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Qualche esempio di acume investigativo

Qualche esempio di acume investigativo
Adalberto Biasiotti

Autore: Adalberto Biasiotti

Categoria: Security

23/05/2016

Ogni tanto sui quotidiani affiorano notizie oltremodo stuzzicanti, che mettono in evidenza come alcuni investigatori siano dotati di particolare acume, che li aiuta nell’individuare ed arrestare i malviventi. Di Adalberto Biasiotti.

 
 
Cominciamo a parlare di pizze.
I lettori sanno che il terrorista che è fuggito dopo l’attacco a Parigi, Salah Abdeslam, si era rifugiato nell’abitazione di un amico, a Bruxelles.
La polizia, tenendo sotto controllo questa abitazione, i cui gli occupanti erano sospetti per vari motivi, si convinse che all’interno dell’appartamento vi era un numero di persone decisamente superiore a quello inizialmente ipotizzato. Più volte una donna, che abitava in quest’appartamento, ebbe ad ordinare parecchie pizze, in un numero spropositato rispetto al numero degli occupanti. La notizia, trasmessa agli investigatori, fece sì che si organizzasse una intrusione, con esito positivo.
Un altro evento similare si è verificato in America, dopo che il celebre narcotrafficante el Chapo Guzman, era fuggito in modo rocambolesco dalla prigione, laddove i suoi complici avevano scavato una galleria sotterranea lunga 200 metri, che poteva  essere percorsa con una motocicletta modificata.
Anche in questo caso, la polizia teneva sotto controllo una area, nella quale si riteneva si fosse rifugiato il narcotrafficante. Quando gli investigatori poterono appurare che un centro di consegna di pizze a domicilio stava consegnando delle quantità di cibo decisamente superiori a quelle consegnate in passato, gli investigatori poterono restringere l’area sotto indagine e arrestare nuovamente il fuggitivo.
 


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Qualche mese fa, una situazione significativa si è verificata in un quartiere di una cittadina campana. Gli investigatori erano convinti che in questo quartiere fossero ospitati dei latitanti, che avevano creato dei rifugi sotterranei. Per individuarli, gli investigatori chiesero alla società elettrica di sezionare l’alimentazione dell’intero quartiere, mettendo così in difficoltà i latitanti, per la indisponibilità di impianti di refrigerazione e trattamento dell’aria; essi furono obbligati a venire allo scoperto e prontamente individuati dalle forze dell’ordine.
 
Ma non sempre le cose vanno così bene.
Ormai i lettori sanno che l’area di Moolenbek, sempre a Bruxelles, è un potenziale nido di molti terroristi. La polizia francese e quella belga, lavorando di conserva sin da novembre 2015, avevano messo sotto controllo un appartamento,  dove un sospetto terrorista avrebbe potuto trovare rifugio.
Tuttavia l’appartamento risultava vuoto, perché le bollette dell’energia elettrica non erano state pagate da mesi e quindi si riteneva l’appartamento disabitato.
Quando si decise di fare un’intrusione, per acquisire possibili tracce lasciate sul posto dai terroristi, la squadra di sei persone, incaricata dell’attacco, non si attendeva alcuna resistenza e non aveva predisposto  neppure delle forze speciali di supporto. La polizia si trovò sotto il fuoco di un Kalashnikov  e quattro poliziotti sono stati feriti, inclusa una donna poliziotto francese. Le forze di polizia reagirono, purtroppo tardivamente, ma furono in grado di inseguire i malviventi sui tetti delle abitazioni; un terrorista viene ucciso, ma due riuscirono a fuggire.
Successive indagini permisero di appurare che l’energia elettrica era stata portata all’interno dell’appartamento, consentendo quindi condizioni di vivibilità, grazie alla derivazione abusiva su un contatore vicino.
Purtroppo non tutte le ciambelle riescono col buco.
 
Adalberto Biasiotti
 


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