Suggerimenti per il perito che deve deporre davanti ai magistrati
Chi scrive ormai da anni offre assistenza alla magistratura inquirente, giudicante, ed alle parti su temi di specifico contenuto tecnico. Nel corso di questi decenni egli ha potuto non solo svolgere una attività peritale, ma anche osservare e valutare le deposizioni di altri periti, nel corso di attività giudiziarie.
L’esperienza maturata conferma che il pur elevato livello tecnico del perito, che deve deporre, non sempre si abbina ad una sufficiente capacità di trasferire le sue conoscenze ai soggetti destinatari.
Al proposito, ricordo un famoso detto del giornalista Indro Montanelli, che affermava: “Se io scrivo un articolo ed il mio lettore non mi capisce, la colpa è mia e non è sua!”.
Il primo passo per impostare una deposizione comprensibile consiste nell’immedesimarsi nella persona, cui la relazione è destinata. Un magistrato, per quanto competente, non è affatto detto che abbia le conoscenze necessarie, perfino a livello di espressioni tecniche, per comprendere appieno i vari aspetti della deposizione.
Ad esempio, per un esperto medico è del tutto normale parlare di “epatopatia”, mentre per una persona normale sarebbe assai più utile usare l’espressione “malattia del fegato.”.
È evidente che spesso i problemi tecnici sono estremamente complessi e non è certamente facile farli comprendere alle parti in causa, ma è proprio qui che si mette in evidenza la capacità del perito di farsi capire. Questa è la ragione per la quale spesso si consiglia di effettuare una prova preliminare, durante la quale il perito espone i risultati delle proprie valutazioni, indirizzandosi a una persona, ad esempio un avvocato di parte, od un magistrato inquirente, che ha una conoscenza relativamente limitata degli aspetti tecnici della deposizione. E qui si evidenza un problema, legato al giusto equilibrio tra l’accuratezza della deposizione e la comprensibilità della deposizione stessa.
È chiaro che l’accuratezza non deve mai essere sacrificata, ma è anche vero che una deposizione estremamente accurata, e del tutto incomprensibile alle parti, non raggiunge l’obiettivo per cui il perito è stato chiamata in causa e, come spesso accade, opportunamente remunerato. Questo è il motivo per cui, quando si deve scegliere un perito, specie su temi piuttosto complessi, non è sufficiente accertarsi delle sue specifiche conoscenze, ma occorre anche valutare la sua capacità di tradurre queste conoscenze in termini comprensibili.
Il suggerimento che mi permetto di offrire è quello di chiedere di leggere due o tre deposizioni, fatte da questo perito in altri contesti giudiziari, per vedere se il testo trascritto risulta sufficientemente comprensibile, anche a persone prive di specifiche conoscenze.
Lo stesso ragionamento vale in fase di scelta di un investigatore privato. Non è sufficiente accertarsi che egli abbia le competenze e le risorse appropriate, ma occorre anche accertarsi che, ove egli venga chiamato a deporre giudizio, la sua deposizione sia completa e comprensibile.
Ricordo una deposizione che mi colpì modo particolare.
Un esperto di serrature illustrava, in fase giudiziaria, le operazioni che aveva fatto per aprire una cassaforte e concludeva la sua deposizione con la seguente frase: “Ho aperto la cassaforte e tutti i presenti erano lì a guardarmi!”.
Al che il magistrato giudicante lo apostrofò con l’espressione: “Ma tutti i presenti erano dentro la cassaforte?”.
Adalberto Biasiotti
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