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Le morti evitabili grazie alla prevenzione

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Sicurezza delle persone

17/05/2007

In tre anni oltre 300mila italiani sono morti per “cause evitabili”. L’ISS stima i giorni di vita persi ogni anno in Italia. I dati suddivisi per USL.

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Quante morti avrebbero potuto essere evitate grazie alla prevenzione? In Italia l’ISS (Istituto Superiore di Sanità) ha stimato che all’anno i “giorni perduti per cause evitabili pro-capite (0-74)” siano circa 23 giorni per gli uomini e 12 per le donne: “numero apparentemente piccolo, in quanto valore medio riferito a decine di milioni di persone, ma che - afferma l’ISS – esprime oltre 300mila casi di morte evitabile avvenuti dal 2000 al 2002.”
Interpretando questi dati si potrebbe dire che una persona deceduta ogni 5 nel 2002 “aveva meno di 75 anni e la sua causa di morte era fra quelle che la letteratura scientifica riconosce come comprimibile con politiche pubbliche adeguate.”

I dati sono stati forniti in occasione della presentazione del volume "ERA- Atlante 2007- Mortalità Evitabile per genere ed USL", frutto di una collaborazione tra l'ISS, l'Università di Tor Vergata, l'ISTAT, il Ministero della Salute e la Nebo Ricerche Pa.

La speranza di vita alla nascita è per gli uomini attualmente di circa 77 anni. In assenza di mortalità evitabile, salirebbe a 81.6 anni, con un guadagno di circa 5 anni. Nel caso delle donne, la speranza di vita, in assenza di mortalità evitabile, salirebbe dagli attuali 83 anni a 85.5, con un aumento di circa due anni e mezzo.

”ERA 2007 - spiegano gli autori - è una sollecitazione alle Autorità sanitarie a non considerare normale nel nostro Paese morire prima dei 75 anni per cause che la letteratura scientifica segnala come efficacemente contrastabili”.

Mentre le precedenti analisi sulla mortalità evitabile venivano riferite solo alle età comprese tra 5 e 64 anni, in questo nuovo studio, "l'attenzione è stata posta sull'arco di età che va da 0 a 74 anni - afferma Susanna Conti, direttore dell'Ufficio di Statistica dell'ISS - per tenere conto sia del progressivo allungamento della vita media che dei fragili primi anni di vita.”

L'indicatore progettato per l’Atlante ERA 2007, cioè  "giorni perduti per cause evitabili pro-capite" (0-74 anni),  fa riferimento al tempo di vita perso, utilizzando come traguardo non raggiunto la speranza di vita, distinta per genere, al netto dei decessi per cause evitabili.

Una causa di morte viene detta "evitabile" quando si conoscono interventi capaci di ridurre il numero di decessi da essa provocati, con particolare riferimento all'età non avanzata. La mortalità evitabile si distingue in tre categorie, che si differenziano a seconda del tipo di intervento in grado di contrastare le varie cause. Nel dettaglio: la mortalità evitabile con interventi di prevenzione primaria (ad esempio il tumore al polmone attraverso la lotta al tabagismo), quella evitabile attraverso interventi di prevenzione secondaria (ad esempio il tumore al collo dell'utero attraverso la diffusione di screening per la diagnosi precoce) e quelli evitabili attraverso interventi di igiene e assistenza sanitaria (le gravi patologie cardiache che si giovano di tempestivi interventi di soccorso).

Per ciascuna USL l’Atlante ERA 2007 presenta una scheda con informazioni specifiche che vanno dai tassi standardizzati specifici per cause, ai giorni di vita persi per mortalità evitabile, ad indicatori di contesto demografico, quali l'indice di vecchiaia e la proporzione di persone al di sopra dei 74 anni.
L’Atlante contiene anche una classifica per USL, realizzata sulla base dell'indicatore dei giorni pro-capite persi per mortalità evitabile.

"La mortalità evitabile è un fenomeno molto complesso, che sarebbe semplicistico attribuire direttamente a meriti o carenze specifiche e immediatamente individuabili dei servizi sanitari - conclude la ricercatrice - tuttavia, indicazioni basate sull'evidenza scientifica possono efficacemente contribuire alla stesura dei Piani di Prevenzione".

Riguardo alla mortalità evitabile degli uomini tutte le regioni del nord del Paese hanno valori più elevati della media nazionale, ad eccezione della Liguria e, all'opposto, la Campania e la Sardegna sono le regioni meridionali con i valori più elevati.
Nella mortalità evitabile femminile, invece, si ha una situazione più articolata: tre delle quattro regioni del Centro Italia (Umbria, Marche, Toscana) hanno i valori più bassi, mentre il Lazio si segnala sopra la media nazionale; fra le regioni meridionali, in generale, con valori ridotti di mortalità evitabile, si notano le eccezioni di Sicilia e Campania.

Per consultare i dati analitici ed altre informazioni sulla mortalità evitabile: www.e-r-a.it

 
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