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Non rispetta le procedure di sicurezza nell'uso del computer: deve pagare i danni
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Dovrà pagare oltre 6mila euro alla Regione Siciliana il sig. A.C - dipendente dell’Agenzia delle Entrate - che, lasciando il proprio computer incustodito e con la sua password inserita, aveva di fatto permesso che fosse effettuato da terzi un indebito sgravio di imposta in favore di una azienda.
Lo ha stabilito la Corte dei Conti, con la sentenza n.390/2005 ( Sezione Giurisdizionale per la Regione Siciliana).
Indagini dell’Agenzia delle Entrate avevano rilevato che lo sgravio in questione era stato effettuato in assenza dei presupposti richiesti, utilizzando il terminale protetto dalla “password” personale del sig. A.C.
Quest’ultimo, pur negando di essere stato l’autore dello sgravio, aveva, tuttavia, ammesso la propria responsabilità, per avere lasciato il terminale attivo, consentendo l’illecita effettuazione dello sgravio.
La Corte dei Conti ha ritenuto che il danno erariale di 6.408,06 euro è riferibile al comportamento “gravemente colposo” del sig. A.C. “dalla cui postazione informatica, lasciata incustodita ed attiva (con la “password” personale assegnata al dipendente inserita), è stato operato illecitamente, […], l’indebito sgravio di imposta in favore di un contribuente.”
Al dipendente è stato contestato il fatto di non aver seguito le procedure aziendali di sicurezza.
La negligenza di A.C. è consistita “nella violazione delle disposizioni di servizio impartite dalla Direzione Centrale Audit e Sicurezza dell’Agenzia delle Entrate agli operatori incaricati del trattamento di dati sensibili mediante procedura informatica, […], che impongono lo spegnimento del personal computer al termine della giornata di lavoro, eseguendo l’apposita procedura di spegnimento e, nell’ipotesi di momentaneo allontanamento, l’attivazione della funzione di blocco della postazione oppure, ove non sia possibile il blocco, lo spegnimento dell’apparecchiatura.”
Dovrà pagare oltre 6mila euro alla Regione Siciliana il sig. A.C - dipendente dell’Agenzia delle Entrate - che, lasciando il proprio computer incustodito e con la sua password inserita, aveva di fatto permesso che fosse effettuato da terzi un indebito sgravio di imposta in favore di una azienda.
Lo ha stabilito la Corte dei Conti, con la sentenza n.390/2005 ( Sezione Giurisdizionale per la Regione Siciliana).
Indagini dell’Agenzia delle Entrate avevano rilevato che lo sgravio in questione era stato effettuato in assenza dei presupposti richiesti, utilizzando il terminale protetto dalla “password” personale del sig. A.C.
Quest’ultimo, pur negando di essere stato l’autore dello sgravio, aveva, tuttavia, ammesso la propria responsabilità, per avere lasciato il terminale attivo, consentendo l’illecita effettuazione dello sgravio.
La Corte dei Conti ha ritenuto che il danno erariale di 6.408,06 euro è riferibile al comportamento “gravemente colposo” del sig. A.C. “dalla cui postazione informatica, lasciata incustodita ed attiva (con la “password” personale assegnata al dipendente inserita), è stato operato illecitamente, […], l’indebito sgravio di imposta in favore di un contribuente.”
Al dipendente è stato contestato il fatto di non aver seguito le procedure aziendali di sicurezza.
La negligenza di A.C. è consistita “nella violazione delle disposizioni di servizio impartite dalla Direzione Centrale Audit e Sicurezza dell’Agenzia delle Entrate agli operatori incaricati del trattamento di dati sensibili mediante procedura informatica, […], che impongono lo spegnimento del personal computer al termine della giornata di lavoro, eseguendo l’apposita procedura di spegnimento e, nell’ipotesi di momentaneo allontanamento, l’attivazione della funzione di blocco della postazione oppure, ove non sia possibile il blocco, lo spegnimento dell’apparecchiatura.”
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