sarebbero stati 700 morti in meno se il livello di sicurezza fosse stato uguale a quello medio europeo e 2800 morti in meno se il livello fosse stato uguale a quello dei Paesi cosiddetti "virtuosi".

Il processo di miglioramento della sicurezza stradale italiana non riesce a tenere il passo con quello europeo. Dal 1990 al 2005 l'Italia, registrando una delle più esigue riduzioni di mortalità (circa la metà della riduzione media dell'UE15), ha visto arretrare la propria posizione nella graduatoria della sicurezza dell'UE dal 5° al 9° posto con un trend in continua discesa. Inoltre l'Italia è il Paese che investe di meno, nella media europea, in sicurezza stradale procapite e per vittima, circa un decimo rispetto a quanto investono i Paesi che hanno conseguito i risultati migliori.

Questi alcuni dati emersi dal "Libro bianco, Stato della sicurezza stradale, attuazione del piano nazionale, prime valutazioni di efficacia" presentato dalla Consulta nazionale sulla sicurezza stradale. Costituita nel 2001 tra il Cnel e il Ministero dei Lavori Pubblici (competenze poi trasferite al Ministero dei Trasporti) per promuovere la conoscenza in tutte le sedi opportune degli atti di indirizzo in tema di sicurezza stradale, la partecipazione a tutti i livelli delle rappresentanze sociali ed economiche al processo di miglioramento della sicurezza stradale, la valutazione dei risultati conseguiti.

I dati preoccupanti dell'Italia non sono casuali: nell'attività del Piano nazionale della sicurezza stradale (legge 144/99) ci sono stati lunghi tempi d'inerzia (su 8 anni di attività quasi 4 sono stati di pausa). Questo calendario singhiozzante ha effetti disastrosi sull'attività a livello nazionale ma soprattutto a livello regionale e locale.

 

 

 

 

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