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Strumenti per riconoscere testi generati da IA: una necessità emergente?

Strumenti per riconoscere testi generati da IA: una necessità emergente?
Adalberto Biasiotti

Autore: Adalberto Biasiotti

Categoria: Security

04/12/2023

A che livello sono giunti gli strumenti che permettono di riconoscere un testo elaborato da un applicativo di intelligenza artificiale?

 

Sono ormai numerose le istituzioni scolastiche degli Stati Uniti che hanno cominciato ad inserire, nel codice etico degli allievi, la proibizione di utilizzare testi elaborati da applicativi di intelligenza artificiale, nei propri documenti scolastici. Ovviamente nulla impedisce agli allievi di sfruttare le potenzialità di questi applicativi, ma i testi elaborati non devono essere spacciati come testi elaborati dall’allievo stesso.

 

A questo punto si pone il problema di verificare se e come sia possibile rendersi conto del fatto che, in un testo presentato da un allievo, oppure in una offerta elaborata in risposta ad un capitolato di gara, siano presenti elementi elaborati da applicativi di intelligenza artificiale, soprattutto del tipo generativo, piuttosto che no.

 

Sono già disponibili alcuni applicativi, che affermano di riuscire a riconoscere testi elaborati dall’ intelligenza artificiale, ma le prove pratiche condotte portano ad una valutazione affatto negativa di questi applicativi.

 

Alcuni esperti hanno effettuato dei test, oltremodo interessanti, su questi applicativi, sottoponendo ad essi, ad esempio, testi scritti da William Shakespeare o il testo della dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti. È alquanto scoraggiante il fatto che entrambi questi test hanno portato i software di valutazione ad esprimere un giudizio negativo, circa fatto che testi siano stati scritti da una persona fisica.



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Durante i test, è stato inoltre possibile appurare che spesso è sufficiente introdurre delle lievi varianti al testo, perché l’applicativo non sia più in grado di capire se esso è stato generato dall’intelligenza artificiale o da un allievo.

 

D’altro canto, impedire gli allievi di utilizzare applicativi di intelligenza artificiale può rappresentare un passo con riflessi assai negativi. Se infatti un allievo è in grado di interagire correttamente con questi applicativi, può avere a disposizione informazioni importanti, afferenti all’attività studentesca che sta svolgendo.

 

Come al solito, non è facile trovare un punto di equilibrio tra i pregi e difetti delle due soluzioni.

 

Pertanto, almeno allo stato attuale di questi applicativi, chi scrive ritiene che l’approccio più corretto sia quello di chiedere una formale dichiarazione, basata sul rispetto di un codice d’onore, circa il fatto che l’allievo può utilizzare applicativi di intelligenza artificiale come strumenti per arricchire la propria ricerca, ma che i testi così ottenuti non possano essere direttamente inseriti del testo finale elaborato.

 

 

Adalberto Biasiotti



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